REGGIO – Adisco Calabria e Le Muse insieme per 4 giorni per La Giornata della vita

Adisco Calabria (Associazione donatrici sangue cordone ombelicale) ha ripreso le sue attività programmatiche, organizzative e culturali con una grande ripartenza che ha coinvolto il consiglio direttivo e il mondo scientifico calabrese.

Il presidente regionale Giuseppe Livoti promuove questo nuovo corso, una ripartenza all’insegna di una storia costruita nel tempo 20 anni dalla presidente onoraria Franca Arena Tuccio, pioniera nella nostra regione dell’associazionismo associativo. Le direttive nazionali Adisco ricorda Livoti, le abbiamo promosse in occasione dell’ultimo incontro nel mese di luglio in occasione dell’inaugurazione dell’aiuola Adisco presso il Cortile delle Muse da S.E.R. mons. Fortunato Morrone Arcivescovo Metropolita di Reggio Calabria-Bova con la scultura dell’artista e scultore Cosimo Allera “Trasformazioni” in acciaio sagomato ed inciso, che rappresenta una figura stilizzata e strigilata di un cordone ombelicale costituito da tre vasi ombelicali (una vena e due arterie), che come si sa ha la funzione di permettere lo scambio di sangue tra la madre e il feto durante la gravidanza. Il cordone ombelicale collega infatti il circolo sanguigno del bambino, alla placenta, ossia l’organo che permette il passaggio dal sangue materno a quello fetale dell’ossigeno e delle sostanze necessarie alla crescita e allo sviluppo del feto. Culmina in alto una sfera in ottone, interattiva poiché lo spettatore può animarla mettendola in movimento elemento che simbolicamente rende l’universalità del senso della donazione oggi più che mai utile e necessaria. Nei giorni scorsi invece si è tenuta l’assemblea dei soci che insieme al direttivo ha stabilito le iniziative della Giornata nazionale che ricorda la data del primo trapianto con cellule staminali da sangue del cordone ombelicale sul paziente Matthew Farrow, affetto da anemia di Fanconi ma che vede i soci di Adisco Calabria impegnati per ben tre giorni giovedi 28, venerdi 29, sabato 30 novembre alla promozione di una pianta come il ciclamino per raccogliere fondi per le proprie attività associative presso lo storico Palazzo Pizzarello dalle ore 17 alle ore 20.

In tempi di crisi è difficile promuovere borse di studio per ostetriche o attività di volontariato, ma continua Livoti cerchiamo di autogestirci seguendo le indicazioni nazionali del direttivo e del nostro presidente dott. Giuseppe Garrisi.

In questi decenni, nel mondo sono stati effettuati oltre 35mila trapianti con l’utilizzo di cellule staminali cordonali, per trattare oltre 80 tipologie differenti di patologie, tra cui leucemie, linfomi, talassemia ed anemia. Attualmente, inoltre, sono in corso diversi trial clinici per migliorare sempre più le tecniche nei trapianti e per sviluppare nuove applicazioni terapeutiche come il gel piastrinico, il collirio per la sindrome Des e le trasfusioni di globuli rossi ai neonati prematuri. I componenti del consiglio direttivo la vicepresidente Daniela Privitera, la segretaria Elisa Mottola, la tesoriera Giulia Tramontano, il comitato scientifico composto da Antonella Pontari, Paola Infortuna, Elisa Mottola e  le consigliere Angela Iaria e Rosaria Livoti stanno lavorando per questi tre giorni che culmineranno con un convegno domenica 1 dicembre alle ore 18 presso la Sala D’arte Le Muse di via San Giuseppe 19 come momento di chiusura delle attività per la Giornata della vita. Titolo della manifestazione “Adisco e le frontiere della ricerca: la donazione del sangue del cordone ombelicale. Dopo i saluti di Giuseppe Livoti – presidente regionale Adisco Calabria e Ass. Le Muse e di Franca Arena Tuccio – fondatrice e presidente onoraria Adisco Calabria ci sarà l’introduzione di Elisa Mottola psicologa – segretaria Adisco Calabria e delegata Muse Ricerca psico- medico – scientifica mentre la conversazione sarà con Isabella Mondello – direttore dell’Unità Operativa Complessa di Neonatologia e Terapia intensiva neonatale del Grande Ospedale Metropolitano e

Giulia Pucci – Direttore Medico Unità Operativa Semplice Dipartimentale – Banca del sangue cordonale. Partecipa il Coro delle Muse diretto dai Maestri Enza e Marina Cuzzola con l’accompagnamento al pianoforte del maestro Mary Ardissone. Un momento particolare sarà

REGGIO – Emanuele Filiberto di Savoia incanta il Premio Muse 2025

S. A Emanuele Filiberto di Savoia nella città di Reggio Calabria per tutta una serie di eventi promossi e coordinati dal Delegato Gran Magistrale per la Calabria degli Ordini Dinastici della Real Casa di Savoia, nob. Avv. Domenico Lupis.

Questa l’occasione per la consegna del secondo Premio Muse versione 2025 di questo Venticinquennale, che sabato scorso 23 novembre ha visto una gremitissima Sala d’Arte Le Muse ricca di presenze importanti a livello regionale e di autorità dell’area dello Stretto tra amministratori e rappresentanti della società civile.

Un premio programmato già da tanto tempo ha ribadito in apertura di serata, emozionato e commosso il presidente Muse prof. Giuseppe Livoti: oggi è una data storica per noi poiché, in questa occasione ed in questo contesto la sua ufficiale consegna. S.A.R. il principe Emanuele Filiberto di Savoia Principe di Piemonte e Principe di Venezia, XXVII Duca di Savoia, XXIX Gran Maestro dell’Ordine Supremo della Santissima Annunziata, XVIII Gran Maestro dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro e VII Gran Maestro dell’Ordine Civile di Savoia riceverà qui nella nostra sede,  un premio assegnato per le continue attenzioni che il principe ha nei confronti degli “ultimi e di coloro che vivono in difficoltà” creando eventi di beneficenza ed anche per il suo legame storico con la città di Reggio Calabria.

