Un’analisi storica scevra da posizioni personali, da un risultato matematicamente asciutto e preciso: dopo avere speso miliardi di dollari e di vite umane nei due conflitti mondiali e avere contribuito (piano Marshall docet) alla ricostruzione civile industriale di un paese ex nemico, essere diventato il mercato di elezione per le sue importazioni di beni di lusso (moda, alimentari, automobili) in riferimento al nostro paese, avere assicurato con una presenza militare il rispetto dei patti atlantici mai annichilendo ma anzi stimolando le capacità e l’impegno militare italiano in difesa dei suoi stessi interessi, si vede ora applicare in nome e per conto di un’entità politica che ha assorbito la sovranità (vorrebbe dirsi solo finanziaria italiana, con lo scippo operato dall’euro), addirittura dei dazi spropositati per le sue importazioni in Europa, mentre quest’ultima si irrita se altrettante misure economiche sono poste nei suoi confronti!
Ma non finisce qui: la Francia, che custodisce al Louvre tra le tante opere d’arte razziate in Italia, la stessa Gioconda, opera del genio immortale di Leonardo, ha faccia, dopo l’enorme sforzo militare americano dello sbarco in Normandia il cui costo solo in vite umane può essere spiegato per sommi capi solo guardando “Salvate il soldato Ryan”, di chiedere che cosa? Addirittura la restituzione della Statua della Libertà!
E dice poco il Presidente Trump parlando solo del secondo conflitto mondiale: l’impegno americano nella prima guerra mondiale fu essenziale e risolutivo come, parlando di un grande Hemingway, può assumersi dal suo splendido “addio alle armi” sul fronte italiano gli USA fecero pesare in nostro favore un decisivo aiuto sotto forma di medicinali e coraggioso personale sanitario (così da contribuire a salvare migliaia di vite umane, amiche e nemiche). Su quello francese, citeremo solo la battaglia che si svolse in una foresta francese, in cui gli Austro tedeschi si erano tenacemente asserragliati e ne furono stanati solo dai furiosi assalti dei Marines che in quell’occasione si guadagnarono l’appellativo di “Teufelhound”, ovvero “Cani del diavolo”, che conservano ancora oggi.
Francesco Perri