REGGIO – Premio Anassilaos Giovani, tutto pronto per il 16 novembre

La trasmissione dei saperi da una generazione all’altra, dagli allievi ai maestri, è stata sempre al centro della riflessione del Premio Anassilaos che per meglio sottolinearne il significato ha inteso istituire accanto al premio dedicato ai “ maestri” anche un riconoscimento per i giovani  quale segno di continuità attraverso il tempo. Una manifestazione che si terrà il prossimo 16 novembre presso il Consiglio Regionale della Calabria congiuntamente con il Premio.   Da quest’anno una sezione del premio è intitolata alla memoria della prof.ssa Rosetta Neto mentre una borsa di studio è stata intitolata al prof. Ugo Martino, entrambi docenti di Greco e Latino, che hanno saputo trasmettere ai propri studenti i valori dell’Antico.  Premio Region-Rosetta Neto per la Ricerca e il Teatro a   Ilaria Crupi,  Assegnista di Ricerca  Smart Eyewear Lab –Politecnico di Milano  & Essilor Luxottica Milano;   Silvia Cutuli,  Dottore di ricerca in Letteratura Greca presso l’Università di Palermo;  Francesca Fariello,  Assegnista di Ricerca presso il Dipartimento Asia, Africa e Mediterraneo dell’Università di Napoli L’Orientale;  Cristina Fragomeni,  Dottoranda di Ricerca in Diritto Amministrativo presso il Dipartimento Diritto, Economia e Scienze Umane (DIGIES) dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria e alle attrici  Carlotta Maria Messina e Giulia Messina, diplomate all’Accademia d’Arte del Dramma Antico della Fondazione INDA (Istituto Nazionale del Dramma Antico). Per i Neolaureati riconoscimento a Lidia Covani, Laurea Magistrale in Grafica presso l’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino;  Nicoletta Anastasia Deni,   Laurea magistrale in Tradizione Classica e Archeologia del Mediterraneo presso il Dipartimento di Civiltà Antiche e Moderne dell’Università degli Studi di Messina alla quale  sarà consegnata la borsa di studio Ugo Martino; Chiara Antonia Vadalà, Laurea Magistrale in Scienze della Formazione Primaria conseguita presso  l’Università degli studi “Mediterranea” di Reggio Calabria. Nel corso della manifestazione saranno consegnati altresì attestati di merito agli allievi del conservatorio F. Cilea di Reggio Calabria che si sono messi in luce nel recente concerto dedicato a Giacomo Puccini promosso lo scorso maggio dalla Parrocchia di San Bruno e dalla stessa Associazione Anassilaos: i soprani Luisa Umbaca, Arianna Tripodi e  Roberta Panuccio, e il baritono  Domenico Cagliuso. Un riconoscimento sarà consegnato a due giovani che hanno contribuito alla realizzazione delle targhe del Premio e del tetradramma coniato da Anassila per celebrare la sua vittoria olimpica nel 480 a.C.: Marco Diano, che ha saputo riprodurre con eleganza sobria la bellezza coloristica di Raffaello, la cui Stanze Vaticane rappresentano un patrimonio di pensiero e civiltà senza pari, alle quali ci siamo ispirati e Domenico Colella che per l’occasione ha riprodotto una delle più belle monete coniate nella Reggio greca.

REGGIO – Arriva nella “Via degli artisti” a Roma, Alberta Dito: il palcoscenico prestigioso di Via Margutta

A via Margutta, per antonomasia la via degli artisti, dopo diversi anni troviamo un’artista reggina.
La galleria d’Arte “Area Contesa” presenta dal 18 al 27 di questo mese la Personale “ Sensi Astratti” della pittrice Alberta Dito.
Il vernissage, con una notevole affluenza di pubblico e di critica, si è svolto nella serata di venerdì 18 u.s. presenti, oltre all’artista, le galleriste Teresa e Tina Zurlo, i critici il principe Alfio Borghese e Mario Salvo e special guest il critico d’arte prof. Pasquale Lettieri che ha presentato l’artista Alberta Dito ed ha anche magistralmente accennato alla storia dell’arte contemporanea.

L’evento è iniziato con un breve discorso di benvenuto ed introduttivo dell’evento dal titolo “Sensi Astratti” della presentatrice Teresa M. Zurlo e del direttore artistico Tina Zurlo che ha motivato la scelta di ospitare nella Galleria Area Contesa la personale di Alberta Dito perché i suoi dipinti sono caratterizzati da uno stile pittorico ben definito che raggiunge l’animo e rispecchia non solo la sua personalità di Artista ma anche di Donna, impegnata in diversi campi quali la lotta contro la violenza sulle donne.

A seguire i critici A. Borghese e M. Salvo hanno messo in evidenza lo stile strettamente personale di Alberta che si esprime tramite una tecnica tutta sua nel modo di pennellare e nell’uso espressivo dei colori, ai quali riesce a donare una mescolanza di tonalità che conferiscono una armonia che avvolge lo spettatore e lo trascina in un mondo emozionante e trascendentale.

Quindi ha preso la parola il Prof. e critico d’arte Pasquale Lettieri che, conoscendo Alberta sin dai suoi primi passi nel campo dell’arte, ne ha fatto una presentazione in cui oltre a raccontare delle sue capacità tecniche, ha posto l’accento sulla espressività della sua pittura. Alberta, dice Lettieri, “ha una libertà nel dipingere esprimendo i suoi sentimenti in un modo semplice anche se intenso; lei parte da un suo mondo privo di sovrastrutture e quindi il gioco illusionistico della sua pittura ci colpisce come una vitalità che nasce dal luogo dell’evento e si dissemina nell’arditezza delle creazioni ed è fatta da una pluralità di linguaggi e per questo ci appartiene in tutta la sua freschezza fenomenica, ma anche in tutta la sua evocazione mnemonica”.

