“C’era una volta, nel cuore pulsante di Arghillà, un quartiere che sembrava uscito da un romanzo di fantascienza, dove i rifiuti danzavano allegramente sotto il sole e l’amianto si presentava con eleganza come il nuovo materiale delle case. Un paradiso terrestre, insomma!
In questo paesaggio idilliaco, le capre, quei simpatici animali che si credevano relegati in montagna, avevano trovato una nuova casa: i marciapiedi! Con un invidiabile senso del fashion, indossavano i sacchetti di plastica come se fossero le ultime tendenze di Milano. Ogni mattina, un giro di capre si esibiva in passerella, mentre i cinghiali, giunti da ogni dove, si univano al divertimento, sfilando in cerca di uno spuntino tra i rifiuti. La sfilata dei “Bestiari in Libera Uscita” era un vero e proprio evento!
I cittadini di Arghillà, peraltro, si erano adattati alla situazione. “Se non puoi batterli, unisciti a loro!” dicevano, mentre impastavano deliziosi panini con la carne di cinghiale e gustosi formaggi di capra. “Un menù innovativo,” dicevano, “zero sprechi e a km zero!” A chi non piacerebbe un prato ristorante all’aperto, con un decor di rifiuti e amianto? Un tocco di classe, senza dubbio.
Le riunioni di condominio si erano trasformate in una sorta di happening culturale. “Gentilissimi, chi è favorevole a mantenere l’amianto in salotto come elemento di design?”, chiedeva il presidente, mentre le capre annuivano, evidentemente in accordo. “Perché buttare via il passato quando possiamo semplicemente vestirlo con gli avanzi del picnic di ieri?” aggiungeva un cinghiale, mentre le risate si spandevano come l’odore di spazzatura in una giornata di sole.
E così, la vita a Arghillà scorreva tranquilla. Nelle sere d’estate, i cittadini si radunavano nei parchi per un barbecue di capra e cinghiale, circondati da un banchetto di rifiuti che, costantemente, si elevava come monumento alla resilienza. “Non possiamo lasciare che la spazzatura vada sprecata!” proclamava un infervorato oratore sopra il rombo di un motore di moto, mentre le capre applaudivano e i cinghiali si rifocillavano.
In questo quartiere che finiva per essere un museo della stravaganza, l’unica cosa che davvero impazziva era la ragione. Ma, si sa, a Arghillà l’unica regola è “Vivi e lascia vivere… soprattutto se c’è da mangiare!”
E tra i canti di capre e il grufolare dei cinghiali, il quartiere visse felice, nel dolce abbraccio degli scarti e dei rifiuti, perché, in fondo, chi ha bisogno della normalità quando puoi avere una vita così straordinariamente assurda?”
Un residente