Questa sera la Ugly Films presenta il film-documentario “Medma non si piega”, la storia di Valarioti”, il primo omicidio politico-mafioso in Calabria a Trame Festival, Lamezia Terme
Alla prima prova degli esami di maturità è stata proposta una traccia sulla lettera appello ai ragazzi e alle ragazze di Palermo: “I giovani, la mia speranza” del giudice Paolo Borsellino, ucciso da cosa nostra. La Ugly Films coglie l’occasione per ricordare l’impegno di un insegnante calabrese al fianco dei giovani di Rosarno e Piana di Gioia Tauro, a cui, a metà degli anni ’70 dava lezioni di filosofia e materie umanistiche. Anche ai figli provenienti da famiglie complicate del territorio. Peppe Valarioti, sindacalista al fianco dei disoccupati, segretario del PCI di Rosarno e consigliere comunale, aveva iniziato a svolgere qualche supplenza, ma la ‘ndrangheta lo ha ucciso prima che potesse fare il concorso a cattedra e coronare il suo sogno di lavorare a scuola, a tu per tu con i ragazzi.
Noi vogliamo riportare qui un estratto dalle lezioni private di filosofia “contro le ingiustizie” che dava a Bruno Caridi, all’epoca suo giovane allievo.
Gli audio di queste lezioni, che ci ha concesso lo stesso Caridi, sono parte integrante di “Medma non si piega”, il film-documentario su Peppe Valarioti, scritto e diretto da Gianluca Palma, in collaborazione con Giulia Zanfino e Mauro Nigro, con le musiche di Daniele Sorrentino, Hacienda D, sul il primo omicidio politico-mafioso in Calabria, che presenteremo questa sera a Trame Festival, Lamezia Terme, alle ore 22, nel cortile di Palazzo Nicotera. Il docufilm vede il supporto dell’Anpi comitato provinciale di Reggio Calabria, come produttore associato ed è sostenuto da Fondazione Carical.
Di seguito l’estratto da una lezione di filosofia di Peppe Valarioti a Bruno Caridi.
“Ora, per quanto riguarda il bene, noi del bene possiamo avere un’opinione, cioè è opinione del bene quando io definisco il mio bene personale, cioè quando io ritengo il mio utile, non tanto il mio bene, al contrario di quanto ha sostenuto Protagora. Ora, se invece io ho dentro di me il concetto di bene, ora questo concetto, siccome è universale il bene, cioè il concetto, siccome il concetto è universale, quando ho dentro di me il concetto di bene, vuol dire che il bene per me, deve essere bene anche per gli altri, per tutti praticamente.
E conoscere il bene, per Socrate, è anche praticabile. Cioè è assurdo pensare che io conosco il bene e non lo metto in pratica. Cioè è assurdo pensare che io so quello che per me è bene e lo è anche per gli altri e, allo stesso tempo, che io non cerco di realizzare questo bene.
E allora si pone il problema. Com’è che ci sono alcune persone che non seguono il bene e fanno il male? Socrate risponde, quelle persone probabilmente non conoscono il bene, esternamente dicono di conoscerlo, esternamente dicono di conoscerlo, però non hanno l’esatto concetto di bene. Per loro il bene non è una scienza, quindi non hanno il concetto esatto di bene, non lo possiedono, ma possiedono soltanto l’opinione di bene.
Quindi, diceva Socrate, il momento principale per la elevazione morale degli individui, è istruirli. Questo è quello che noi definiamo l’intellettualismo etico di Socrate. Cioè la condizione che soltanto un istruito, chi conosce, chi sa, può praticare il bene. E poi il bene, diceva Socrate, coincide con la felicità, per quale motivo? Perché fare il bene, per Socrate, vuol dire aver realizzato l’aspirazione di ogni individuo. Quel motivo per cui l’individuo è stato formato, esiste e agisce sulla terra. E già la consapevolezza di aver fatto il bene o di aver tentato di fare il bene, produce dentro di noi uno stato di felicità. Quindi il bene è felicità, è chiaro Bruno?”.
Ugly Films – produzioni cinematografiche
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