BRONZI DI RIACE – L’ipotesi siciliana? Daniele Castrizio critica duramente “Archeologia Viva”

Il dibattito sull’identità e l’origine dei Bronzi di Riace si è recentemente riacceso a seguito di una controversia tra l’archeologo Daniele Castrizio e la rivista “Archeologia Viva”. In un post pubblicato su Facebook, Castrizio ha espresso il suo disappunto per la pubblicazione di un articolo che attribuisce a un medico, Anselmo Madeddu, una teoria sui Bronzi priva di basi scientifiche, e per l’uso non autorizzato di ricostruzioni grafiche realizzate dal visual designer Saverio Autellitano, collaboratore di Castrizio.

Il post di Daniele Castrizio:

Gentile Redazione di Archeologia Viva,

non sono ancora riuscito a riprendermi dallo shock dello Speciale di Rai1 sui Bronzi di Riace, infarcito di falsi scoop, corroborati da un fotomontaggio diffamatorio, ma oggi aggiungete delusione su delusione.

Nell’ultimo numero della vostra pregiata rivista voi non solo date credito alla teoria sui Bronzi di Riace del dott. Madeddu, Presidente dell’Ordine dei medici di Siracusa, che non ha nulla di scientifico, come dimostrato dall’archeologo del CNR Fabio Caruso, ma mettete in copertina le ricostruzioni della mia ipotesi, il cui originale è stato realizzato dal visual designer Saverio Autellitano, attribuendole però a Madeddu. Che dire? Complimenti!!

Voi mi direte: è una notizia e noi dobbiamo darne conto. Se questo è il vostro punto di vista, devo però rispondervi che in Italia abbiamo perso il senso della misura, perché uno dei fondamenti della public history (o archeologia pubblica, se preferite) è che la divulgazione venga effettuata dagli esperti e dagli studiosi accreditati.

Pensate voi, dando la parola a un medico, che abbiate reso un buon servizio all’opinione pubblica? Assolutamente no!

Cosa può comprendere un lettore medio, posto di fronte alla scelta tra una teoria scientifica, come quella di Paolo Moreno, di Giuseppe Roma, di Vinzenz Brinkmann, e le sparate di un medico, che non ha mai sostenuto un esame di archeologia, senza un dottorato di ricerca o una Scuola di specializzazione in archeologia?

Senza un filtro, che toccava a voi porre, la confusione regna sovrana.

Mi dispiace, ma avete dato un ulteriore colpo alla disinformazione scientifica e alla squalificazione della ricerca universitaria.

In Italia, mentre le altre Nazioni, puntano sull’archeologia pubblica, si cerca di creare solo confusione, con una archeologia dell’ignoranza e delle emozioni di fronte ai Beni archeologici, così cara ai vertici burocratici del Ministero della Cultura, responsabili della decadenza delle ricerche e degli studi in Italia.

Purtroppo, non esiste l’equivalente dell’art. 348 del Codice Penale, che punisce l’abuso di professione medica, per chi abusa, invece, della professione di archeologo.

Castrizio: “Nessuna pena per chi abusa della professione di archeologo!”

L’intervento dell’archeologo Daniele Castrizio va ben oltre lo sfogo personale: è un grido d’allarme sullo stato della divulgazione scientifica in Italia, sulla necessità di rispettare le competenze e di proteggere il valore della ricerca universitaria. In un momento storico in cui l’archeologia pubblica dovrebbe rappresentare un ponte tra scienza e società, l’approssimazione e l’uso improprio delle fonti rischiano di affossare il lavoro serio e meticoloso degli studiosi.

È lecito che si raccontino storie affascinanti e si diano spazio a ipotesi alternative, ma ciò non può avvenire a discapito della verità storica e del rigore accademico. Quando a parlare di archeologia sono figure non titolate, senza mediazione critica e verifica, si rischia non solo di diffondere falsità, ma anche di svilire anni di studio, sacrificio e impegno.

Il caso sollevato da Castrizio è emblematico: senza un serio discernimento tra competenza e opinione, si finisce per dare la stessa dignità a chi studia una vita intera e a chi improvvisa. E questo, per la cultura, è un danno irreparabile.

 

ARGHILLA’ – Rifiuti, Gruppo Civico “Noi Siamo Arghillà” propone attivazione di un’isola ecologica: “Proposta concreta per ripulire Arghillà e dare dignità al territorio”

Anche il Gruppo Civico “Noi Siamo Arghillà – La Rinascita” ha preso parte all’incontro pubblico tenutosi presso il Polo Sanitario di Prossimità di Arghillà, promosso nell’ambito del progetto “Fata”, finanziato con i fondi dell’Otto per Mille della Chiesa Valdese.