Alberta riesce con la sua semplicità, che non è assolutamente banalità, a coniugare il passaggio dal metafisico della sua interiorità alla realtà dell’esteriorità traducendo in modo assoluto la sua libertà di sentire ed esprimersi.

In verità quanto affermato dai critici si percepisce osservando le opere che hanno il potere di trasportarti in un mondo fantastico fatto di emozioni e sentimenti che ti fanno sentire la passione, la gioia, il dubbio, l’angoscia, la felicità e quant’altro l’anima riesce a traferire in un’osmosi continua con il reale.

Scorrendo le opere di Alberta si viene come assaliti dalla forza dei suoi colori che dalla tela si propagano nello spazio originando un’atmosfera che avvolge l’anima e l’astrae dalla realtà facendola fluttuare in un sogno in cui si mescolano sentimenti ed emozioni donando soavità ed armonia.
Nelle sue opere è chiara la libertà pittorica come strumento espressivo dell’anima, scevro da ogni subordinazione razionale: dipinge con il cuore, ed il pennello ne è il mezzo eloquente e genera una espressività che si evolve insieme alla sua crescita artistica che l’ha indirizzata verso una sua dimensione attraverso i dipinti astratti in cui riesce ad esprimere in maniera più esaustiva le proprie emozioni.

La ricerca espressiva di Alberta, che denota una penetrazione più profonda nel proprio intimo, in effetti si evince in particolar modo nelle opere più recenti, in cui Il colore è il segnale dell’anima. Ammirando le sue opere si riscontrano bellezza e maestosità e viene da affermare che affrontare un viaggio tra le sue opere per scoprire il suo cuore è un atto dovuto a noi stessi.

Invero la sua pittura è come un occhio profondo che con la forza di un abisso di luce trasforma il reale secondo le sue sensazioni e lo trasmette personalizzato agli altri.

Il vernissage quindi si è svolto in un’atmosfera gioiosa ed allegra in cui scintillavano i colori di Alberta che penetravano gli astanti trasportandoli nel suo mondo onirico ed emozionale. Richiesta di parlare di sé Alberta ci dice “quando dipingo assaporo un vero senso di libertà che mi permette di isolarmi dal mondo e con l’aiuto dei miei pennelli e dei miei colori mi trasferisco sulla tela per presentare me stessa”.

Oreste Mario Dito

“Io non muoio”: la penna della giornalista Emilia Condarelli promuove la rivoluzione culturale contro la violenza di genere

“Io non muoio” – queste le parole che Maria Antonietta Rositani pronunciò rispondendo alla minaccia del suo aggressore che, dandole fuoco, le aveva urlato di morire. Da queste stesse parole e dalla pregnante testimonianza di vita di Maria Antonietta, divenuta simbolo di forza e fede incrollabili, nasce nero su bianco il libro “Io non muoio”, scritto dalla profonda e toccante penna della giornalista Emilia Paola Ines Condarelli.

Una storia dai tratti straordinari e dolorosi, quella di Maria Antonietta Rositani: una donna che è riuscita a trasformare la sua tragedia personale in un simbolo di resilienza, coraggio e lotta contro la violenza di genere. Questa testimonianza, che attraversa le pagine del libro come un filo di vita sospeso tra sofferenza e speranza, è destinata a scuotere le coscienze e accendere i riflettori su un tema purtroppo ancora troppo attuale: la violenza contro le donne.

Tutto ha inizio il 12 marzo 2019, quando Maria Antonietta Rositani viene brutalmente aggredita dall’ex marito, Ciro Russo. Quel giorno, l’uomo tenta di ucciderla cospargendola di benzina e dandole fuoco, in un gesto folle e disperato di controllo e violenza. La vita di Maria Antonietta, in quell’istante, sembra spezzarsi per sempre. Le fiamme avvolgono il suo corpo, il dolore è insopportabile, eppure la pioggia, che in quel momento scende copiosa, crea una pozzanghera che contribuisce a spegnere le fiamme. Un segno che Maria Antonietta, con fede incrollabile, legge come l’intervento divino: “Dio ha voluto che piovesse quel giorno,” racconta, “e quella pozzanghera mi ha salvato la vita.” Una fede che non l’ha mai abbandonata, neanche nei giorni più bui.

Maria Antonietta lotta per un anno intero tra la vita e la morte, tra ospedali e operazioni, tra dolore e speranza. Non si arrende mai. E proprio questo spirito indomabile ha colpito Emilia Condarelli, che ha deciso di dar voce alla sua storia con “Io non muoio”, un libro che non è solo una testimonianza, ma un vero e proprio manifesto per la rivoluzione culturale di cui il nostro Paese ha disperatamente bisogno.

Un incontro che ha cambiato tutto

Il progetto di questo libro nasce da una stretta di mano, un gesto semplice ma simbolico, tra la giornalista e la vittima. Un incontro che non avviene per caso, ma grazie all’intervento del padre di Maria Antonietta, Carlo Rositani, il quale, subito dopo l’aggressione alla figlia, si è rivolto proprio ad Emilia Condarelli per chiederle aiuto. Sentiva il bisogno urgente di far conoscere la gravità di quanto accaduto, di dare risonanza a una vicenda che avrebbe potuto restare impigliata nelle pieghe di una giustizia lenta e talvolta inadeguata. Voleva che la storia di Maria Antonietta non fosse solo un caso di cronaca nera, ma diventasse un simbolo di lotta e di cambiamento.

