26 Novembre 2018, ARGHILLA’, REGGIO CALABRIA “Vorrei riabbracciarlo prima possibile, oggi”. La commozione di un padre inevitabile, nel giorno della laurea del figlio. Le lacrime sono dentro, maltrattenute ma scuotono la voce; “ un ragazzo serio” “e lo sta dimostrando in questa situazione cos dura”.
A.V., queste le iniziali del ventiquattrenne, detenuto da tre anni nella Casa Circondariale di Arghill in attesa di giudizio ed il primo a conseguire il titolo di studio in questo istituto penitenziario. Oggi si laurea in Scienze Infermieristiche e questo risultato non dev’essere stato facile all’interno di un carcere; certamente, ha giovato la determinazione ed il carattere, che i genitori si affrettano a sottolineare, ringraziando poi le istituzioni, la Polizia Penitenziaria, l’Universit di Messina, i docenti, le associazioni che hanno fatto la loro parte.
Un giorno di gioia anche per la madre, ma non troppo – si capisce, perch la situazione quella che – ma c’ un proposito ed un risultato che lasciano ben sperare per il loro ragazzo, dopo che avr finito di scontare i duri giorni del carcere. A.V. non stato certo abbandonato a se stesso in questa tappa di un percorso che, si spera, lo porter al reinserimento sociale.
Lo hanno sostenuto in questo cammino, tra gli altri, l’associazione “San Camillo”, onlus che opera in vari ambiti sociali per la tutela di soggetti svantaggiati. Soddisfatta Tiziana Iaria, la presidentessa dell’associazione, e Giuseppe Puntillo, che con Aziende Italia ha partecipato al progetto. Trai protagonisti di questo risultato, la dottoressa Maria Carmela Longo, che ha collaborato come tutor alla formazione del giovane “il risultato stato veramente brillante, nonostante le numerose difficolt , ed stato possibile grazie alla collaborazione tra le parti”.
Esprime soddisfazione anche l’avv.Agostino Siviglia, Garante dei detenuti a Reggio Calabria. “la cultura uno dei diritti fondamentali che devono essere garantiti all’interno del carcere, quindi sono molto lieto di condividere questo momento importante per un giovane detenuto”. Olltretutto – osserva Siviglia – il corso di laurea scelto dal detenuto, quello in Scienze infermieristiche, si occupa del dolore dei pazienti, e ci “ importante in un’ottica di rivisitazione critica del proprio vissuto”.
L’istruzione. Questo strumento pu forse fare la differenza per accorciare il gap tra i cittadini normali ed i detenuti, che partono con uno svantaggio temporale e sociale. Un risultato, anche simbolicamente, importante in una terra che penalizza in partenza i giovani, anche quelli che hanno la fedina pulita, ed a maggior ragione si presenta ostile a chi proviene da trascorsi penali. Chi sceglie di studiare, manifesta l’intenzione di imboccare una strada precisa, quella che virtualmente dovrebbe condurre finalmente fuori dalle barriere, quelle del carcere, della societ , del pregiudizio, del passato e dei propri errori. E’ quanto di meglio possiamo augurarci per il futuro di questi ragazzi. E per il nostro.