CARDETO (RC) – Tenta di appiccare incendio boschivo, arrestato in flagranza dai carabinieri

Un importante risultato nell’attività di contrasto agli incendi dolosi è stato ottenuto dai Carabinieri della Stazione di Cardeto, che hanno arrestato un uomo sorpreso mentre tentava di appiccare un incendio in un’area boschiva demaniale. La zona, già colpita in passato da episodi analoghi, è situata all’interno della macchia mediterranea di Terusa, un’area particolarmente sensibile dal punto di vista ambientale.
In particolare i Carabinieri, durante un servizio perlustrativo finalizzato alla prevenzione e al controllo del territorio, hanno individuato l’uomo in procinto di innescare l’incendio. Prontamente intervenuti, i militari dell’Arma hanno accertato che l’uomo aveva già incendiato circa un ettaro di vegetazione, provocando gravi danni ambientali.
Sul posto sono immediatamente giunti i Vigili del Fuoco, che hanno domato le fiamme, impedendo che l’incendio si propagasse ulteriormente e mettendo in sicurezza la zona.
Il materiale utilizzato per compiere l’atto criminale invece, è stato posto sotto sequestro mentre l’uomo arrestato in flagranza di reato, è stato trasferito presso la propria abitazione dove si trova ora agli arresti domiciliari, in attesa di ulteriori disposizioni da parte dell’autorità giudiziaria.
L’arresto è frutto della costante attività di vigilanza e monitoraggio svolta dai Carabinieri di tutto il Comando Provinciale di Reggio Calabria, che da tempo hanno intensificato i pattugliamenti nelle aree boschive più vulnerabili. Questo rientra in un piano più ampio di contrasto ai reati ambientali e di tutela del patrimonio naturalistico della zona. Grazie a un controllo capillare e a una presenza attiva sul territorio, i carabinieri riescono a intervenire prontamente, prevenendo reati che potrebbero avere conseguenze disastrose per l’ambiente.
Il caso si trova ancora nella fase delle indagini preliminari e, come previsto dalla legge, l’indagato è da considerarsi innocente fino a eventuale sentenza definitiva.

 

TAURIANOVA (RC) – Aveva sepolto due quintali di marijuana in bidoni interrati vicino una fiumara: arrestato ed oggi condannato

Possesso di quasi 250 kg. di marijuana di primissima qualità, questa l’accusa per un 44enne di Taurianova, nei cui confronti è stata emessa sentenza di condanna dalla Corte di Appello di Reggio Calabria. I Carabinieri della Stazione di San Martino di Taurianova e dai Cacciatori dello Squadrone Eliportato “Calabria” lo avevano sorpreso a luglio del 2022, mentre stava recuperando lo stupefacente sottovuoto in numerosi bidoni, interrati poco distanti dalla fiumara che scende da Taurianova a Rizziconi.

A tradire l’uomo, originario della zona, era stato l’odore pungente, tipico della cannabis essiccata, proveniente da un vicino casolare in cui aveva nascosto un ulteriore quantitativo di narcotico, ancora da confezionare. Era così scattata la trappola dei militari dell’Arma che, per ore, si erano nascosti fra la vegetazione, vigilando l’ingresso del rustico. L’attesa aveva premiato i Carabinieri che, dopo aver bloccato il 44enne nella costruzione, avevano esteso la perquisizione all’area vicina. Insospettiti dalla terra smossa e dalle recenti tracce nella vegetazione, avevano poi trovato il tesoretto dell’arrestato: più di 350.000 Euro in pacchi di marijuana.

La sostanza stupefacente, che per tipologia e elevatissima qualità si ritiene possa essere stata coltivata in loco, veniva sequestrata e successivamente distrutta. L’arrestato, invece, sottoposto a misura cautelare, su disposizione della Procura di Palmi.

A quasi due anni dal fatto, ora che la Cassazione si è pronunciata per l’inammissibilità del ricorso, per il taurianovese si aprono definitivamente le porte del carcere. Dovendo scontare gli oltre 3 anni di reclusione sentenziati dalla Corte di Appello di Reggio Calabria, è stato arrestato da quegli stessi Carabinieri che lo avevano sorpreso con le mani in pasta. È ora recluso presso la Casa Circondariale di Palmi.