Durante la riunione – alla quale hanno partecipato diverse realtà associative del quartiere – il nostro delegato Ivan Russo ha rilanciato una proposta che già il Gruppo Civico aveva avanzato ufficialmente mesi fa presso Ecologia Oggi, e che oggi trova ancora più forza grazie al confronto con la cittadinanza: l’attivazione di un’isola ecologica ad Arghillà.

Un’idea semplice, realistica e attuabile, che non solo mira a rispondere concretamente al problema dell’abbandono abusivo di rifiuti ingombranti – fenomeno purtroppo costante nelle periferie e in particolare nel nostro quartiere – ma che si inserisce anche in una logica di inclusione sociale e valorizzazione del territorio, che rappresenti un segnale di attenzione concreta dell’Amministrazione per il territorio.

La proposta parte da una constatazione di fatto: Il quartiere di Arghillà soffre da anni di un fenomeno diffuso e persistente: l’abbandono abusivo di rifiuti ingombranti, speciali e domestici lungo le strade, in aree verdi e vicino ai complessi abitativi. Questa pratica degrada il territorio e l’ambiente, compromette la salute pubblica, crea un clima di incuria e abbandono che alimenta ulteriore marginalizzazione.

A questo si somma la mancanza di servizi adeguati di raccolta differenziata e conferimento per le periferie, che penalizza soprattutto chi vive in condizioni di fragilità o non ha mezzi propri per raggiungere l’isola ecologica cittadina.

In questo contesto, l’isola ecologica, un centro di raccolta differenziata, attrezzato e controllato dove i cittadini possono conferire gratuitamente i rifiuti che non possono essere gettati nei normali cassonetti, contribuirebbe a ridurre l’abbandono illecito di rifiuti, al decoro urbano e alla tutela dell’ambiente.

Ma c’è di più. Questo progetto può diventare una straordinaria occasione di inclusione sociale, prevedendo il coinvolgimento di personale residente nel quartiere, da formare e impiegare nella gestione, nel monitoraggio e nella sensibilizzazione ambientale. Un’opportunità concreta per generare occupazione locale, cittadinanza attiva e senso di responsabilità collettiva.

Arghillà ha bisogno di interventi strutturati, non di interventi-spot. Questa iniziativa – già discussa con gli uffici di Ecologia Oggi – rappresenta un modello replicabile di economia circolare e partecipazione civica, a basso costo ma ad alto impatto per il quartiere.

Il nostro gruppo civico continuerà a farsi promotore di idee serie e realizzabili, e chiede all’Amministrazione Comunale di farsi finalmente parte attiva nel sostegno e nella realizzazione di questo progetto.

Non è più tempo di parole: è tempo di scelte coraggiose e soluzioni condivise.

Ex Cinema Orchidea, Ripepi: “Lavori a rilento, consegna forse a metà 2026”. Attivato focus permanente sulle opere pubbliche

«A Reggio Calabria le opere pubbliche “non s’hanno da fare” né domani, né mai. Chiedetelo all’embrione del ponticello del Calopinace in attesa di venire alla luce da quasi 10 anni. Metà della Via Marina è paralizzata, i chioschi assegnati sono fermi al palo per mancanza di energia elettrica e i lavori presso l’ex Cinema Orchidea hanno accumulato ritardi su ritardi. Ma la storia è sempre la stessa: si annunciano lavori, si posa una prima pietra con fanfara mediatica, si posa la seconda e si fa un altro comunicato stampa… e poi il nulla. Si parte, ma non si sa mai quando si finisce: è la sindrome cronica di questa Amministrazione.» – esordisce così il Presidente Massimo Ripepi, che questa mattina ha convocato la Commissione Controllo e Garanzia.

Durante l’audizione – presenti il RUP Architetto Coppola, il Dott. Arcano aiuto del RUP e il Direttore dei lavori e– è stato confermato che il cantiere dell’ex Orchidea, avviato formalmente a dicembre 2023, è rimasto fermo per sei mesi a causa di ritardi legati ai sottoservizi Enel e Telecom. A questi si è aggiunto anche un sequestro dell’Ispettorato del lavoro. Solo da giugno 2024, quindi, i lavori sono realmente partiti. Attualmente, l’intervento è al 40% del completamento, con fine lavori prevista – salvo altri imprevisti – per aprile 2026.

