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La terribile tragedia di Brancaleone scuote tutti; ma si vorrebbe forse dire a quella madre – la quale, se sopravviverà, avrà probabilmente momenti peggiori della stessa morte – che la perdita dei suoi bambini sia stata altro che un incidente? O illudere noi stessi che si possano mettere recinti dappertutto, attorno ai pericoli della vita, attorno alle strade, al mare, ai burroni? Non si può fare molto, anche se il possibile si deve fare.
La ferrovia jonica è arretrata, ma dappertutto, nel mondo, i binari tra le stazioni corrono scoperti nei tratti (almeno non ufficialmente) pedonabili. Così come per le strade in città: non ci sono recinzioni, ma gli adulti sorvegliano i bambini che non comprendono il pericolo delle macchine; si dice: “dammi la mano”; ma in qualche caso, per puro errore umano, non si fa in tempo a prevederne i passi. E questo è uno di questi, tragici casi.
Cosa si può fare? Nella mente di un cristiano c’è la preghiera che la madre possa rivedere i suoi figli, un giorno. Cosa altro, rispetto alla fede in Gesù Cristo, potrebbe dare consolazione in un cammino, lungo il quale ci si scontra col disastro peggiore possibile, la perdita degli affetti? La sola considerazione del lutto di questa famiglia mette i brividi. E certo, esprimere vicinanza in questi casi è un bisogno, forse anche del ministro Toninelli. Qualcosa, poco, si può fare. Cercare di migliorare la sicurezza in prossimità delle spiagge frequentate è un obbligo, ma la Calabria ha 600km di coste praticamente tutte balneabili e percorse da ferrovie. Quindi promettere di trovare soluzioni al ripetersi di episodi come questo, per me, sarebbe la specie di reato politico più frequente e crudele: la menzogna.
La Redazione di questo giornale, esprime vicinanza ai parenti delle vittime. Ma più che cordoglio, servono preghiere e più che promesse false, verità.