 

REGGIO – Allacci abusivi, alimentava illegalmente diversi edifici: arrestato per furto di elettricità per 74 mila euro

I Carabinieri della Stazione di Cataforio, in collaborazione con il personale dell’Enel, hanno arrestato un uomo nella frazione Mosorrofa di Reggio Calabria. L’individuo è stato sorpreso mentre alimentava illegalmente diversi edifici e un pozzo per irrigazione, tramite allacci abusivi alla rete elettrica pubblica. Il danno economico arrecato alla società fornitrice di energia è stato stimato in circa 74.000 euro. L’uomo non è nuovo a questo genere di reati: già nel 2023 era stato denunciato a piede libero per furti di energia elettrica. Questa volta, però, i Carabinieri lo hanno arrestato sul posto. Il GIP del Tribunale di Reggio Calabria ha convalidato l’arresto, disponendo la misura cautelare dell’obbligo di presentazione alla Polizia Giudiziaria. Oltre alla restituzione del valore del consumo energetico illegale, l’uomo dovrà rispondere dell’accusa di furto aggravato. Il caso si trova ancora nella fase delle indagini preliminari e, come previsto dalla legge, l’indagato è da considerarsi innocente fino a eventuale sentenza definitiva.

GIOIA TAURO (RC) – Eseguita misura cautelare divieto di avvicinamento all’ex moglie

Nei giorni scorsi, gli Agenti del Commissariato di Pubblica Sicurezza di Gioia Tauro hanno dato esecuzione ad un’ordinanza applicativa della misura cautelare del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa emessa dal G.I.P. presso il Tribunale di Palmi, su richiesta della locale Procura della Repubblica, nei confronti di un uomo gravemente indiziato di aver posto in essere atti di maltrattamenti in famiglia nei confronti dell’ex moglie convivente. Il provvedimento compendia gli esiti di un’attività investigativa svolta dalla Polizia di Stato e coordinata dalla locale Procura della Repubblica, che nasce dalla denuncia sporta dalla donna a seguito di una serie di atteggiamenti preoccupanti posti in essere dall’individuo, che avrebbero travalicato il normale rapporto di coppia.
I successivi approfondimenti e le testimonianze raccolte dai poliziotti del Commissariato hanno permesso di giungere ad un grave quadro indiziario nei confronti dell’indagato, evidenziando le reiterate condotte moleste che lo stesso avrebbe posto in essere, nel denigrare la donna come madre, nell’offenderla ripetutamente e nel seguirla durante le sue faccende, provocando un perdurante stato di ansia e di paura tale da ingenerare un fondato timore per la propria incolumità.
All’esito delle indagini, dunque, l’Autorità Giudiziaria ha emesso la misura cautelare che impone all’uomo non solo di non potersi avvicinare ai luoghi frequentati dalla persona offesa, ma anche di mantenersi ad una distanza non inferiore a 300 metri e di non comunicare con la stessa.
La vicenda evidenzia, ancora una volta, l’importanza di denunciare comportamenti di violenza e di intimidazione, poiché solo informando tempestivamente le Istituzioni è possibile intervenire in tempo, prima che simili atteggiamenti possano degenerare in episodi ancora più gravi.

GALLINA (RC) – Sequestrate 600 piante di cannabis in fase di essiccazione

Nei giorni scorsi, i Carabinieri della Stazione di Gallina (RC), in collaborazione con le pattuglie della Compagnia di Reggio Calabria, hanno portato a termine un’importante operazione antidroga. Durante un’accurata perlustrazione in una contrada rurale, i militari hanno scoperto all’interno di un casolare in stato di abbandono ben 600 piante di cannabis indiana in fase di essiccazione, insieme a un chilogrammo di cannabis già defogliata e stesa su appositi teli per completare l’essiccazione.

Il pronto intervento ha consentito di bloccare sul nascere l’immissione di un’ingente quantità di droga nel mercato illegale, una minaccia costante per la comunità. Le piante, insieme al materiale già essiccato, sono state immediatamente sequestrate e saranno sottoposte a ulteriori analisi di laboratorio per accertare il livello di THC, il principio attivo della cannabis.

Questo rinvenimento conferma quanto la produzione di sostanze stupefacenti rappresenti una problematica sempre attuale, specialmente nelle zone interne dell’Aspromonte, dove il fenomeno rimane radicato. Tuttavia, l’efficacia dell’operazione dimostra anche la capacità di reazione delle forze dell’ordine, sempre vigili nel contrastare ogni forma di illegalità.