Ed è qui che emerge una profonda contrapposizione tra due uomini: Ciro Russo, l’aggressore, e Carlo Rositani, il padre. Da una parte un uomo che fa della violenza e del controllo la propria bandiera, tentando di dominare attraverso la brutalità la vita di una donna che voleva solo essere libera. Dall’altra, un padre che, nonostante il dolore immenso di vedere la propria figlia in bilico tra la vita e la morte, riesce a trasformare quella sofferenza in forza. Carlo Rositani non si lascia piegare dalla disperazione, ma si erge come un baluardo di coraggio e dignità, intraprendendo un cammino di lotta culturale e sociale, mosso dal desiderio di giustizia non solo per Maria Antonietta, ma per tutte le donne vittime di violenza.

Questa contrapposizione ci ricorda che il patriarcato, spesso ridotto e banalizzato come un concetto esclusivamente negativo, porta in sé una realtà più complessa. Se da una parte esistono uomini come Ciro Russo, che incarna il lato oscuro e oppressivo del potere maschile, dall’altra ci sono figure come Carlo Rositani, che rappresentano un patriarcato positivo, fatto di protezione, amore e rispetto. Un patriarcato che sa essere custode della vita, che raccoglie la propria forza non per dominare, ma per difendere chi è più vulnerabile. Carlo, in un momento di profonda sofferenza, è riuscito a canalizzare la sua forza non solo per il bene di sua figlia, ma per il bene di tutte le donne, divenendo un simbolo di speranza e di lotta contro la violenza.

Un libro come strumento di rivoluzione culturale

“Io non muoio” non è solo il racconto di una vicenda drammatica. È un grido di rivoluzione. Maria Antonietta ha scelto di non farsi schiacciare dalla violenza subita, ma di utilizzarla come vessillo per combattere una battaglia più grande, non solo per sé stessa, ma per tutte le donne che ancora oggi vivono nel terrore e nell’abuso. E soprattutto per quelle che non ce l’hanno fatta, quelle che sono cadute sotto i colpi di chi, come Ciro Russo, ha cercato di spegnere la loro luce.

Il libro presentato anche presso la Camera dei deputati diventa così un manifesto di denuncia contro un sistema che troppo spesso non protegge a sufficienza. Il “Codice Rosso”, introdotto con l’intento di accelerare i tempi per le denunce delle donne vittime di violenza, spesso non viene applicato con la dovuta prontezza, e le lungaggini burocratiche continuano a mettere in pericolo chi trova il coraggio di denunciare. Emilia Condarelli, attraverso la storia di Maria Antonietta, non solo racconta una tragedia, ma punta il dito contro un sistema che deve essere riformato alla radice. Il cambiamento culturale di cui parla “Io non muoio” passa dalla prevenzione, dall’educazione e dalla consapevolezza. Non possiamo più permetterci di rimanere in silenzio.

Emilia Condarelli: la giornalista che lotta contro la violenza

Emilia Condarelli non è solo una penna al servizio della cronaca. È una donna che da anni si batte contro ogni forma di violenza. Non solo quella di genere, ma la violenza tutta. Con la sua associazione Cult 3.0, si prende cura delle donne che sono state vittime di abusi, le sostiene nel difficile percorso di rinascita, offrendo non solo aiuto psicologico e legale, ma anche uno spazio sicuro dove ricominciare a vivere. L’impegno di Condarelli è quello di costruire una rete solidale, fatta di donne che aiutano altre donne, perché la forza della comunità può diventare uno scudo contro la solitudine e la paura.

L’umanità e la sensibilità con cui Emilia si è calata nel vissuto di Maria Antonietta sono palpabili in ogni pagina del libro. La fede cristiana, che ha rappresentato per la Rositani un’ancora di salvezza nei momenti più difficili, emerge con forza anche nella narrazione, ma non come un elemento passivo. È la fede attiva di chi si sente grata per una seconda possibilità di vita, di chi ringrazia Dio anche per i dettagli più piccoli, come quella pioggia provvidenziale che ha contribuito a spegnere le fiamme. Una fede che si trasforma in una missione: quella di proteggere e aiutare altre donne, affinché nessuna debba più passare attraverso l’inferno di Maria Antonietta.

Speranza e impegno concreto

In mezzo al dolore e alla denuncia, c’è spazio anche per la speranza. Il libro di Emilia Condarelli, infatti, non si limita a raccontare il dramma, ma apre una finestra verso il futuro. La lotta contro la violenza sulle donne non è persa, anzi, esistono realtà come Cult 3.0 che quotidianamente si battono per la prevenzione, l’informazione e il supporto. Non siamo soli in questa battaglia, e c’è ancora molto da fare, ma ogni passo avanti, ogni testimonianza, ogni vittoria, rappresenta una conquista di civiltà.

“Io non muoio” è un libro che tutti dovrebbero leggere, non solo per comprendere la gravità di quanto accaduto a Maria Antonietta, ma per rendersi conto che la violenza di genere non è un problema lontano, ma una piaga che colpisce il cuore della nostra società. Emilia Condarelli, con la sua scrittura potente e toccante, ci invita a riflettere, a non restare indifferenti, e soprattutto a unirci in un coro di voci che, insieme, possano gridare: “Stop violenza.”

SARA MANCINI

REGGIO – Catona, Storia e Cultura: Una serata di riflessioni e arte sul lungomare

Come fosse un’anteprima della notte di San Lorenzo, il lungomare di Catona, splendida perla in riva allo stretto, è stato illuminato dalla Stella della Cultura.

L’associazione “La Rosa del Pozzo”, presieduta dal dott. Antonino Santisi, nell’ottica di un programma artistico letterario che vuole incidere anche sul territorio esterno al centro storico, ha offerto un evento di indubbia caratura culturale con un convegno in cui si è argomentato sulla storia di Catona dalle sue origini ad oggi.