Questa la motivazione: a S. A. R. il  Principe Emanuele Filiberto di Savoia per il Suo impegno e il Suo legame storico con la città di Reggio Calabria così come testimoniato dal monumento posto sul Molo di Porto Salvo, luogo dove il Re Vittorio Emanuele III era sbarcato toccando, per la prima volta, il suolo nazionale da Sovrano, dopo l’assassinio del padre S. M. Umberto I il 31 luglio 1900. Personalità versatile, in questi anni ha promosso importanti progetti internazionali e nazionali, apportando, in alcuni contesti locali, un contributo di aiuto anche a sostegno di coloro che vivono quotidianamente la condizione di disabilità. Assistenze concrete che aiutano e promuovono, tramite il costante apporto di S.A.R., progetti di integrazione sociale, umana risvegliando le coscienze nel contemporaneo.  Un evento scandito anche da brevi, raffinati ed intensi momenti musicali a cura del Conservatorio “Francesco Cilea” di Rc con la presenza del maestro Cecilia Popa Mare violinista.

Realizzati per questa occasione importanti oggetti d’ arte consegnati ad Emanuele Filiberto di Savoia dai soci Muse: due ritratti con la tecnica ad olio ed a acquarello dalle note artiste Tina Nicolò e Cristina Benedetto che ne hanno colto la regalità e una raffigurazione vera ed autentica del viso ed alcune cartoline d’epoca restaurate dalla fotografa Dafne Nocito. Per il principe l’elegante orafa e socia Muse Wanda Simone ha eseguito una penna su base in legno di ulivo con torchon e rilievi in argento che omaggiano la Calabria e la sua storia archeologica. Il saluto istituzionale è stato affidato alla senatrice e componente della Commissione Nazionale anti mafia Tilde Minasi. Emanuele Filiberto di Savoia si è concesso al pubblico tra ricordi di famiglia e, ribadendo a nome della sua Famiglia la condanna di quelle norme, per le leggi razziali «di cui sento tutto il peso sulle mie spalle», continua e, mi «dissocio fermamente». Ho rispetto per la mia famiglia e la sua storia, amo la terra di Calabria con i suoi colori, atmosfere, sapori e vengo spesso anche in forma privata. Ho scoperto una bella realtà culturale del sud a Reggio e da quello che sto vedendo qui alle Muse da quando sono entrato nel Cortile ho percepito l’amore, la passione e la voglia di fare per questa città dal presidente Livoti, dal direttivo con le due vice presidenti Orsola Latella e Stefania Isola e da tutti i soci: è proprio vero come la cultura riscatta i territori. Nella mia vita dice ho sempre con me la storia della mia famiglia ma anche l’amore e l’affetto delle mie figlie che mi accompagnano e sono un continuo riferimento nei momenti tristi. 

“SalvArti” arriva a Milano: le opere del Palazzo della Cultura di Reggio Calabria esposte a Palazzo Reale

Dopo il Museo Andersen di Roma, l’expo sui capolavori confiscati alla criminalità e custoditi a Palazzo “Crupi” sbarca in Piazza Duomo a Milano. Restituiti alla comunità dipinti, grafiche e sculture di De Chirico, Sironi, Fontana, Campigli, Dalí, Warhol, Schifano, Rauschenberg, Christo e altri. Il 2 dicembre la conferenza stampa di presentazione e l’inaugurazione del nuovo percorso espositivo.

Reggio Calabria torna protagonista al Palazzo Reale di Milano con la mostra “SalvArti” che, dal 3 dicembre prossimo e fino al 26 gennaio 2025, ospiterà le opere confiscate alla criminalità organizzata e custodite nelle sale del Palazzo della Cultura “Pasquino Crupi” della Città Metropolitana. “Dalle confische alle collezioni pubbliche”, infatti, è il sottotitolo dell’esposizione che restituisce al pubblico una serie di opere d’arte contemporanea, tra dipinti, grafica e sculture di artisti quali Giorgio de Chirico, Mario Sironi, Lucio Fontana, Massimo Campigli, Salvador DalÍ, Andy Warhol, Mario Schifano, Robert Rauschenberg, Christo e altri.

La mostra è parte del progetto Arte per la cultura della legalità, a cura della Direzione generale Musei del Ministero della Cultura, dell’Agenzia Nazionale Beni Sequestrati e Confiscati alla criminalità organizzata (ANBSC), del Comune di Milano e della Città Metropolitana di Reggio Calabria, in collaborazione con il Ministero dell’Interno.

La rassegna milanese è la seconda tappa di un itinerario che si è aperto con una straordinaria anteprima, dal 16 ottobre al 21 novembre 2024 al Museo Hendrick Christian Andersen a Roma, e che si chiuderà proprio al Palazzo della Cultura “Pasquino Crupi”, a Reggio Calabria, dall’8 febbraio al 27 aprile 2025.

Oltre a presentare un patrimonio culturale in buona parte rimasto inaccessibile alla collettività, l’iniziativa mette in risalto il ruolo e l’impegno delle istituzioni coinvolte nel lungo e virtuoso processo che è stato necessario per recuperarle – fra queste, il Comando Carabinieri Tutela del Patrimonio culturale e la Guardia di Finanza – e per verificarne l’autenticità e l’interesse culturale.

Le oltre 80 opere che compongono il percorso espositivo, ordinato secondo un criterio cronologico e tematico, provengono da due differenti procedimenti. Il primo è scaturito da due indagini incrociate, svolte dal R.O.S. dei Carabinieri e dal Nucleo di Polizia Valutaria della Guardia di Finanza, per una maxi-frode fiscale legata a una rete internazionale di riciclaggio. Il secondo, è frutto di una confisca a carico di un soggetto, pienamente inserito nel circuito della criminalità organizzata e stabilmente dedito ad attività economiche illecite.