L’Arma dei Carabinieri continua a essere in prima linea nella lotta contro la produzione e lo spaccio di stupefacenti, garantendo con la sua presenza costante e capillare la sicurezza e la protezione del territorio. Grazie all’impegno quotidiano e alle azioni tempestive, le forze dell’ordine si confermano come baluardo della legalità, pronti a intervenire in difesa della collettività.

VIBO V. – Arrestati due uomini per tentato omicidio

All’alba di oggi, i Carabinieri della Compagnia di Tropea hanno arrestato due uomini, padre e figlio, rispettivamente di 66 e 43 anni, ritenuti presunti responsabili di un tentato omicidio avvenuto a Rombiolo lo scorso 22 aprile. L’ordinanza di custodia cautelare in carcere è stata emessa dal G.I.P. del Tribunale di Vibo Valentia su richiesta della Procura della Repubblica, guidata dal procuratore Camillo Falvo.

I due arrestati, già noti alle forze dell’ordine, sono accusati di aver organizzato un agguato a colpi di pistola contro un 54enne del luogo, Carmelo Castagna. La vittima, raggiunta da proiettili al volto e al busto, sarebbe riuscita a salvarsi fingendosi morta, inducendo gli aggressori ad allontanarsi convinti di averlo ucciso.

Secondo quanto emerso dalle indagini condotte dai Carabinieri del Nucleo Operativo Radiomobile di Tropea, il movente dell’agguato potrebbe essere legato a vecchie tensioni tra le parti, aggravate dalla presunta presenza della vittima nei pressi dei terreni degli arrestati, forse per compiere attività illecite.

I due uomini sono attualmente detenuti e saranno sottoposti a interrogatorio di garanzia per chiarire la loro posizione. Le indagini continuano per verificare ulteriori dettagli sull’accaduto, in un quadro che, per il momento, resta caratterizzato dalla presunzione d’innocenza degli indagati.

REGGIO – Carabinieri rinvengono e distruggono oltre 1.100 piante di marijuana, un arresto

Continua l’azione di contrasto dell’Arma dei Carabinieri nella lotta alla produzione e al traffico di sostanze stupefacenti. I militari della Locride, con il coinvolgimento di unità speciali e l’impiego di tecnologie avanzate hanno conseguito ulteriori e importanti risultati.
In particolare, negli ultimi giorni, i militari della Compagnia di Locri, assieme a personale dello Squadrone Eliportato Cacciatori di Calabria, con il prezioso ausilio dell’8° Nucleo Elicotteri di Vibo Valentia, in zone impervie dei Comuni di Careri e di Platì, nel cuore dell’Aspromonte, hanno individuato e smantellato due piantagioni di canapa, nel complesso composte da oltre 1.100 piante, con infiorescenze, di altezza variabile tra i 100 e i 210 cm, oculatamente celate tra la fitta vegetazione, certamente destinate a rifornire il fiorente e illegale circuito dello spaccio su larga scala.
Grazie ad una meticolosa attività di sorveglianza, disposta nell’ambito di un servizio ad ampio raggio, i militari hanno potuto individuare e distruggere le piantagioni. Durante una delle operazioni, è stato tratto in arresto un soggetto, colto nel mentre era intento nella cura della illecita coltivazione a Careri.
Ed è proprio la conformazione geografica del territorio, con aree montuose difficilmente accessibili, ad aver favorito, nel tempo, la proliferazione di piantagioni illegali di canapa e la nascita di reti criminali dedite alla coltivazione, trasformazione e distribuzione della droga. Le piante di canapa e le attrezzature necessarie alla coltivazione, compresi alcuni impianti di irrigazione, tutti distrutti in loco, su disposizione della competente Autorità Giudiziaria, avrebbero prodotto un guadagno stimato, di circa 500.000,00 euro.
Questi risultati si inseriscono in un quadro più ampio di operazioni anti-droga condotte dall’Arma nella provincia reggina, un territorio che storicamente rappresenta un nodo cruciale per il traffico internazionale di sostanze stupefacenti.
Il provvedimento adottato è stato disposto in sede di indagini preliminari, pertanto, il destinatario dello stesso è persona sottoposta ad indagini e, quindi, presunto innocente fino ad eventuale sentenza di condanna definitiva.

