Le perniciose lacrime di coccodrillo che promanano in questi giorni dalla sinistra italiana e da tutto l’establishment che fa capo a quel carrozzone mediatico orientato e partigiano, si rivelano cartina di tornasole di una ormai perduta identit , quella identit che muoveva battaglie per la democrazia e che oggi si smarrisce tra giustizialismo di convenienza e garantismo d’opportunit .
Una sinistra che ha perso ogni filamento di codice genetico per consegnare il dibattito allo scontro, il rispetto alla demonizzazione, delegittimando l’arte nobile della politica ed il suo indefettibile ruolo, abbattuto da colpi sotto la cintura in una societ che non si riconosce pi nei modi e nei limiti.
L’Istituto della Giustizia utilizzato a comodo: ieri idolatrato, oggi accusato di fascismo da alcune dichiarazioni da brividi che sono uscite dalle tastiere trasudanti odio ideologico capace di travolgere tutto, persino ci che il giorno prima era stato difeso come ultimo presidio di civilt .
Una rabbia che non consente loro di reprimere istinti antidemocratici, il pi delle volte addebitati all’avversario, in un sistema perverso che lascia susseguire rantoli di antifascismo e accuse di antisemitismo sparse qua e l a all’occorrenza.
E poi un giorno cambia colore il cielo dell’accusa e Tweets indecenti di signorotti influenti parlano di regime e lanciano strali di fascismo verso la stessa Istituzione che diventa intoccabile e attaccabile a convenienza e che invece andrebbe rispettata a prescindere. Giustizialisti e garantisti si sfidano in scene surreali, ignorando che giustizia e garanzia sono due facce della stessa moneta, sulla quale c? scritto che chi sbaglia paga, ma secondo regole di diritto.
Ergo, non pu esserci giustizia senza garanzie che non sfoci in despotismi e non pu esistere garanzia senza che la giustizia trionfi.
La verit che l’Italia un Paese profondamente malato che ha prestato il fianco alla irresponsabilit di molti protagonisti della scena politica, del mondo del giornalismo e degli opinionisti dell’ultima curva, pronti a calpestare ogni regola deontologica e comportamentale, privando di significato contenuti e aspetti valoriali e riducendo a macelleria dialettica il fervore intellettuale e la grande capacit di confronto che affonda le radici nel glorioso passato italico, di cui oggi si persa ogni traccia nell’indifferenza dell’opinione pubblica e della intellettualit , un tempo inflessibile accademia a tutela dei principi fondanti di una societ civilizzata.
Recuperare il buon senso dovrebbe essere l?obiettivo di chi ha a cuore le sorti di una comunit disumanizzata, i cui individui sono ridotti a target non pensanti e che invece deve ritrovare i principi cardine di un Ordinamento che possiede gi nel suo apparato normativo i canoni utili a farlo funzionare.
Basterrebbe solo rispettarli e farli rispettare… a dovere.
Ernesto Siclari
Commissario Provinciale MNS