La mostra consente di ripercorrere gli sviluppi dell’arte dalla prima metà del Novecento fino ai primi anni Duemila, in particolare l’evoluzione dei linguaggi espressivi e delle correnti artistiche del tempo. Tra queste, s’incontra il gruppo Novecento con Mario Sironi (Composizione astratta, scena urbana con carrozza, 1940-1955 ca.; Moltiplicazione II, prima metà del XX secolo), la Metafisica con autori quali Giorgio de Chirico (Piazza d’Italia, prima metà del XX secolo), e Carlo Carrà (Capanno sulla riva, 1955), la Transavanguardia di Sandro Chia (Ossa fossa cassa, 1990; Cupido, 1996), Enzo Cucchi (Autostrada del Pensiero, 1997), Mimmo Paladino e la Nuova scuola Romana con Bruno Ceccobelli, Piero Pizzi Cannella, Gianni Dessì, Nunzio Di Stefano, insieme a esperienze, quali l’astrattismo geometrico e informale, l’arte murale di Keith Haring (Kh mural, 1989), la land art di Christo e il genere del libro d’artista, come Cantata Bluia Libro dore di Pier Paolo Calzolari.
In mostra anche alcune opere scultoree: accanto al piccolo bronzo di Arnaldo Pomodoro (Disco, 1986/2003), artista di fama internazionale per l’arte monumentale pubblica, vengono proposte sperimentazioni più contemporanee, come i lavori di Michele Savini (Anello, 2008; Coniglio, 2009) realizzati con materiali inusuali come la gomma da masticare.
Dopo le rassegne di Milano e Reggio Calabria, il primo gruppo di lavori, provenienti da una confisca divenuta definitiva nel 2018, sarà consegnato a diversi istituti museali del MiC selezionati dal Direttore generale Musei Massimo Osanna su tutto il territorio nazionale: a Milano (Pinacoteca di Brera – Palazzo Citterio), Roma (Galleria nazionale d’arte moderna e contemporanea, Museo delle Civiltà e Istituto centrale per la grafica), Napoli (Castel Sant’Elmo e Museo del Novecento) e Cosenza (Galleria nazionale di Cosenza).
Il secondo gruppo di 22 opere rimarrà a Reggio Calabria, presso il Palazzo della Cultura, dove, sin dal 2016, sono permanentemente esposte oltre 100 opere d’arte, tutte facenti parte di una unica confisca effettuata dal Tribunale di Reggio Calabria nel 2015 e affidate dal Segretariato regionale del MiC per la Calabria alla Città Metropolitana.
Accompagna la mostra un catalogo Electa Editore.

Comitato organizzatore: Direzione generale Musei del Ministero della Cultura; ANBSC-Agenzia Nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata; Comune di Milano – Direzione Cultura – Area Mostre e Musei Scientifici; Città Metropolitana di Reggio Calabria – Palazzo della Cultura “Pasquino Crupi”.

Comitato scientifico: Andrea Viliani (direttore del Museo delle Civiltà, Ministero della cultura); Valeria Di Giuseppe Di Paolo (funzionario storico dell’arte della Direzione generale Musei, Ministero della cultura); Domenico Piraina (direttore Cultura e direttore Area Mostre e Musei Scientifici, Comune di Milano); Gianfranco Maraniello (direttore Area Musei d’Arte moderna e contemporanea, Comune di Milano); Domenico Michele Surace (Docente dell’Accademia di Belle Arti di Reggio Calabria).

Alla conferenza stampa di presentazione ed all’inaugurazione del 2 dicembre, previste nella sede di Palazzo Reale in Piazza Duomo a Milano, seguirà l’apertura al pubblico della mostra a partire dal giorno seguente con il seguente calendario: Lunedì chiuso; Martedì, mercoledì, venerdì, sabato e domenica dalle 10.00 alle 19.30, Giovedì dalle 10.00 alle 22.30; 7, 8, 26 dicembre e 6 gennaio apertura regolare; 24 e 31 dicembre dalle ore 10.00 alle 14.30; 25 dicembre dalle 14.30 alle 18.30; 1 gennaio dalle 14.30 alle 19.30. Ultimo ingresso: 30 minuti prima della chiusura.

REGGIO – Giovedì 14 novembre la Mostra filatelica sul tema “Atene e Roma/Le radici della Civiltà”

Giovedì 14 novembre  alle ore 16,30 presso la Villetta De Nava della Biblioteca, nell’ambito del 36^ Premio Anassilaos, sarà inaugurata la  Mostra filatelica sul tema “Atene e Roma/Le radici della Civiltà” promossa da Sodalizio reggino congiuntamente con la Biblioteca. All’iniziativa  è stato concesso uno speciale annullo filatelico che riproduce un particolare (il mosaico) delle Terme  romane di Reggio Calabria. Alla ricostruzione di tali terme dopo un terremoto, forse il sisma del 365 d.C. seguito da un maremoto, troviamo un riferimento in una iscrizione reggina del 374 d.C., ritrovata nel 1912 laddove oggi è ubicata la Banda d’Italia,  Reginis suis [t]hermas vetustate et terrae motu conlabsas in meliorem / cultum formamque auspiciis felicioribus reddiderunt “ dalla quale si rileva che gli imperatori Valentiniano, Valente e Graziano ricostruirono le terme cadute a causa di un terremoto e ormai vetuste. Ancora una volta l’Associazione Anassilaos – scrive Stefano Iorfida –  privilegia, per gli annulli filatelici promossi dal suo Circolo, la città di Reggio Calabria e il suo passato. Infatti dopo gli annulli dedicati a Ibico reggino (Monumento) e alle Mura  ellenistiche, è ora la volta delle antiche terme. Uno stand di Poste Italiane sarà presente presso la Biblioteca  e sarà così possibile ottenere il bollo speciale celebrativo della manifestazione. Alla cerimonia di inaugurazione,  con l’intervento delle Autorità  e i saluti della Dott.ssa Daniela Neri, Responsabile della Biblioteca Pietro De Nava e del  Dott. Stefano Iorfida, Presidente della Associazione Anassilaos, farà seguito la Lectio della Prof.ssa Emanuela Prinzivalli,  Professoressa Emerita di Storia del Cristianesimo presso la Sapienza Università di Roma (Premio Anassilaos 2024) su “Temi e problemi delle origini del Cristianesimo” con la partecipazione della Prof.ssa Mariangela Monaca, Ordinario di Storia delle Religioni presso l’Università di Messina. Il giorno successivo presso la Sala del Museo Archeologico di Reggio Calabria alle ore 17,00 il Prof. Stefan Esders, studioso del Tardoantico e dell’Alto Medioevo presso il Friedrich-Meinecke-Institut della Università di Berlino, terrà una lectio sul tema “I Saraceni a Roma nell’anno 846 e la spedizione militare carolingia nel meridione d’Italia” con la partecipazione del Prof. Luca                  Loschiavo, Ordinario di Storia del Diritto Medievale e Moderno presso il Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Teramo. Interverranno il Direttore del MArRC Fabrizio Sudano, l’Assessore Comune di Reggio Calabria Lucia Anita Nucera,; il presidente di Anassilaos Stefano Iorfida, Condurrà Fabio Arichetta, Responsabile Anassilaos.