«Il problema però – prosegue Ripepi – è ben più grande. La paralisi dell’ex Orchidea si somma ad altri disastri che stanno devastando il chilometro più bello d’Italia: la Via Marina è, oggi, un cantiere a cielo aperto senza fine. Non solo il blocco della mobilità e la chiusura di via Palamolla, ma anche chioschi consegnati e attivati in netto ritardo che oggi languono perché il Comune non ha garantito i servizi essenziali, come l’allaccio dell’energia elettrica.»

«Siamo davanti a un’emergenza urbanistica ed economica nel cuore pulsante della città. È inaccettabile! Per questo ho chiesto, e richiederò formalmente nella prossima seduta, i cronoprogrammi ufficiali di tutte le opere pubbliche in corso a Reggio Calabria. Sono obbligatori per legge e vanno resi noti e controllati. La Commissione Controllo e Garanzia avvierà un vero e proprio focus permanente per verificarne lo stato, passo dopo passo

«Non ci fidiamo di questa Amministrazione – ha incalzato il Presidente – che in undici anni ha ridotto Reggio a un cantiere eterno e inconcludente. Siamo stanchi delle mistificazioni mediatiche, delle prime pietre celebrate come eventi, dei titoli su lavori annunciati e mai finiti. La città non può più aspettare.»

«Il mio impegno, in qualità di Presidente della Commissione Controllo e Garanzia – conclude Ripepi – sarà quello di portare alla luce la verità sui cantieri cittadini, mettendo ogni dato sotto gli occhi dei cittadini. Perché trasparenza e rispetto dei tempi non sono facoltativi: sono un dovere verso Reggio e verso chi la vive ogni giorno

REGGIO – Maltempo, allerta meteo arancione per il pomeriggio di oggi e per tutta la giornata di domani

A seguito del messaggio di allertamento diramato dalla Sala Operativa Regionale della Protezione Civile della Regione Calabria, che prevede il livello di allerta arancione (precipitazioni diffuse, a prevalente carattere di rovescio o temporale, accompagnate da rovesci di forte intensità attività elettrica e forti raffiche di vento) per il pomeriggio di oggi (15 maggio) e per tutta la giornata di domani (16 maggio), è in via di pubblicazione un’ordinanza a firma del sindaco Giuseppe Falcomatà per l’attivazione del Centro Operativo Comunale.

L’Amministrazione comunale di Reggio Calabria invita i cittadini alla massima prudenza, richiamandosi alle raccomandazioni diffuse dalla Protezione Civile:

• non mettersi in viaggio se non strettamente necessario;

• evitare i sottopassi;

• abbandonare i piani seminterrati o interrati se ubicati in zone depresse o a ridosso di fiumi, torrenti tombati o con sezioni d’alveo ristrette per cause antropiche;

• nelle aree indicate nel punto precedente raggiungere i piani superiori;

•  non sostare in prossimità di aree con versanti acclivi che potrebbero dare origine a colate rapide di fango e crolli di blocchi rocciosi.

La situazione sarà monitorata, costantemente, dal servizio di Protezione civile comunale e dalla Polizia locale.

Per ulteriori e più precise indicazioni è possibile rifarsi alle norme comportamentali riportate al seguente link: https://www.reggiocal.it/Notizie/Details/2794

REGGIO – Piazza del Popolo: il centrodestra esulta per la sentenza del TAR. “Democrazia ripristinata, ora il Comune chieda scusa”

Una sentenza che ristabilisce la legalità e smaschera l’arroganza istituzionale. È con queste parole che i consiglieri comunali del centrodestra hanno commentato l’esito del ricorso presentato da 32 ambulanti di Piazza del Popolo, che ha visto il TAR della Calabria annullare la delibera di Giunta che ne sospendeva l’attività mercatale. Questa mattina, durante una conferenza stampa nella stessa piazza, i consiglieri hanno espresso soddisfazione per una vittoria che restituisce dignità a decine di famiglie reggine e infligge un duro colpo all’amministrazione Falcomatà.

«Questa sentenza certifica che i chiacchieroni mistificatori e distruttori della città hanno colpito ancora. C’è stato un abuso di potere: la Giunta ha fatto ciò che compete al Consiglio comunale. Ma attenzione: prevedo un’azione dura del Comune per ostacolare il ritorno dei commercianti. Faremo muro in difesa della legalità. Piazza del Popolo deve tornare a vivere il mercato la mattina, attività culturali il pomeriggio, concerti la sera. Non tollereremo altri giochi amministrativi per bloccare chi ha diritto a lavorare». – apre così gli interventi con toni durissimi Massimo Ripepi.