L’evento “Catona Storia e Cultura”, curato dall’ing. Oreste Mario Dito, ha voluto riportare alla memoria dei catunoti la storia della propria cittadina che nel passato ha avuto un ruolo importante nella nello sviluppo economico e sociale del territorio. Si è preso spunto per organizzare questo convegno dal libro “Catona nella Storia” di Pietro Maria Delfino Morabito, edito dalla Rosa del Pozzo Edizioni.

Dopo brevi interventi del curatore ing. Dito sulla necessità di portare anche in periferia la conoscenza storica dei territori, e del presidente Santisi che ribadisce la necessità di dare fiducia ai nostri scrittori che ci raccontano la nostra storia, il protagonista non poteva che essere l’Autore Pietro Maria Delfino Morabito che con grande disponibilità si è concesso a raccontare la sua opera non in modo didattico ma in uno stile discorsivo traendo da essa lo spunto per raccontare aneddoti e pillole di storia.

L’autore ha iniziato il suo racconto sin dai tempi della Magna Grecia quando Catona era il principale porto dello Stretto per il traghettamento con la dirimpettaia Messina e lo è stato sino alla fine dell’800. Egli conferma che, quasi come simbolo, a Catona sorgeva la Columna Rhegina, erroneamente indicata da alcuni storici nella zona di Cannitello, dove invece c’era la più modesta Columnella da cui forse deriva proprio l’etimologia di Cannitello. La Columna Rhegina era un grande punto di riferimento in quanto ultima stazione di sosta della via Popilia (Via ab Rhegio ad Capuam) realizzata dagli antichi romani per collegare Roma all’estremità meridionale della Penisola e la colonna monumentale probabilmente sosteneva una statua di Poseidone, dio del mare.

Dal libro, oltre le innumerevoli notizie sulla storia di Catona dalle sue origini ad oggi, traspare l’identità catunota che certamente è stata una delle principali motivazioni, oltre alla ricostruzione della verità storica, dello studioso che con l’orgoglio delle proprie origini ha voluto redigere, dopo lunghe ricerche tra archivi di mezza Italia alla ricerca di materiale, un’opera per dare una visione completa della complessa storia di questo territorio.

Altro contributo interessante è stato fornito da dott. Mario Caserta che ha ricordato, declamandone alcune riflessioni, la figura del proprio padre, Antonino che è stato una voce autorevole e figura di riferimento dei suoi concittadini. Egli, maestro di scuola elementare di innumerevoli generazioni, fu promotore di iniziative culturale e formative di cui il primo fu l’istituzione del “Centro di Lettura” presso la scuola elementare “Lombardo Radice” di Catona. In seguito negli anni ’60 ha fondato “il Gruppo Turismo ed Amicizia” e “l’Associazione genitori” ed ha istituito il premio internazionale “Ragno d’Oro Uomini per la Pace”.

Per la sua opera culturale e sociale è stato insignito di diversi riconoscimenti e premi letterali anche a livello nazionale.

E certamente non possiamo dimenticare i racconti di vita dei versi poetici di Roberto Delfino che ha rallegrato l’uditorio con le sue poesie che danno, pur con una incisiva ironia, la visione di alcuni aspetti della vita d’oggigiorno. Con i suoi versi ha regalato un sorriso al pubblico presente ed anche qualche commozione rievocando momenti di vita che tutti noi viviamo giornalmente.

Questa intensa serata di storia e poesia ha avuto quale coronamento artistico le opere di artisti reggini che hanno esposto i loro dipinti, che con i loro colori hanno dato un forte senso di allegria e spensieratezza a questo momento d’estate che l’associazione La Rosa del Pozzo ha voluto organizzare sulla Piazza ai Caduti dl Mare di Catona per ricordare la storia di Catona e di alcuni suoi figli che l’hanno onorata.

Hanno esposto le loro opere gli artisti: Alberta Dito, Carmela De Gregorio, Cristina Giarmoleo, Enzo Ambusto, Irene Sitibondo, Miriam G. Arconte, Paolo Federico, Patrizia Crupi.

Oreste Mario Dito

 

Associazione Culturale Anassilaos: “La Spedizione dei Mille. Rivoluzione, guerra e nazione a Reggio, in Calabria e nel Mezzogiorno”

Si conclude con una riflessione su quella Spedizione dei Mille di Giuseppe Garibaldi che con la conquista del Regno delle Due Sicilie diede un contributo fondamentale all’Unità dell’Italia, quella Unità che da più parti si tenta di picconare nel nome di una pretesa autonomia, il ciclo di incontri che l’Associazione Anassilaos e la Biblioteca hanno promosso nei mesi di maggio e giugno presso la Sala Giuffrè della Villetta De Nava che lo statista Giuseppe De Nava volle donare alla Città di Reggio Calabria perché divenisse una Biblioteca. Non a caso dunque “La Spedizione dei Mille. Rivoluzione, guerra e nazione a Reggio, in Calabria e nel Mezzogiorno” sarà il tema dell’incontro promosso congiuntamente dall’Associazione Culturale Anassilaos e dalla Biblioteca Pietro de Nava che si terrà giovedì 27 giugno alle ore 17,00 presso la sala Giuffrè della stessa Biblioteca. La manifestazione è patrocinata dal Comune di Reggio Calabria, dal Dipartimento di Studi Umanistici della Università di Salerno, dalla Deputazione di Storia Patria per la Calabria, dall’ Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano, dall’AIParc. All’ incontro, condotto e moderato da Stefano Iorfida, Presidente Associazione Anassilaos, interverranno il Dott. Fabio Arichetta, Deputato Storia Patria per la Calabria e Responsabile Centro Studi Anassilaos “R. Romeo” e il Prof. Carmine Pinto, Ordinario di Storia Contemporanea presso l’Università degli Studi di Salerno nonché Direttore del Dipartimento di Studi Umanistici della Università di Salerno. Alla manifestazione porteranno i saluti la Dott.ssa Daniela Neri, Responsabile Biblioteca De Nava; il Prof. Giuseppe Caridi, Presidente della Deputazione di Storia Patria per la Calabria e per l’Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano i Presidenti dei Comitati Provinciali di Reggio Calabria: Dott. Vincenzo De Angelis; di Messina: Prof. Salvatore Bottari ; di Cosenza: Prof. Giuseppe Ferraro; di Catanzaro: Prof.ssa Rosella Folino Gallo; di Crotone: Dott. Christian Palmieri; di Vibo Valentia: Prof. Nicola D’Agostino ed infine il Dott. Salvatore Timpano, Presidente Nazionale AIParC. Il pubblico presente potrà nella circostanza ammirare anche una piccola esposizione di stampe e documenti della collezione di Giuseppe Diaco.