CITTANOVA (RC) – La terza edizione del Premio Nazionale Lea Garofalo si terrà dal 21 al 24 novembre 2024

L’Associazione Antimafie e Antiusura Dioghenes APS vuole tenere viva la memoria nei confronti di Lea Garofalo, la fimmina massacrata e bruciata in un bidone dalla mafia calabrese a Milano il 24 novembre del 2009, attraverso il coinvolgimento attivo degli Studenti delle scuole italiane e con l’individuazione di personalità (“Testimoni” del nostro tempo) che si sono distinte tramite la loro professione e il loro impegno, dando un serio contributo alla lotta alle mafie e al contrasto della mentalità mafiosa.

 

IL NOSTRO IMPEGNO

PREMIO, ideato ed organizzata da Dioghenes APS, con il contributo della testata giornalistica nazionale WordNews.it (in partnership con l’Ufficio Stampa Nazionale Lo Scriptorium e Romanzi Italiani), ha come finalità la diffusione della storia di Lea Garofalo nelle scuole e nei territori italiani. Per non dimenticare le tante storie di donne e uomini che hanno avuto la forza e il coraggio di contrastare le mafie.

 

Con il PREMIO NAZIONALE dedicato a LEA GAROFALO si intendono valorizzare, attraverso le competenze delle scuole italiane, i temi legati alla educazione alla legalità, alla inclusione sociale e culturale.
Senza dimenticare le azioni di donne e uomini che, nel silenzio generale, contribuiscono con azioni concrete ad una forma di resistenza attiva.

 

Una giovane madre disperata

 

Lea ha conosciuto la ‘ndrangheta da vicino: come tante donne, ha subìto la violenza brutale della mafia calabrese. Ha denunciato quello che ha visto, quello che ha sentito. Ha raccontato la ‘ndrangheta che uccide, che fa affari. Che fa schifo!
A 36 anni è stata rapita a Milano per ordine del suo ex compagno, dopo un precedente tentativo di sequestro in Molise, a Campobasso.

 

Il Paese senza memoria

In un Paese strano, senza memoria, è fondamentale ricordare anche con un Premio, quindi ogni anno, una donna massacrata dalla schifosa ‘ndrangheta.

Lea Garofalo è stata abbandonata ed isolata da tutti. Solo dopo la morte ha ottenuto rispetto e credibilità. Nel Paese “orribilmente sporco” bisogna aspettare la morte per diventare credibili.

 

Fimmine coraggio

Le mafie, sino ad oggi, hanno ucciso più di 150 donne. Solo grazie alle fimmine è possibile immaginare un futuro diverso per questo Paese, un futuro senza il puzzo opprimente di queste organizzazioni criminali, che possono tutto per la loro immensa potenza economica e militare. Per i loro legami secolari con la politica e le Istituzioni.

 

La Scuola capofila

Ogni edizione del Premio Nazionale Lea Garofalo si svolge in una Scuola ospitante.

Il BANDO è dedicato agli Studenti e ai “Testimoni” del nostro tempo.

 

 

Per Contatti:

Paolo De Chiara, presidente Dioghenes APS – Associazione Antimafie e Antiusura

375.6684391

Antonino Schilirò, Resp. Comunicazione Dioghenes APS – Associazione Antimafie e Antiusura

 

388.5735873

CULTURA – Intesa tra Comune di Villa S. Giovanni e l’Associazione “La Rosa del Pozzo”: In cartellone diversi eventi per la divulgazione della cultura

L’Associazione “La Rosa del Pozzo”, presieduta dal dott. Antonino Santisi coadiuvato per l’organizzazione degli eventi dal curatore Ing. Oreste Mario Dito, facendo leva sulla buona volontà di alcuni volontari, opera da alcuni anni nel campo culturale avendo quale fine la divulgazione della cultura ed accantonata la proficua fase estiva ha ricominciato a stilare la programmazione di un nuovo anno.

Invero si è già svolta un’anticipazione (18/27 ottobre u.s.) con la personale di Pittura “Sensi Astratti” di Alberta Dito, artista nostra socia, presso la Galleria d’Arte Area Contesa di via Margutta a Roma, nota come la via degli Artisti e la mostra fotografica “L’Istante dello Scatto” di Sebastiano Romeo presso la Fattoria Urbana a Catona.

Ma il punto focale del nuovo cartellone per la stagione 2024/25 è rappresentato da un avvenimento che potrebbe dare all’Associazione l’opportunità di affermarsi in modo più incisivo sul territorio e di conseguenza divenire un riferimento per il mondo della cultura.

L’Amministrazione Comunale di Villa San Giovanni negli ultimi anni, sotto la spinta del Sindaco avv. Giusi Caminiti e della dott.ssa Caterina Trecroci presidente del Consiglio Comunale con delega alla cultura, è stata attenta nel promuovere iniziative culturale credendo fermamente nei valori che la cultura può esprimere e divulgare per dare un notevole aiuto al progresso della società  e quindi a migliorarne la qualità della vita, ed al presidente della Rosa del Pozzo, Antonino Santisi, non è parso vero di cogliere l’occasione di proporre l’Associazione per una collaborazione, offrendo già per l’immediato alcuni eventi.

L’Amministrazione comunale, che in vero oltre che proiettata verso la valorizzazione delle attività culturale è aperta ad accogliere le idee, anche di carattere privatistico, che provengono dal territorio perché il punto di giudizio è la qualità degli eventi offerti, dopo un esame attento e rigoroso delle proposte ed a seguito di un approfondito confronto ha ritenuto che, anche nel rispetto delle previsioni del settore Correnti Editoria, tra la  L’ Amministrazione Comunale  e l’Associazione “La Rosa del Pozzo” si potesse adottare un protocollo d’intesa per alcuni eventi nel mese di novembre p.v., quale inizio di una convinta collaborazione e coinvolgendo, in tale percorso, anche l’Associazione Ponti Pialesi.  

Gli eventi concordati per il mese di novembre, invero, sono parte di un’unica Manifestazione il cui titolo è “Novembre a Ponti Pialesi” e consistono:

  • mostra collettiva di Pittura il 16/17 novembre 2024;
  • mostra collettiva di Arti figurative 23/24 novembre 2024;
  • convegno “La violenza Incruenta: il Linguaggio” sul tema della violenza 25 novembre 2024.

La parte espositiva della manifestazione si svolgerà nella struttura di “Ponti Pialesi” di Villa San Giovanni ed ha titolo “Sensazioni creative” quale deriva dalla capacità dell’arte, di trasmettere un insieme di sentimenti, emozioni, azioni la cui origine è da attribuirsi a “Sensazioni”.