 

 

CONDOFURI (RC) – Atti persecutori nei confronti di un vicino di casa ma una fototrappola lo smaschera: scatta il divieto di dimora per un 79enne

I Carabinieri della Compagnia di Melito Porto Salvo hanno dato esecuzione all’ordinanza di aggravamento della misura cautelare dell’obbligo di presentazione alla P.G. con quella del divieto di dimora nel comune di Condofuri, in aggiunta a quella del divieto di avvicinamento ai luoghi abitualmente frequentati dalla persona offesa emessa dal Giudice del Tribunale di Reggio Calabria su richiesta della Procura della Repubblica del capoluogo reggino nei riguardi di un 79enne condofurese, indagato per il reato di atti persecutori.
L’intera vicenda ha inizio nel 2021 quando un 36enne reggino, residente a Condofuri, decide di rivolgersi ai carabinieri della Stazione di Condofuri San Carlo poiché vittima, unitamente alla propria famiglia, di veri e propri atti vessatori e persecutori da parte dell’anziano, già destinatario nel novembre 2022 della misura cautelare del divieto di avvicinamento ai luoghi abitualmente frequentati dalla persona offesa su provvedimento del G.I.P. del Tribunale di Reggio Calabria, che di fatto non permettevano agli stessi di condurre una vita serena e senza condizionamenti. Il 36enne infatti evidenziava come si trattasse di una vera e propria “ossessione” nutrita dall’indagato nei confronti dell’intera famiglia, rivolgendo il proprio pensiero a quest’ultima già dalle prime ore della mattina. Nello specifico il 79enne, per questioni privatistiche legate all’utilizzo di un tubo della condotta idrica, che sorge su un terreno di proprietà di una parente dell’anziano e che sfocia in quello della persona offesa nonché di fatto utile per la relativa irrogazione, in diverse occasioni e in diversi momenti della giornata, staccava il tubo dell’acqua, senza che questo creasse alcun intralcio o disturbo allo stesso, interrompendo la relativa fornitura o si appropriava talvolta di una parte di questo dopo essere passato davanti la proprietà della persona offesa tenendo in mano un martello. Nonostante tutto l’anziano, indifferente, ha continuato nella sua opera vessatoria e persecutoria nei confronti del 36enne e della sua famiglia violando diverse volte le prescrizioni cautelari a cui lo stesso era sottoposto tanto da risultare destinatario nel maggio 2024 della misura cautelare dell’obbligo di presentazione alla P.G. in aggiunta alla precedente misura. Ma tutto questo tuttavia non lo ha portato a desistere. Infatti, nonostante le misure cautelari in atto, da maggio a settembre 2024 in ben 4 circostanze l’anziano si rendeva protagonista delle medesime condotte che venivano però puntualmente riprese da una fototrappola appositamente installata in una sterpaglia qualche tempo prima dalla persona offesa, le cui immagini sono state prontamente acquisite dai militari dell’Arma condofurese.
In seguito agli eventi denunciati i Carabinieri della Stazione di Condofuri San Carlo, dopo aver ascoltato attentamente la persona offesa raccogliendo ogni elemento utile a circostanziare nel dettaglio i fatti esposti, hanno inviato la comunicazione di notizia di reato alla Procura della Repubblica di Reggio Calabria che, sulla scorta di un grave compendio indiziario a carico dell’uomo, ha richiesto al Giudice del Tribunale di Reggio Calabria l’emissione di adeguata misura cautelare, tenuto conto che quelle in atto non avevano svolto un’efficace funzione dissuasiva.
L’uomo, oltre al divieto di dimora nel comune di Condofuri e di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa, dovrà mantenere da quest’ultima una distanza non inferiore a 200 metri, astenendosi dal comunicare con questa con qualsiasi mezzo.
Il procedimento si trova nella fase delle indagini preliminari e per l’indagato vale il principio di non colpevolezza sino alla sentenza definitiva.

VIBO V. – Operazione dei Carabinieri: scoperti tre arsenali clandestini

Prosegue incessante l’attività del Comando Provinciale dei Carabinieri per il controllo del territorio secondo le direttive impartite dal procuratore Camillo Falvo tese a contrastare il diffuso fenomeno della proliferazione di armi clandestine e a prevenire regolamenti di conti anche per futili motivi in una provincia dal grilletto facile dove in più occasioni è prevalsa la logica della giustizia “fai-da-te”.