Taurianova Capitale Italiana del Libro avanti con iniziative che rendono omaggio alla città: prosegue “Taurianova Legge”, e la Calabria tutta si allinea al nuovo corso culturale

Dal mito di Prometeo per raccontare l’ambiguità di un territorio, al significato delle parole, come “rivolta”, per spiegare il senso di un progetto che vede la Calabria rappresentata nel mondo attraverso la promozione del libro. Giorni intensi in cui Taurianova,  nascente Capitale italiana del libro, si sta presentando alla Calabria, attraverso incontri da cui nascono riflessioni, contaminazioni e partecipazione attiva.

 

Da Cassano all’Ionio dove il Sindaco Rocco Biasi, insieme l’assessore alla cultura e direttore artistico di Taurianova Capitale del Libro Maria Fedele, hanno ricevuto il 38° Premio Troccoli Magna Grecia dalla Regione Calabria proprio per il lavoro portato avanti nella promozione del libro, a Catanzaro, il capoluogo di Regione che ha visto la Capitale del Libro ospite della XXI Fiera Gutenberg – il visionario progetto fondato da Armando Vitale che coinvolge attivamente le scuole e i giovani -, alla partecipazione di iniziative come la donazione di libri e l’incontro con i giovani della Comunità Minorile Ministeriale di Catanzaro, un importante progetto portato avanti da Calabria Condivisa.

 

«L’intera comunità si sta mobilitando per raggiungere un obiettivo comune: fare di Taurianova un punto di riferimento per il sud Italia – ha commentato l’assessore Maria Fedele – per far sì che questo riconoscimento possa avere ricadute concrete sul nostro territorio. E siamo molto orgogliosi del fatto che questo stia già accadendo, in primis attraverso la biblioteca che ha ripreso vita, ma anche attraverso diversi progetti della quale la città è orgogliosa, come l’inaugurazione, pochi giorni fa, del Borgo Sociale per i migranti, e la donazione di libri alla comunità minorile di Catanzaro. Una lunga serie di iniziative che lavorano in più direzioni, ma che si fondano sulla volontà di promuovere l’integrazione, l’uguaglianza sociale, e la cooperazione attiva tra i territori».

Dato il via all’anno di Capitale del Libro il 16 maggio con il convegno sul “Contrasto alla povertà educativa”, la prima parte della programmazione di “Taurianova Legge” vede accendersi un ricco cartellone di eventi, fatto di presentazioni di libri, mostre artistiche e convegni, ospitando non solo autori locali, emergenti e piccoli editori, ma anche importanti personaggi del panorama nazionale, oltre che scrittori e studiosi calabresi che hanno valorizzato il patrimonio culturale della Calabria, come quello linguistico e antropologico, raccontandone al tempo stesso le pagine più difficili della sua storia recente.

 

Al centro degli incontri, tematiche fortemente attuali in grado di aprire riflessioni su numerosi interrogativi contemporanei:  dai conflitti armati – questione affrontata nel libro “Il resto è silenzio” di Chiara Ingrao, presentato in apertura della rassegna – all’impatto delle nuove infrastrutture sulla società e sull’ambiente, protagonista del nuovo romanzo del Premio Campiello Carmine Abate, “Un paese felice” (Mondadori, 2023).

 

“Un paese felice” racconta la vicenda di Eranova, un piccolo centro nato sul finire dell’Ottocento nei pressi di Gioia Tauro, e che poco meno di un secolo dopo, venne raso al suolo, espropriando gli abitanti e sradicando oltre 700 mila alberi tra ulivi secolari, agrumeti, pini ed eucalipti, per far spazio ad un centro siderurgico mai costruito, dove oggi sorge invece l’attuale Porto. Intrecciando verità storica e finzione narrativa, il romanzo ripercorre alcuni degli anni più difficili per il territorio reggino, tra emergenze politiche e sociali e la costante presenza della ‘ndrangheta, sempre pronta a mettere le mani sul denaro pubblico. A dialogare con l’autore, Fabio Cuzzola, storico che proprio ai moti reggini degli anni ’70 ha dedicato testi e ricerca.

 

«Quella di Eranova è una storia sconosciuta, per certi versi anche rimossa – ha spiegato Carmine Abate -. della quale neanche io sapevo nulla. Un giorno mi trovavo nella tendopoli di San Ferdinando per scrivere un altro libro sulla migrazione e un signore, cogliendo lo sgomento nel mio sguardo, mi disse “qui prima c’era un paradiso profumato, un paese con un nome bellissimo”, indicando un posto lontano verso il porto di Gioia Tauro. Quando ho sentito questo nome, Eranova, ho capito che al suo interno c’era un’utopia e ho voluto saperne di più. Nei miei libri racconto sempre due aspetti della Calabria, la bellezza e le ferite. La Calabria, anzi, le Calabrie, sono una terra complessa, piena di problemi, ma anche di tante ricchezze che è importante vengano messe in luce».

