Si è svolta stamani una riunione particolarmente intensa della Commissione Controllo e Garanzia del Comune di Reggio Calabria, presieduta dal consigliere Massimo Ripepi, incentrata sull’allarme sicurezza negli edifici comunali, e in particolare sulla nota inviata dal datore di lavoro Francesco Minutolo che prevede l’inibizione all’utilizzo di alcuni immobili comunali per carenze legate alla sicurezza.
Una commissione che ha rivelato tutte le contraddizioni di un’amministrazione comunale che sembra ormai, come sottolineato da Ripepi, “inagibile non solo sul piano della sicurezza strutturale, ma anche su quello democratico e informativo”.
Il Presidente Ripepi ha denunciato il tentativo del sindaco Falcomatà di “blindare” l’informazione, cercando di mistificare la realtà. “Questa non è una semplice nota interlocutoria – ha dichiarato Ripepi – ma un atto tecnico-giuridico perentorio che, nella forma e nella sostanza, inibisce l’uso di strutture pubbliche. Chi sostiene il contrario dice una sciocchezza.”
Il consigliere ha inoltre chiesto chiarezza sull’intero carteggio prodotto, compreso quello precedente e successivo alla nota di Minutolo, e ha espresso preoccupazione per l’incolumità dei lavoratori. “Oggi i dirigenti rischiano per omissione di atti d’ufficio, e il sindaco, come al solito, se ne lava le mani. Il suo obiettivo è solo mistificare e ribaltare la verità attraverso una comunicazione studiata per confondere l’opinione pubblica”, ha aggiunto Ripepi.
Parole importanti anche quelle pronunciate dalla consigliera Angela Marcianò, docente universitaria ordinaria in materia di sicurezza sul lavoro ed ex assessore ai lavori pubblici, che ha fornito un contributo di valore e credibilità indiscutibili. La Marcianò ha ricordato come già nel 2017, con l’ing. Romano, fossero state inviate al sindaco PEC contenenti segnalazioni gravissime sulle condizioni strutturali di diversi immobili comunali. “In questi anni – ha dichiarato – non è stato fatto nulla di risolutivo. La politica ha scelto di investire su progetti pubblicitari piuttosto che sulla sicurezza reale dei luoghi di lavoro e delle scuole. Le risorse c’erano, ma non sono state programmate per le priorità vere”. E non ha mancato di sottolineare un fatto importante: “Ho vissuto personalmente il metodo Falcomatà. So bene cosa significa quando ribalta la frittata, quando convoca i dirigenti per insabbiare le responsabilità. È un meccanismo che conosco fin troppo bene”.
Il consigliere Armando Neri ha ribadito la necessità di dire le cose come stanno: “Altro che procurato allarme. Il vero allarme è il silenzio imposto. Se un datore di lavoro certifica per iscritto criticità di sicurezza, un sindaco deve intervenire. Il problema è che ormai nulla si può sapere se non quello che decide il sindaco. È un ritorno al reato di ‘lesa maestà’. Ma noi, come opposizione, il nostro lavoro lo continueremo a fare: diremo cento volte la verità, anche se non piace.”
A porre un quesito cruciale è stato il consigliere Marino, che ha chiesto apertamente se, dopo questa mole di documenti e ammissioni, si procederà a una reale chiusura dei locali o a una soluzione urgente e risolutiva. Domanda rimasta in sospeso.
La sensazione, emersa con forza dai lavori della commissione, è quella di un Palazzo San Giorgio sempre più isolato in una bolla comunicativa, dove le informazioni scomode vengono etichettate come “riservate” e i funzionari sono messi sotto pressione. Come ha ricordato Ripepi, “nella pubblica amministrazione non esistono documenti riservati. Ogni atto deve essere trasparente e accessibile”.
Alla luce di quanto emerso, il Presidente della Commissione ha preannunciato nuove convocazioni e l’acquisizione integrale di tutta la documentazione, comprese le segnalazioni degli anni precedenti, per fare piena luce su una vicenda che tocca non solo la sicurezza degli immobili, ma soprattutto la tenuta democratica dell’intera amministrazione comunale.