Proprio nell’ambito di questa strategia predisposta in sinergia con la Procura di Vibo, durante alcuni rastrellamenti condotti nell’agro di San Giovanni, i Carabinieri della Stazione di Mileto hanno portato alla luce 3 arsenali nascosti tra la vegetazione e in due casolari abbandonati.

Nel dettaglio: un fucile da guerra FAL cal. 7,62, ⁠un fucile MAS cal. 7,50; ⁠5 fucili calibro 12; una pistola automatica calibro 9×17; ⁠2 fucili a canne mozze, una pistola cal. 22, una pistola da guerra in calibro 9, una pistola 9×21, una pistola in cal. 25, una pistola in cal. 7,65. Migliaia le cartucce di vario calibro. Sono stati inoltre sequestrati anche 800 gr di marijuana e di semi di canapa trovati insieme alle armi.

Le armi e le munizioni, nascoste con cura per evitare il rilevamento, sono state immediatamente sequestrate dai militari. Sono attualmente in corso approfondite indagini per identificare i responsabili di questo deposito clandestino e verificare se tali armamenti siano stati impiegati o destinati a operazioni criminali sul territorio.

L’indagine si sta sviluppando sotto l’attenta supervisione del Procuratore Camillo Falvo che coordina tutte le attività investigative. L’esame delle armi e munizioni procede con il supporto di accertamenti tecnico-balistici dei Carabinieri del SIS del Comando Provinciale che potrebbero rivelare importanti dettagli sull’origine e verificare se gli armamenti fossero già stati utilizzati o destinati a operazioni criminali.

Anche questi risultati operativi sono un chiaro segnale dell’impegno dell’Arma e della Procura nell’attività di contrasto alla criminalità e nel garantire la sicurezza della comunità. La collaborazione tra le Forze dell’Ordine e l’Autorità Giudiziaria resta fondamentale per prevenire e combattere con efficacia il fenomeno della diffusione illegale di armi sul territorio.

POLISTENA (RC) – Dépendance abusiva e piscina alimentata con l’acqua rubata dalla rete pubblica, denunciata una coppia

Marito e moglie, intenti a prendere il sole a bordo piscina. i Carabinieri della Stazione CC di Polistena li hanno trovati così. Una scena di relax familiare che non avrebbe destato l’interesse dei militari, se non fosse stato che l’uomo era un sorvegliato speciale e che, dietro la coppia, vi era un’intera costruzione di più di 100 mq totalmente abusiva, con tanto di piscina fuori terra, grande quanto una camera da letto. Ciliegina sulla torta, la vasca pescava l’acqua dal tubo della reta pubblica.
Immediata la denuncia dei due alla Procura di Palmi per furto, danneggiamento di cosa pubblica e abusivismo edilizio. Secondo la ricostruzione del personale dell’Arma, in particolare, l’edificio abusivo, una dépendance nel verde della campagna polistenese, era stato realizzato da poco, non troppo prima di questa estate. A far dire ciò, sostengono i militari, sarebbe proprio lo stato di conservazione delle pareti, che, sebbene non rifinite, erano prive dei segni d’usura del tempo.
Il risultato dei Carabinieri di Polistena non è che uno dei frutti del focus contro l’abusivismo edilizio, fatto dal Comando Provinciale dell’Arma di Reggio Calabria nella Piana di Gioia Tauro. Numerose, infatti, sono state le segnalazioni di reato all’autorità giudiziaria, con ulteriori 12 soggetti denunciati per aver costruito senza titolo a costruire o in violazione dello stesso. Sono, per la maggior parte, privati incuranti dei pericoli per le persone e dei rischi ambientali che tale illecito comporta. Fra di loro, anche un allevatore, che aveva realizzato 2 stalle nel cortile della propria abitazione. Non ha saputo però spiegare ai Carabinieri in base a quale titolo fossero stato costruite.
A tutti i predetti sono stato sequestrati gli immobili oggetto di contestazione.
Ad ogni modo, i procedimenti penali sono attualmente pendenti in fase di indagini e l’effettiva responsabilità delle persone deferite, in uno con la fondatezza delle ipotesi d’accusa mosse a loro carico, saranno vagliate nel corso del successivo processo. Non si escludono ulteriori sviluppi investigativi e probatori, anche in favore delle persone sottoposte ad indagini.