 

Tra gli incontri da non perdere, domenica 26 maggio, la presentazione del libro “1923-2023 Agnelli Juventus. La famiglia del secolo” (Reverdito, 2022), di Italo Cucci, Salvatore Giglio, e Nicola Calzaretta, con le prefazioni di Alessandro Del Piero e Fabio Capello. Presente all’evento proprio Italo Cucci, il noto giornalista sportivo che dialogherà con lo scrittore Vincenzo Furfaro.

 

Proseguono anche gli appuntamenti fuori regione: domenica 26 l’assessore Maria Fedele sarà inoltre a Cuorgnè (TO), per la cerimonia di premiazione del 7° Concorso Internazionale “Amilcare Solferini”, ideato con l’intento di ricordare l’autore torinese e dare voce alle composizioni letterarie di autori locali.

 

A Taurianova Capitale Italiana del Libro anche riflessioni su giornalismo, deontologia ed evoluzione del settore editoriale alla luce delle innovazioni tecnologiche. Il 31 maggio Antonio Padellaro, una delle grandi firme del giornalismo italiano, presenta “Solo la verità lo giuro” (Piemme, 2024). Pur riconoscendo che “sangue e merda”, in una celeberrima definizione di Rino Formica, potere, politica e interessi degli editori abbiano da sempre condizionato la professione giornalistica, l’autore racconta i meccanismi che governano la notizia e i retroscena che spesso l’accompagnano. L’incontro è parte della programmazione di Villaggio Sud Agrifest – Festival della Cooperazione, evento gemellato con Taurianova Capitale Italiana del Libro 2024. Modera il giornalista e scrittore Marco Lupis.


Sempre il 31 maggio, in programma anche la presentazione del nuovo libro del giornalista e conduttore televisivo Paolo Del Debbio “In nome della libertà” (Piemme, 2024), che analizza i valori che hanno determinato la discesa in campo e, successivamente, la lunga stagione berlusconiana, segnando in modo così deciso, comunque la si pensi, il passato recente, il presente e il futuro della politica italiana. Dialoga con l’autore il giornalista Michel Dessi.

REGGIO – Taurianova Capitale Italiana del Libro 2024 è realtà: presentato il programma “Un promettente laboratorio di welfare culturale”

«Nel cuore della piana di Gioia Tauro, luogo di bellezze e contraddizioni, l’entusiasmo intellettuale di Taurianova ha costruito una promessa di rinascita e di riscatto».
Queste le parole del Presidente del Cepell Adriano Monti-Buzzetti che hanno aperto ieri sera a Villa Zerbi la presentazione alla stampa di Taurianova Capitale Italiana del Libro 2024, riconoscimento fortemente voluto dal Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano. Alla conferenza inaugurale erano presenti: il Presidente della Commissione del Ministero della Cultura Pierfranco Bruni, membro della Commissione del Ministero della Cultura; Giusi Princi, Vicepresidente della Regione Calabria; Carmelo Versace, Vicesindaco della Città Metropolitana di Reggio Calabria; Rocco Biasi, Sindaco di Taurianova; Maria Fedele, Assessore alla Cultura di Taurianova, nonché Direttore artistico di “Taurianova Capitale del Libro” e, infine, il Maestro Cesare Berlingeri, la cui opera artistica ha ispirato e accompagna le grafiche e il logo della Capitale Italiana del Libro 2024.
Un momento importante per raccontare nei dettagli l’attuazione del progetto premiato dal Cepell. Moderata dal giornalista e condirettore artistico di “Taurianova Capitale del Libro” Piero Muscari, la presentazione ha visto l’intervento in video-collegamento del presidente del Cepell Adriano Monti-Buzzetti, il quale ha aggiunto: «Le sue antiche memorie greche, osche, bizantine e normanne, così come il ricordo più prossimo di concittadini eminenti quali il latinista Francesco Sofia Alessio e il filosofo Antonio Renda, costituiscono l’ideale retaggio storico che alimenta il fervore creativo di municipalità, associazioni e privati in un promettente laboratorio di welfare culturale. Taurianova, Capitale del Libro 2024, è l’idea luminosa in cui tutti vogliamo credere: una scommessa sulla capacità della cultura di cambiare in meglio i luoghi, le persone che le abitano, le loro idee».
Dal canto suo il Sindaco di Taurianova, Rocco Biasi ha affermato: «Vogliamo riscattare il passato, per tracciare insieme una via verso il futuro affidandoci al potere della “Cultura”, l’unico in grado di elevarci. Tutte le comunità locali saranno coinvolte perché il riconoscimento va a loro, va a tutti coloro che tengono alla città e alla nostra regione e ai valori fondanti di un territorio dalla storia millenaria».
Questo lo spirito e l’orgogliosa ambizione di Taurianova Capitale Italiana del Libro 2024, piccolo centro del sud della Calabria che conta 15 mila abitanti, come ha rammentato con passione, durante la presentazione, il sindaco della cittadina calabrese, Rocco Biasi.
Riconoscimento che inorgoglisce la comunità taurianovese decisa a superare e andare oltre le zone grigie che hanno afflitto per troppo tempo i valori della legalità e che porrà all’attenzione di tutta l’Italia una piccola realtà che intende dimostrare le proprie inesauribili capacità.
«Taurianova Capitale del Libro d’Italia è un traguardo ma anche l’inizio di un progetto ambizioso ideato e portato avanti in questi ultimi anni – ha dichiarato l’assessore Maria Fedele -. Riaprire la biblioteca comunale, coinvolgere i territori partendo dal Patto per la Lettura, dal mondo dell’associazionismo e del terzo settore. Vogliamo alimentare, attraverso la lettura – e dunque la Cultura – un senso di appartenenza condiviso, per fare della Calabria, e di tutte le sue splendide città e borghi, una destinazione culturale unica attivando la condivisione dei saperi e del patrimonio storico-letterario, e sfruttando in maniera utile la tecnologia che ci permetterà di digitalizzare archivi e biblioteche».
Il senso degli interventi è che i libri, la lettura, la cultura, sono alla base della crescita di una comunità; favoriscono la consapevolezza dei singoli, dispiegano le ali della libertà e della democrazia, inducono al pensiero, alla riflessione.
Il progetto
“La Città della Cultura” si propone di coinvolgere e sensibilizzare la comunità locale sui temi della lettura e dell’approfondimento culturale, restituendo vita alla biblioteca comunale e al suo ricchissimo patrimonio – oltre 20mila volumi -. Cuore del progetto è infatti la riapertura della biblioteca comunale “Antonio Renda” per far sì che diventi un attrattivo polo culturale nonché volano di crescita per l’intera comunità.
L’obiettivo è offrire al territorio la possibilità di godere di una nuova offerta culturale, a partire da alcune manifestazioni storicizzate, come Taurianova Legge e Taurianoir, proseguendo con un ricco cartellone che trasformerà Taurianova in un crocevia di idee, visioni e contaminazioni tra linguaggi artistici diversi, anche grazie al gemellaggio con tre eventi negli anni hanno contribuito a promuovere l’immagine della città: l’Infiorata, il Concorso Internazionale dei Madonnari e Villaggio Sud Agrifest.
Particolare attenzione sarà rivolta ai soggetti fragili, ai giovani, agli istituti scolastici e alle agenzie educative in generale, per contrastare il fenomeno della povertà educativa che troppo spesso è la piaga di alcune aree del Sud. Il progetto ha come fine l’accesso inclusivo alla cultura e all’istruzione.
Un progetto che si sviluppa anche su altri fronti:
Il Patto Locale per la Lettura
Un’azione che il Comune di Taurianova aveva promosso già nel 2018 con la sottoscrizione del Patto Locale per la Lettura, poi estesa nel 2023, e che oggi conta ben 35 firmatari tra enti pubblici e privati, associazioni culturali, istituzioni scolastiche e altre realtà del territorio, per diffondere e valorizzare la lettura come risorsa strategica su cui investire e come valore sociale da sostenere.
Il Borgo Culturale Diffuso
Taurianova Capitale Italiana del Libro 2024 è inoltre promotore e capofila di una nuova iniziativa che vuole essere modello innovativo di sviluppo sostenibile e inclusivo per l’intera Calabria: l’istituzione di un “Borgo Culturale Diffuso”, una rete collaborativa tra comuni calabresi per promuovere la cultura e stimolare l’economia locale. L’intento di questo network è rendere la Calabria un palcoscenico culturale vivo, capace di raccontarsi attraverso la storia, l’arte e le proprie tradizioni, trasformando ogni borgo in una tappa di un viaggio culturale immersivo.