Ma per le peculiarità differenti che possono distinguere le arti visive si è ritenuto opportuno di scindere la manifestazione in due eventi

  1. Sensazioni creative – “Astrazioni”
  2. Sensazioni creative – “Forme”.

L’evento “Astrazioni”, 16/17 novembre p.v., ci farà vivere un’atmosfera indefinita e di non facile interpretazione perché ci porta in un mondo dove la regina dell’arte, la Pittura, che è un’astrazione dalla realtà, ci riporta nella realtà: l’artista immagina, interpreta il reale e quindi comincia a sognare trasfigurando le visioni, interpretandole senza una logica rigorosa, liberando le sue paure, le sue angosce, le sue certezze per dare via libera ad un tratto, ad un colore, ad un’immagine che sia completamente libera da condizionamenti e possa essere recepita da chi guarda con leggerezza e spensieratezza d’animo e libertà di pensiero.

L’osservatore ammirando un dipinto è avvinto dalle sensazioni più disparate e da pensieri interpretativi; sulle tele si trovano percorsi originali, invenzioni, pregi sperimentali, disegni onirici, tracce di sensualità tutte sensazioni che solo i colori riescono a donarci con le loro macchie e segni che tingono la tela con un pennello guidato dall’animo.

La pittura quindi non può dividere il palcoscenico con altra arte perché nessuna ha la sua capacità di penetrare nell’intimo e quindi di estrarlo da un caveau sensitivo e donarlo agli occhi di tutti.

E queste sensazioni ci saranno trasmesse dalle opere di un valente gruppo di artisti che ci esporranno l’anima ed il pensiero con loro talento.

Di contraltare con l’evento Forma, 23/24 novembre p.v., si vuole evidenziare che l’appartenenza al mondo artistico oltre che a non essere certamente di carattere puramente sensitivo si manifesta con la necessità di dover avere della materia e/o degli strumenti specifici per sviluppare un’opera e quindi pur raggiungendo risultati artistici ottimali e di valenza siamo su un’altra dimensione venendo meno lo spirito immaginario e creativo peculiare dell’Astrazione.

Le arti figurative in senso lato sono considerate di rango meno elevato delle arti regine, quali la pittura ed a seguire la scultura, e si catalogano come le loro sorelle minori perché ad esse non viene riconosciuta appieno l’aspetto fondamentale che classifica in assoluto l’arte: la creatività.

Ciò, se si è intellettualmente onesti, non può essere negato anche se alcune espressione di queste arti figurative hanno una loro specificità ed alta valenza in termini di armonia e bellezza pur non raggiungendo gli acuti sublimi dell’arte di senso classico ed universalmente riconosciuta sin dall’antica Grecia e questo dettaglio le consegna ad un campo che si avvicina l’artigianato inteso quale un insieme di opere realizzate come frutto anche delle conoscenze tecniche, con l’utilizzo di specifiche apparecchiature e strumenti di elevate tecnologie.

All’ evento, parteciperanno fotografi, stilisti, ricamatrici, confezionatori di gioielli in tessuto, accostatori di filati, incisori, illustratori, disegnatori che di certo ci trasmetteranno con le loro opere quelle sensazioni di bellezza e serenità che possiamo percepire e goderne perché frutto del loro talento e professionalità.

Qualcosa di speciale sarà l’evento del 25 novembre p.v. in quanto sicuramente speciale il giorno in cui sarà realizzato: “Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne”.

Qualcuno, in modo molto superficiale ritiene che sia una giornata da festeggiare, invece per Amministrazione comunale di Villa San Giovanni e l’Associazione La Rosa del Pozzo è una giornata solenne da onorare in nome della memoria, della commemorazione e della speranza.

E per dare una risposta a quest’asserto si è creduto di organizzare un evento in cui al centro ci sia la violenza, ma poiché di alcune tipologie di violenza se ne parla, se ne discute e se ne vede a iosa si è scelto come tema un tipo di violenza invisibile “La Violenza Incruenta: Il Linguaggio”

All’interno del convegno si sarà un momento di valenza letteraria in quanto, sempre rimanendo sul tema della violenza, sarà presentato il saggio di Alberta Dito “Rappresentare la Violenza a partire da Shakespeare” con il quale l’autrice evidenziando la crudezza della cronaca storica vuol rammentare la bruttura della violenza per invitare a combatterla con forza e convinzione.

Ma il cartellone non finisce qui, tante altre iniziative sono in cantiere e tutte con il fine che la cultura e l’arte siano alla portata di tutti e non solo dei salotti buoni.

Oreste Mario Dito

REGGIO – Premio Anassilaos Giovani, tutto pronto per il 16 novembre

La trasmissione dei saperi da una generazione all’altra, dagli allievi ai maestri, è stata sempre al centro della riflessione del Premio Anassilaos che per meglio sottolinearne il significato ha inteso istituire accanto al premio dedicato ai “ maestri” anche un riconoscimento per i giovani  quale segno di continuità attraverso il tempo. Una manifestazione che si terrà il prossimo 16 novembre presso il Consiglio Regionale della Calabria congiuntamente con il Premio.   Da quest’anno una sezione del premio è intitolata alla memoria della prof.ssa Rosetta Neto mentre una borsa di studio è stata intitolata al prof. Ugo Martino, entrambi docenti di Greco e Latino, che hanno saputo trasmettere ai propri studenti i valori dell’Antico.  Premio Region-Rosetta Neto per la Ricerca e il Teatro a   Ilaria Crupi,  Assegnista di Ricerca  Smart Eyewear Lab –Politecnico di Milano  & Essilor Luxottica Milano;   Silvia Cutuli,  Dottore di ricerca in Letteratura Greca presso l’Università di Palermo;  Francesca Fariello,  Assegnista di Ricerca presso il Dipartimento Asia, Africa e Mediterraneo dell’Università di Napoli L’Orientale;  Cristina Fragomeni,  Dottoranda di Ricerca in Diritto Amministrativo presso il Dipartimento Diritto, Economia e Scienze Umane (DIGIES) dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria e alle attrici  Carlotta Maria Messina e Giulia Messina, diplomate all’Accademia d’Arte del Dramma Antico della Fondazione INDA (Istituto Nazionale del Dramma Antico). Per i Neolaureati riconoscimento a Lidia Covani, Laurea Magistrale in Grafica presso l’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino;  Nicoletta Anastasia Deni,   Laurea magistrale in Tradizione Classica e Archeologia del Mediterraneo presso il Dipartimento di Civiltà Antiche e Moderne dell’Università degli Studi di Messina alla quale  sarà consegnata la borsa di studio Ugo Martino; Chiara Antonia Vadalà, Laurea Magistrale in Scienze della Formazione Primaria conseguita presso  l’Università degli studi “Mediterranea” di Reggio Calabria. Nel corso della manifestazione saranno consegnati altresì attestati di merito agli allievi del conservatorio F. Cilea di Reggio Calabria che si sono messi in luce nel recente concerto dedicato a Giacomo Puccini promosso lo scorso maggio dalla Parrocchia di San Bruno e dalla stessa Associazione Anassilaos: i soprani Luisa Umbaca, Arianna Tripodi e  Roberta Panuccio, e il baritono  Domenico Cagliuso. Un riconoscimento sarà consegnato a due giovani che hanno contribuito alla realizzazione delle targhe del Premio e del tetradramma coniato da Anassila per celebrare la sua vittoria olimpica nel 480 a.C.: Marco Diano, che ha saputo riprodurre con eleganza sobria la bellezza coloristica di Raffaello, la cui Stanze Vaticane rappresentano un patrimonio di pensiero e civiltà senza pari, alle quali ci siamo ispirati e Domenico Colella che per l’occasione ha riprodotto una delle più belle monete coniate nella Reggio greca.

