Dal 1922 ad oggi, l’8 marzo si celebra la Giornata internazionale dei diritti della donna per ricordare sia le conquiste sociali, economiche e politiche, sia le discriminazioni e le violenze di cui le donne sono state e sono ancora oggetto in molte parti del mondo.
Sebbene nell’accezione comune sia chiamata Festa della donna, sarebbe più corretto definirla “Giornata internazionale della donna”: poiché, è importante puntualizzare che la motivazione non sia la “festa” bensì la riflessione, il ricordo di tutte le tribolazioni, le infamie e le discriminazioni perpetrate nel corso dei secoli nei confronti del “sesso debole” e, la consapevolezza che la donna non è mai stata, né mai sarà, un essere inferiore, ma una creatura meritevole di rispetto, attenzioni, diritti e doveri al pari dell’uomo.
Eppure, è proprio nella giornata in cui si dovrebbe celebrare la donna in quanto portatrice di virtù, valori, beni e conoscenze che, in una società, sempre più informatizzata ma informata male, si assiste alla errata stereotipizzazione della classica “donna cristiana”, come di una figura sottomessa al marito / uomo, priva di libertà, di parola e di pensiero.
A questo proposito, si ritiene necessario sdoganare il falso mito della “donna cristiana-schiava“, in quanto esso stesso non trova alcun fondamento biblico e dove, anzi, a più riprese, vengono condannate tutte le forme di violenza, gelosia e possessione a tutela delle donne citate nella Bibbia stessa.
Il Signore Gesù Cristo, elogia la donna stigmatizzando con forza che essa non si distingue per la grazia, per la bellezza, per i vestiti che indossa o per i gioielli di cui si adorna, bensì per le sue virtù e la sua sapienza, per la sua forza e la sua fede, per la sua instancabilità e per il suo coraggio.
“Forza e dignità sono il suo manto, e lei non teme l’avvenire. Apre la bocca con saggezza, e ha sulla lingua insegnamenti di bontà. Sorveglia l’andamento della sua casa, e non mangia il pane di pigrizia. I suoi figli si alzano e la proclamano beata, e suo marito la loda, dicendo: «Molte donne si sono comportate da virtuose, ma tu le superi tutte!» La grazia è ingannevole e la bellezza è cosa vana; ma la donna che teme il Signore è quella che sarà lodata. Datele del frutto delle sue mani, e le opere sue la lodino alle porte della città.”
Proverbi 31:25-31
Pertanto la “donna cristiana” non è da considerare una figura di secondaria importanza rispetto all’uomo, anzi, il Signore stesso ne tesse le lodi come di una creatura saggia, un aiuto convenevole e un pilastro della società: nondimeno, nelle lettere dell’Apostolo Paolo, l’uomo è chiamato ad amare la donna come Cristo ha amato la Chiesa, ovvero dando tutta la sua vita per lei.
La donna pertanto è un elemento essenziale, non solo per ciò che quotidianamente ed instancabilmente si adopera a fare nella gestione della casa, della famiglia e dei figli, ma anche e soprattutto per l’apporto che essa può garantire al sistema lavorativo: dunque è buono, se non quasi indispensabile, che metta a disposizione le proprie capacità e peculiarità (di cui talvolta solo lei ne è capace) per il bene collettivo societario.
S.M.