Libri come ali: il logo di Taurianova Capitale del Libro 2024

Il logo di Taurianova Capitale Italiana del Libro 2024, ideato dallo studio grafico Giovanni Audino, parte dall’antica simbologia della Fenice per raccontare visivamente il cuore del progetto. La Fenice è uno dei simboli posti all’interno dello stendardo del comune di Taurianova ed è simbolicamente legata alla rinascita, alla rigenerazione, alla rivincita.

REGGIO – Associazione culturale Anassialos: “Interdittive antimafia tra dogmatismo e prassi: analisi della struttura di un istituto“

Promosso congiuntamente da Confindustria Reggio Calabria e dall’Associazione culturale Anassilaos si terrà venerdì 3 maggio con inizio alle ore 17,00 presso il Salone Convegni dell’Associazione degli Industriali di Reggio un incontro di studio su un tema di scottante attualità e di sicuro impatto sociale il cui titolo “Interdittive antimafia tra dogmatismo e prassi: analisi della struttura di un istituto “… che forse un senso non ce l’ha …” appare certamente emblematico di una situazione giuridica ed economica gravida di riflessi di pubblico interesse di non poco momento. La complessità degli oggetti di discussione ha indotto le associazioni organizzatrici dell’evento alla scelta di due relatori di grande esperienza e cultura giuridica nonché di profonda conoscenza del funzionamento delle Amministrazioni: il Prof. Avv. Luciano Maria Delfino, Componente del Comitato Scientifico di Filodiritto. Direttore Scientifico dei Convegni, dei Master e dei Seminari giuridico-economici dell’Associazione culturale Anassilaos, e il dr. Francesco Musolino, già Prefetto della Repubblica e Consigliere della Corte dei Conti, che interverranno su tematiche di enorme impatto e rilievo ermeneutico e gestionale. I livelli di approfondimento e la novità delle argomentazioni costituiscono il sale, il cuore di un serio dibattito nella materia in esame. La lettura che i due studiosi daranno agli argomenti in trattazione rappresentano un qualcosa di nuovo nel piuttosto grigio panorama ermeneutico in essere. Infatti, entrambi gli illustri relatori auspicano un incisivo mutamento di rotta, anche legislativo, che si ponga quale momento trainante per permettere di giungere ad un copernicano rinnovamento di sistema che consenta finalmente di riconoscere e di rendere in termini concreti ed effettuali la prospettiva del bene comune. L’incontro sarà aperto dai saluti dell’ Ing. Domenico Vecchio, Presidente Confindustria di Reggio Calabria e dal Dott. Stefano Iorfida, Presidente Associazione Culturale Anassilaos di Reggio Calabria