REGGIO – Arriva nella “Via degli artisti” a Roma, Alberta Dito: il palcoscenico prestigioso di Via Margutta

A via Margutta, per antonomasia la via degli artisti, dopo diversi anni troviamo un’artista reggina.
La galleria d’Arte “Area Contesa” presenta dal 18 al 27 di questo mese la Personale “ Sensi Astratti” della pittrice Alberta Dito.
Il vernissage, con una notevole affluenza di pubblico e di critica, si è svolto nella serata di venerdì 18 u.s. presenti, oltre all’artista, le galleriste Teresa e Tina Zurlo, i critici il principe Alfio Borghese e Mario Salvo e special guest il critico d’arte prof. Pasquale Lettieri che ha presentato l’artista Alberta Dito ed ha anche magistralmente accennato alla storia dell’arte contemporanea.

L’evento è iniziato con un breve discorso di benvenuto ed introduttivo dell’evento dal titolo “Sensi Astratti” della presentatrice Teresa M. Zurlo e del direttore artistico Tina Zurlo che ha motivato la scelta di ospitare nella Galleria Area Contesa la personale di Alberta Dito perché i suoi dipinti sono caratterizzati da uno stile pittorico ben definito che raggiunge l’animo e rispecchia non solo la sua personalità di Artista ma anche di Donna, impegnata in diversi campi quali la lotta contro la violenza sulle donne.

A seguire i critici A. Borghese e M. Salvo hanno messo in evidenza lo stile strettamente personale di Alberta che si esprime tramite una tecnica tutta sua nel modo di pennellare e nell’uso espressivo dei colori, ai quali riesce a donare una mescolanza di tonalità che conferiscono una armonia che avvolge lo spettatore e lo trascina in un mondo emozionante e trascendentale.

Quindi ha preso la parola il Prof. e critico d’arte Pasquale Lettieri che, conoscendo Alberta sin dai suoi primi passi nel campo dell’arte, ne ha fatto una presentazione in cui oltre a raccontare delle sue capacità tecniche, ha posto l’accento sulla espressività della sua pittura. Alberta, dice Lettieri, “ha una libertà nel dipingere esprimendo i suoi sentimenti in un modo semplice anche se intenso; lei parte da un suo mondo privo di sovrastrutture e quindi il gioco illusionistico della sua pittura ci colpisce come una vitalità che nasce dal luogo dell’evento e si dissemina nell’arditezza delle creazioni ed è fatta da una pluralità di linguaggi e per questo ci appartiene in tutta la sua freschezza fenomenica, ma anche in tutta la sua evocazione mnemonica”.

Alberta riesce con la sua semplicità, che non è assolutamente banalità, a coniugare il passaggio dal metafisico della sua interiorità alla realtà dell’esteriorità traducendo in modo assoluto la sua libertà di sentire ed esprimersi.

In verità quanto affermato dai critici si percepisce osservando le opere che hanno il potere di trasportarti in un mondo fantastico fatto di emozioni e sentimenti che ti fanno sentire la passione, la gioia, il dubbio, l’angoscia, la felicità e quant’altro l’anima riesce a traferire in un’osmosi continua con il reale.

Scorrendo le opere di Alberta si viene come assaliti dalla forza dei suoi colori che dalla tela si propagano nello spazio originando un’atmosfera che avvolge l’anima e l’astrae dalla realtà facendola fluttuare in un sogno in cui si mescolano sentimenti ed emozioni donando soavità ed armonia.
Nelle sue opere è chiara la libertà pittorica come strumento espressivo dell’anima, scevro da ogni subordinazione razionale: dipinge con il cuore, ed il pennello ne è il mezzo eloquente e genera una espressività che si evolve insieme alla sua crescita artistica che l’ha indirizzata verso una sua dimensione attraverso i dipinti astratti in cui riesce ad esprimere in maniera più esaustiva le proprie emozioni.

La ricerca espressiva di Alberta, che denota una penetrazione più profonda nel proprio intimo, in effetti si evince in particolar modo nelle opere più recenti, in cui Il colore è il segnale dell’anima. Ammirando le sue opere si riscontrano bellezza e maestosità e viene da affermare che affrontare un viaggio tra le sue opere per scoprire il suo cuore è un atto dovuto a noi stessi.

Invero la sua pittura è come un occhio profondo che con la forza di un abisso di luce trasforma il reale secondo le sue sensazioni e lo trasmette personalizzato agli altri.

Il vernissage quindi si è svolto in un’atmosfera gioiosa ed allegra in cui scintillavano i colori di Alberta che penetravano gli astanti trasportandoli nel suo mondo onirico ed emozionale. Richiesta di parlare di sé Alberta ci dice “quando dipingo assaporo un vero senso di libertà che mi permette di isolarmi dal mondo e con l’aiuto dei miei pennelli e dei miei colori mi trasferisco sulla tela per presentare me stessa”.

