Un’inchiesta della Guardia di Finanza di Catanzaro ha portato alla luce un presunto sistema di corruzione che coinvolge politici, dirigenti regionali e professionisti in Calabria. Tra i protagonisti emergono l’ex presidente della Regione, Mario Oliverio, e il dirigente regionale Domenico Maria Pallaria, entrambi accusati di aver beneficiato dell’intervento di un giudice influente per risolvere questioni giudiziarie personali.
Il contesto dell’inchiesta
Nel febbraio 2025, la Procura di Catanzaro ha concluso le indagini preliminari su un presunto sistema di corruzione, peculato, truffa e falsità ideologica, che avrebbe coinvolto 31 persone tra esponenti politici, dirigenti regionali e imprenditori. Tra gli indagati figurano Mario Oliverio, ex governatore della Calabria, e Domenico Maria Pallaria, attuale direttore generale del Dipartimento regionale Politiche della Montagna e Forestazione
“Non risulta nulla, ti aggiorno io”
Il 13 gennaio 2019, Domenico Maria Pallaria, dirigente regionale, preoccupato per possibili indagini a suo carico, si sarebbe rivolto a un magistrato influente, incontrandolo nella sua residenza romana. L’obiettivo era ottenere informazioni su eventuali inchieste in corso. Il giudice avrebbe rassicurato Pallaria, comunicandogli tramite un intermediario che al momento non risultava nulla e che lo avrebbe tenuto aggiornato. Secondo la Guardia di Finanza, questa conversazione evidenzierebbe l’esistenza di canali confidenziali utilizzati da Pallaria per ottenere informazioni riservate su procedimenti giudiziari.
Viaggio a Roma per “sbloccare” il caso Oliverio
In un’altra circostanza, Pallaria avrebbe chiesto l’intervento del magistrato a favore dell’allora presidente della Regione Calabria, Mario Oliverio, sottoposto all’obbligo di dimora nell’ambito dell’inchiesta “Lande desolate”. Il 30 gennaio 2019, Pallaria si sarebbe recato a Reggio Calabria per incontrare Oliverio, il quale gli avrebbe comunicato l’intenzione di presentare ricorso in Cassazione contro la misura cautelare. Pallaria si sarebbe quindi offerto di intercedere presso il magistrato: “domani mattina… vado subito”, avrebbe affermato, pianificando un viaggio a Roma per discutere della questione.
Incontro con il giudice e cellulare spento
Il 31 gennaio 2019, Pallaria si sarebbe effettivamente recato a Roma per incontrare il magistrato. Durante l’incontro, avrebbe spento il cellulare, impedendo così eventuali intercettazioni da parte delle autorità. Secondo gli investigatori, questo comportamento denoterebbe una particolare cautela da parte di Pallaria, volta a eludere possibili attività di indagine. L’incontro avrebbe avuto come unico scopo quello di sollecitare l’intervento del giudice in Cassazione per ottenere una pronuncia favorevole a Oliverio. Due mesi dopo, a marzo 2019, la Corte di Cassazione ha effettivamente revocato la misura cautelare nei confronti di Oliverio.
Questi episodi, se confermati, delineerebbero un quadro preoccupante di commistione tra potere politico e giudiziario, sollevando interrogativi sull’integrità e l’imparzialità delle istituzioni coinvolte.