REGGIO – Associazione culturale Anassilaos: omaggio a Francesco Petrarca

Con una conversazione della Prof.ssa Francesca Neri, inserita nel ciclo la “percezione dell’Antico” , giovedì 2 maggio alle ore 17,00 presso la Sala Giuffrè della Villetta De Nava, l’Associazione Culturale Anassilaos e la Biblioteca De Nava, con il patrocinio del Comune, renderanno omaggio a Francesco Petrarca (1304-1374) nel 650° anniversario della morte del poeta che, insieme a Dante e Boccaccio,  costituisce la triade dei grandi della letteratura italiana del Trecento. Un anniversario questo finora passato quasi sotto silenzio anche se ci troviamo dinanzi ad un artista  il cui stile e i cui temi, prevalentemente amorosi, il cosiddetto “petrarchismo”, hanno costituito un modello imprescindibile per tutti i poeti lirici e d’amore fino al Cinquecento mentre nell’Ottocento, nella fase del Risorgimento, in lui è stato evidenziato il poeta patriottico, quello della canzone All’Italia con i celebri versi “vertú contra furore prenderà l’arme, et fia ’l combatter corto:ché l’antiquo valore ne gli italici cor’ non è anchor morto” che Il Machiavelli inserirà a conclusione del suo “Principe”. Petrarca inoltre ha contribuito, insieme al Boccaccio,  in maniera sostanziale, alla riscoperta di quell’Antichità  e di quegli autori latini e greci  quasi “sepolti” nei monasteri d’Europa, la cui riscoperta e conoscenza, di là a qualche anno,  aprirà la via all’Umanesimo e alla Rinascenza. Non a torto dunque gli studiosi hanno parlato, nel caso dell’Aretino, di preumanesimo, una attitudine verso il mondo antico al quale hanno dato un contributo fondamentale, giova ricordarlo sempre,  due calabresi di origine reggina, Barlaam e Leonzio Pilato. Il primo, nativo di Seminara, fu monaco basiliano e trascorse una parte della sua vita presso la corte dell’imperatore bizantino Andronico, di cui fu poi ambasciatore presso il papa Benedetto XII (1334-1342) ad Avignone nel 1339 nel tentativo di unificazione della chiesa cattolica e di quella ortodossa dopo lo scisma del 1054. Nella sede del papato Barlaam, morto poi nel 1347 da Vescovo di Gerace,  conobbe Petrarca che lo ebbe a maestro come egli stesso scrive in un passo dell’opera “De suis ipsius et multorum ignorantia” : “Molti dei suoi scritti (di Platone) li vidi li ho visti io con questi occhi specialmente in casa del calabrese Barlaam, prototipo moderno di sapienza greca. Fu lui che cominciò ad insegnarmi il greco quando ancora non sapevo il latino e forse sarebbe riuscito a farmelo imparare, se la morte invidiosa non me lo avesse strappato e non avesse stroncato una nobile iniziativa…”  L’altro, forse allievo di Barlaam, conobbe il Petrarca a Padova nell’inverno del 1358-1359 e il poeta gli chiese una prima parziale traduzione dell’Iliade. Il successivo e importante  ruolo giocato dal Pilato a Firenze nella diffusione della lingua e letteratura greca, grazie al Boccaccio, rientra nella grande storia dell’Umanesimo italiano alla cui nascita contribuirono dunque due Reggini. A introdurre l’incontro, dopo il saluto della responsabile della Biblioteca  Daniela Neri, sarà la responsabile Poesia di Anassilaos Pina De Felice mentre Daniela Scuncia curerà la lettura dei versi di Petrarca.

 

REGGIO – Associazione culturale Anassilaos: “Premio Rhegion-Rosetta Neto”

A partire da quest’anno (36^ edizione) una sezione del Premio Anassilaos, quella Rhegion riservata a giovani studiosi e ricercatori, sarà intitolata alla Prof.ssa Rosetta Neto recentemente scomparsa e diverrà “Premio Rhegion-Rosetta Neto”. Lo ha comunicato il Presidente dell’Associazione Culturale Anassilaos Stefano Iorfida in occasione dell’incontro promosso presso il MArRC con la partecipazione della Prof.ssa Elena Santagati, docente di Storia Greca presso l’Università di Messina, e il Prof. Luigi Maria Caliò, docente di archeologia classica presso l’Università di Catania, entrambi componenti del Comitato Scientifico del Premio. Lo dobbiamo – ha affermato Stefano Iorfida – ad un’amica alla quale siamo stati accomunati da una comune passione per l’Antichità; alla studiosa che, insieme al prof. Carmelo Restifo, ha realizzato una grammatica della lingua greca antica nuova e improntata ai più moderni criteri di apprendimento rispetto alle venerande e ormai vetuste grammatiche (Rocci e Bignami) sulle quali generazioni di studenti del passato hanno consumato il fisico e la mente; lo dobbiamo alla docente che dal Vallauri al Liceo Classico Campanella ha educato migliaia di giovani ai valori più autentici sui quali si fonda una Comunità. Nel suo nome vogliamo inoltre rendere omaggio alla Scuola Reggina, a quei professori che hanno accompagnato la nostra vita di studenti negli Istituti e Licei di ogni ordine e grado e che hanno lasciato in noi un indelebile ricordo e a quei docenti e insieme studiosi, alcuni dei quali tuttora viventi, che hanno trasmesso a tante generazioni di allievi un patrimonio di pensiero e di cultura che ci viene dal mondo antico greco-latino, poi rielaborato dal Cristianesimo, che costituisce il fondamento e l’humus della cultura europea e di quello che chiamiamo oggi, in tempi di quasi rinnovata barbarie, Occidente con i suoi valori e concetti di democrazia, libertà, cittadinanza, progresso. Basti pensare allo stesso Carmelo Restifo, a Franco Mosino, a Ugo Martino, a Domenico Ficarra, a Paolo Costabile per citarne solo alcuni, e a tanti altri. Un premio nato a Reggio Calabria non può che partire da queste solide radici per crescere in Italia e in Europa.