Oreste Mario Dito

“Io non muoio”: la penna della giornalista Emilia Condarelli promuove la rivoluzione culturale contro la violenza di genere

“Io non muoio” – queste le parole che Maria Antonietta Rositani pronunciò rispondendo alla minaccia del suo aggressore che, dandole fuoco, le aveva urlato di morire. Da queste stesse parole e dalla pregnante testimonianza di vita di Maria Antonietta, divenuta simbolo di forza e fede incrollabili, nasce nero su bianco il libro “Io non muoio”, scritto dalla profonda e toccante penna della giornalista Emilia Paola Ines Condarelli.

Una storia dai tratti straordinari e dolorosi, quella di Maria Antonietta Rositani: una donna che è riuscita a trasformare la sua tragedia personale in un simbolo di resilienza, coraggio e lotta contro la violenza di genere. Questa testimonianza, che attraversa le pagine del libro come un filo di vita sospeso tra sofferenza e speranza, è destinata a scuotere le coscienze e accendere i riflettori su un tema purtroppo ancora troppo attuale: la violenza contro le donne.

Tutto ha inizio il 12 marzo 2019, quando Maria Antonietta Rositani viene brutalmente aggredita dall’ex marito, Ciro Russo. Quel giorno, l’uomo tenta di ucciderla cospargendola di benzina e dandole fuoco, in un gesto folle e disperato di controllo e violenza. La vita di Maria Antonietta, in quell’istante, sembra spezzarsi per sempre. Le fiamme avvolgono il suo corpo, il dolore è insopportabile, eppure la pioggia, che in quel momento scende copiosa, crea una pozzanghera che contribuisce a spegnere le fiamme. Un segno che Maria Antonietta, con fede incrollabile, legge come l’intervento divino: “Dio ha voluto che piovesse quel giorno,” racconta, “e quella pozzanghera mi ha salvato la vita.” Una fede che non l’ha mai abbandonata, neanche nei giorni più bui.

Maria Antonietta lotta per un anno intero tra la vita e la morte, tra ospedali e operazioni, tra dolore e speranza. Non si arrende mai. E proprio questo spirito indomabile ha colpito Emilia Condarelli, che ha deciso di dar voce alla sua storia con “Io non muoio”, un libro che non è solo una testimonianza, ma un vero e proprio manifesto per la rivoluzione culturale di cui il nostro Paese ha disperatamente bisogno.

Un incontro che ha cambiato tutto

Il progetto di questo libro nasce da una stretta di mano, un gesto semplice ma simbolico, tra la giornalista e la vittima. Un incontro che non avviene per caso, ma grazie all’intervento del padre di Maria Antonietta, Carlo Rositani, il quale, subito dopo l’aggressione alla figlia, si è rivolto proprio ad Emilia Condarelli per chiederle aiuto. Sentiva il bisogno urgente di far conoscere la gravità di quanto accaduto, di dare risonanza a una vicenda che avrebbe potuto restare impigliata nelle pieghe di una giustizia lenta e talvolta inadeguata. Voleva che la storia di Maria Antonietta non fosse solo un caso di cronaca nera, ma diventasse un simbolo di lotta e di cambiamento.

Ed è qui che emerge una profonda contrapposizione tra due uomini: Ciro Russo, l’aggressore, e Carlo Rositani, il padre. Da una parte un uomo che fa della violenza e del controllo la propria bandiera, tentando di dominare attraverso la brutalità la vita di una donna che voleva solo essere libera. Dall’altra, un padre che, nonostante il dolore immenso di vedere la propria figlia in bilico tra la vita e la morte, riesce a trasformare quella sofferenza in forza. Carlo Rositani non si lascia piegare dalla disperazione, ma si erge come un baluardo di coraggio e dignità, intraprendendo un cammino di lotta culturale e sociale, mosso dal desiderio di giustizia non solo per Maria Antonietta, ma per tutte le donne vittime di violenza.

Questa contrapposizione ci ricorda che il patriarcato, spesso ridotto e banalizzato come un concetto esclusivamente negativo, porta in sé una realtà più complessa. Se da una parte esistono uomini come Ciro Russo, che incarna il lato oscuro e oppressivo del potere maschile, dall’altra ci sono figure come Carlo Rositani, che rappresentano un patriarcato positivo, fatto di protezione, amore e rispetto. Un patriarcato che sa essere custode della vita, che raccoglie la propria forza non per dominare, ma per difendere chi è più vulnerabile. Carlo, in un momento di profonda sofferenza, è riuscito a canalizzare la sua forza non solo per il bene di sua figlia, ma per il bene di tutte le donne, divenendo un simbolo di speranza e di lotta contro la violenza.

Un libro come strumento di rivoluzione culturale

“Io non muoio” non è solo il racconto di una vicenda drammatica. È un grido di rivoluzione. Maria Antonietta ha scelto di non farsi schiacciare dalla violenza subita, ma di utilizzarla come vessillo per combattere una battaglia più grande, non solo per sé stessa, ma per tutte le donne che ancora oggi vivono nel terrore e nell’abuso. E soprattutto per quelle che non ce l’hanno fatta, quelle che sono cadute sotto i colpi di chi, come Ciro Russo, ha cercato di spegnere la loro luce.

Il libro presentato anche presso la Camera dei deputati diventa così un manifesto di denuncia contro un sistema che troppo spesso non protegge a sufficienza. Il “Codice Rosso”, introdotto con l’intento di accelerare i tempi per le denunce delle donne vittime di violenza, spesso non viene applicato con la dovuta prontezza, e le lungaggini burocratiche continuano a mettere in pericolo chi trova il coraggio di denunciare. Emilia Condarelli, attraverso la storia di Maria Antonietta, non solo racconta una tragedia, ma punta il dito contro un sistema che deve essere riformato alla radice. Il cambiamento culturale di cui parla “Io non muoio” passa dalla prevenzione, dall’educazione e dalla consapevolezza. Non possiamo più permetterci di rimanere in silenzio.

Emilia Condarelli: la giornalista che lotta contro la violenza

Emilia Condarelli non è solo una penna al servizio della cronaca. È una donna che da anni si batte contro ogni forma di violenza. Non solo quella di genere, ma la violenza tutta. Con la sua associazione Cult 3.0, si prende cura delle donne che sono state vittime di abusi, le sostiene nel difficile percorso di rinascita, offrendo non solo aiuto psicologico e legale, ma anche uno spazio sicuro dove ricominciare a vivere. L’impegno di Condarelli è quello di costruire una rete solidale, fatta di donne che aiutano altre donne, perché la forza della comunità può diventare uno scudo contro la solitudine e la paura.

