Pennsylvania, USA: ad un comizio di Donald Trump colpi d’arma da fuoco tra la folla impaurita, il killer freddato dalla Polizia, Trump ferito ad un orecchio, sanguinante, subito soccorso dal personale di scorta, alza il pugno al cielo sotto la bandiera a stelle e strisce.
Una tragica analogia con la fine di John Kennedy, nell’identico contesto del conflitto dell’imbarazzante guerra del Vietnam con annessi interessi legati alla vendita di armi: l’immediata eliminazione del supposto attentatore Henry Osword, su cui gravavano notizie di turbe psichiche ma anche troppo chiare evidenze di simpatie Marxiste; dalla ricostruzione eseguita a Dallas, emerse una nuova pista che grossolanamente conduceva alla mafia, visto che pare che i colpi che attinsero Kennedy fossero partiti da nostro vecchio fucile modello 91, che già all’ epoca era vecchio di quasi settant’anni, e sarebbe stato, anche per le difficoltà di montare un’ottica adeguata allo scopo ma anche per l’ampia scelta di armi più precise e moderne, davvero l’ultima scelta operata da un professionista del settore; grossolano tentativo di depistaggio, completo di immediata eliminazione del colpevole, ammazzato impunemente praticamente tra le braccia della Polizia.
Non si può escludere, nel caso di Trump, l’azione di uno squilibrato o di una scheggia impazzita partita
” motu proprio” saranno le perizie balistiche e l’identità del killer a dare un primo start alle attività di indagine.
Una cosa è certa: se ci saranno altri tentativi allora si avrà ragione di credere che dietro quegli spari si muova la ” mano nera” di intricati interessi politici.
F.P