C’era quellultima manovra in atto, con cui la nuova Giunta sarebbe finalmente stata appiattita nella sua interezza: ma emarginare Angela Marcianò, donna trasparente, capace, di pochi selfie e tanta sostanza, non è riuscito al Sindaco che si vedeva già da tempo pericolare il ruolo di primadonna. Colto così, con le mani nel sacco, esorcizza ora il tentato ostracismo come una fantasia da giornalisti. Fatela lavorare recita infatti, con quella solennità in grado di strappare più di un sorriso: in realtà, per non essere riuscito nel precedente intento, gli è toccato poi piazzare il carico da undici; altre deleghe all’assessore, con la duplice valenza di zavorre atte ad impedire agilità indesiderate.
Ed a proposito di zavorre, il sindaco introduce la presentazione con quattro belle metafore a sproposito, tanto per chiarire concetti che non sembrano trovare corrispondenza sul piano della realtà. Se ne riporta una su tutte, ad uso prettamente umoristico: Il sindaco si compiace della propria politica, che raffigura a Palazzo San Giorgio come larmonia di una “sinfonia d’orchestra” nel brusio di sottofondo: l’opposizione. Insomma, tutto ciò che sta attorno al Sindaco è rumore indistinto. Il ché la dice tutta sulla prosopopea seguente, dove il Nostro invita tutti a ripetere come un mantra, quel dialogo dialogo dialogo che l’introverso piccolo Lord (qualche giorno fa è stato dato per disperso con tanto di annuncio sui muri a firma Casa Pound) non ha mai saputo sostenere, rendendo molto lontano la sua politica dall’essere umanizzata e vicina ai territori come professa nei suoi monologhi.
A far luce nellantinferno degli ignavi e nel girone infernale dei barattieri che più volte hanno cercato di isolarla, rimane solo unangelica Marcianò . La quale, benignamente dumiltà vestuta, parla di lavoro disquadra, glissa sugli sgambetti politici recenti, guarda al futuro, si commuove al consenso personale di cui gode in città e persino nella minoranza consiliare (FdI, lha proposta come valido punto di riferimento per i reggini di buona volontà). Vuole concentrarsi sui propri risultati. Come ogni buon amministratore dovrebbe fare.
A differenza del Sindaco, che si appropria delle perle di Scopelliti, cioè la città Metropolitana, frutto della personale battaglia dellex-governatore (condannatorecentemente per non aver saputo riconoscere le leggerezze della Fallara sulla gestione delle casse comunali, com’era suo compito) ed i finanziamenti che per sua stessa ammissione sono conseguenza diretta di quellunico, primo risultato: i PON metro, i Patti per il Sud, il Decreto Reggio.
Veniamo poi alle nomine degli assessori, elencate dettagliatamente in questo primo articolo. La prima osservazione è che il rimpasto è stato un deludente gioco di prestidigitazione, che ha restituito le stesse carte di prima. Come tutti avevano pressoché immediatamente realizzato, lo scopo del rimpasto era dunque soltanto raschiare qualche voto al referendum, mostrando di voler fare ammenda dell inutilità di questi due anni di amministrazione. Ci si chiede altrimenti, come possano quegli assessori, il cui operato è stato giudicato fallimentare dallo stesso Sindaco solo un mese fa, risultare validi oggi, semplicemente con un cambio di deleghe. Nemmeno ai provini calcistici di terza categoria, avrebbe senso ripescare giocatori coi piedi storti. Risalta comunque ulteriormente, in questa selezione, linesperienza della dirigenza.
Eccetto per luscita di una tutto sommato valida Patrizia Nardi alla Cultura, andrebbe anche bene la sostituzione delle altre quote rosa (Neto e Quattrone) se non si considerasse che le new entry sembrano ancor meno capaci : Anna Nucera , Irene Calabrò, Lucia Anita Nucera, assecondano mere logiche di compiacimento dei partiti (SEL, PSI, PD). La prospettiva è quella di cementare le fratture della sinistra dopo l’ultimo referendum, secondo un piano nazionale in corso, di cui Renzi è ancora il deus ex machina, che opera dietro le quinte in vista delle prossime elezioni.
Sotto, l’assessore Angela Marcianò.