L’umanità e la sensibilità con cui Emilia si è calata nel vissuto di Maria Antonietta sono palpabili in ogni pagina del libro. La fede cristiana, che ha rappresentato per la Rositani un’ancora di salvezza nei momenti più difficili, emerge con forza anche nella narrazione, ma non come un elemento passivo. È la fede attiva di chi si sente grata per una seconda possibilità di vita, di chi ringrazia Dio anche per i dettagli più piccoli, come quella pioggia provvidenziale che ha contribuito a spegnere le fiamme. Una fede che si trasforma in una missione: quella di proteggere e aiutare altre donne, affinché nessuna debba più passare attraverso l’inferno di Maria Antonietta.

Speranza e impegno concreto

In mezzo al dolore e alla denuncia, c’è spazio anche per la speranza. Il libro di Emilia Condarelli, infatti, non si limita a raccontare il dramma, ma apre una finestra verso il futuro. La lotta contro la violenza sulle donne non è persa, anzi, esistono realtà come Cult 3.0 che quotidianamente si battono per la prevenzione, l’informazione e il supporto. Non siamo soli in questa battaglia, e c’è ancora molto da fare, ma ogni passo avanti, ogni testimonianza, ogni vittoria, rappresenta una conquista di civiltà.

“Io non muoio” è un libro che tutti dovrebbero leggere, non solo per comprendere la gravità di quanto accaduto a Maria Antonietta, ma per rendersi conto che la violenza di genere non è un problema lontano, ma una piaga che colpisce il cuore della nostra società. Emilia Condarelli, con la sua scrittura potente e toccante, ci invita a riflettere, a non restare indifferenti, e soprattutto a unirci in un coro di voci che, insieme, possano gridare: “Stop violenza.”

SARA MANCINI

REGGIO – Catona, Storia e Cultura: Una serata di riflessioni e arte sul lungomare

Come fosse un’anteprima della notte di San Lorenzo, il lungomare di Catona, splendida perla in riva allo stretto, è stato illuminato dalla Stella della Cultura.

L’associazione “La Rosa del Pozzo”, presieduta dal dott. Antonino Santisi, nell’ottica di un programma artistico letterario che vuole incidere anche sul territorio esterno al centro storico, ha offerto un evento di indubbia caratura culturale con un convegno in cui si è argomentato sulla storia di Catona dalle sue origini ad oggi.

L’evento “Catona Storia e Cultura”, curato dall’ing. Oreste Mario Dito, ha voluto riportare alla memoria dei catunoti la storia della propria cittadina che nel passato ha avuto un ruolo importante nella nello sviluppo economico e sociale del territorio. Si è preso spunto per organizzare questo convegno dal libro “Catona nella Storia” di Pietro Maria Delfino Morabito, edito dalla Rosa del Pozzo Edizioni.

Dopo brevi interventi del curatore ing. Dito sulla necessità di portare anche in periferia la conoscenza storica dei territori, e del presidente Santisi che ribadisce la necessità di dare fiducia ai nostri scrittori che ci raccontano la nostra storia, il protagonista non poteva che essere l’Autore Pietro Maria Delfino Morabito che con grande disponibilità si è concesso a raccontare la sua opera non in modo didattico ma in uno stile discorsivo traendo da essa lo spunto per raccontare aneddoti e pillole di storia.

L’autore ha iniziato il suo racconto sin dai tempi della Magna Grecia quando Catona era il principale porto dello Stretto per il traghettamento con la dirimpettaia Messina e lo è stato sino alla fine dell’800. Egli conferma che, quasi come simbolo, a Catona sorgeva la Columna Rhegina, erroneamente indicata da alcuni storici nella zona di Cannitello, dove invece c’era la più modesta Columnella da cui forse deriva proprio l’etimologia di Cannitello. La Columna Rhegina era un grande punto di riferimento in quanto ultima stazione di sosta della via Popilia (Via ab Rhegio ad Capuam) realizzata dagli antichi romani per collegare Roma all’estremità meridionale della Penisola e la colonna monumentale probabilmente sosteneva una statua di Poseidone, dio del mare.

Dal libro, oltre le innumerevoli notizie sulla storia di Catona dalle sue origini ad oggi, traspare l’identità catunota che certamente è stata una delle principali motivazioni, oltre alla ricostruzione della verità storica, dello studioso che con l’orgoglio delle proprie origini ha voluto redigere, dopo lunghe ricerche tra archivi di mezza Italia alla ricerca di materiale, un’opera per dare una visione completa della complessa storia di questo territorio.

Altro contributo interessante è stato fornito da dott. Mario Caserta che ha ricordato, declamandone alcune riflessioni, la figura del proprio padre, Antonino che è stato una voce autorevole e figura di riferimento dei suoi concittadini. Egli, maestro di scuola elementare di innumerevoli generazioni, fu promotore di iniziative culturale e formative di cui il primo fu l’istituzione del “Centro di Lettura” presso la scuola elementare “Lombardo Radice” di Catona. In seguito negli anni ’60 ha fondato “il Gruppo Turismo ed Amicizia” e “l’Associazione genitori” ed ha istituito il premio internazionale “Ragno d’Oro Uomini per la Pace”.

Per la sua opera culturale e sociale è stato insignito di diversi riconoscimenti e premi letterali anche a livello nazionale.

E certamente non possiamo dimenticare i racconti di vita dei versi poetici di Roberto Delfino che ha rallegrato l’uditorio con le sue poesie che danno, pur con una incisiva ironia, la visione di alcuni aspetti della vita d’oggigiorno. Con i suoi versi ha regalato un sorriso al pubblico presente ed anche qualche commozione rievocando momenti di vita che tutti noi viviamo giornalmente.

Questa intensa serata di storia e poesia ha avuto quale coronamento artistico le opere di artisti reggini che hanno esposto i loro dipinti, che con i loro colori hanno dato un forte senso di allegria e spensieratezza a questo momento d’estate che l’associazione La Rosa del Pozzo ha voluto organizzare sulla Piazza ai Caduti dl Mare di Catona per ricordare la storia di Catona e di alcuni suoi figli che l’hanno onorata.

Hanno esposto le loro opere gli artisti: Alberta Dito, Carmela De Gregorio, Cristina Giarmoleo, Enzo Ambusto, Irene Sitibondo, Miriam G. Arconte, Paolo Federico, Patrizia Crupi.

Oreste Mario Dito