«Dopo la figuraccia, provano a salvare la faccia parlando di abusivi. Ma la legalità non si ripristina calpestando chi lavora. Da mesi chiediamo di discutere questa vicenda in Consiglio comunale, sede naturale per decidere su mercati e regolamenti. E invece? Nulla. Ancora oggi, del progetto di riqualificazione sbandierato dal Sindaco non si conosce nulla». – sottolinea Milia.

De Biasi sulla “sentenza spartiacque”: «Abbiamo sempre difeso i commercianti, denunciando l’abuso compiuto dalla Giunta. Oggi il TAR ci dà ragione: la delibera era nulla. Ora però non capiamo perché la piazza sia ancora un parcheggio. Chiederemo chiarimenti in Commissione e faremo pressing affinché i lavoratori tornino subito in piazza».

«È grave che gli ambulanti siano stati costretti a ricorrere al TAR per difendere il proprio diritto al lavoro. Ancora più grave che una piazza storica sia stata chiusa con un post su Facebook. La sentenza è uno schiaffo all’arroganza della Giunta Falcomatà. E ora si torna in Consiglio, come avrebbe dovuto essere dall’inizio». – ricorda Maiolino.

«Il TAR ha chiarito che la delibera era di competenza del Consiglio. E ha ribadito che i legittimati a ricorrere erano ambulanti con autorizzazione tipo B. È un’amministrazione che ha bisogno di rispolverare i manuali di diritto amministrativo. Quel post su Facebook e quella delibera sono cancellati: non esistono più. Avevamo proposto soluzioni alternative, ignorate. Ora la città riavrà il suo mercato e i cittadini i loro diritti» – dichiara Neri.

«Arroganza, presunzione e mancanza di umanità. Questa è stata la cifra della Giunta. Piazza del Popolo è stata strappata al suo ruolo storico di mercato. Sessanta famiglie sono state lasciate senza lavoro per mesi. Ma quei lavoratori, con dignità e compostezza, non hanno mai ceduto. Ora devono tornare subito a lavorare. È una questione di giustizia e di rispetto per chi si è sempre comportato in modo esemplare». – conclude Cardia.

Il centrodestra si dice pronto a vigilare affinché il Comune non rallenti ulteriormente il ripristino del mercato e chiede che il Consiglio comunale venga convocato immediatamente per discutere la questione. La battaglia, assicurano, è appena iniziata: «Piazza del Popolo tornerà al popolo».

REGGIO – Piazza del Popolo, vittoria degli ambulanti: il TAR annulla la delibera del Comune. “Decisione illegittima, era competenza del Consiglio”

È ufficiale: i commercianti di Piazza del Popolo vincono la loro battaglia legale contro il Comune di Reggio Calabria. Il TAR della Calabria ha annullato la delibera di Giunta n. 3 del 13 gennaio 2025, con cui l’amministrazione Falcomatà aveva sospeso fino al 30 giugno l’attività mercatale nella storica piazza del centro cittadino. La notizia è arrivata proprio mentre una delegazione del comitato, guidata da Santa Morabito, era dentro a Palazzo San Giorgio alla presenza del Sindaco e del Cons. Pazzano, per presentare l’ennesima richiesta di ascolto.

“Annullata delibera di giunta, vittoria su tutti i punti” – comunicano così l’esito della sentenza, gli avvocati Alessandra Zagarella e Domenico Retez, legali dei 32 ambulanti che hanno sottoscritto il ricorso .

Con la sentenza n. 142/2025, i giudici amministrativi hanno stabilito che il provvedimento di sospensione firmato dalla Giunta comunale è «illegittimo», poiché ha invaso le competenze del Consiglio comunale. Secondo il TAR, una decisione di tale impatto sul riordino delle attività mercatali – con effetti programmatori e strutturali – non può essere presa in autonomia dalla Giunta.

Una scelta che ha violato la legge e danneggiato decine di famiglie

Il TAR ha sottolineato come la chiusura di Piazza del Popolo abbia compromesso la possibilità per i titolari di licenze “B” di accedere ai posteggi attraverso la procedura della “spunta”, prevista dalla normativa regionale e comunale. Un diritto cancellato senza che vi fosse reale motivazione o necessità urgente, né – aggiunge il collegio giudicante – possibilità di discrezionalità da parte dell’amministrazione: si trattava di un obbligo, non di una scelta.

Il ricorso è stato accolto per tutti i ricorrenti tranne quattro, dichiarati inammissibili per mancanza di titoli. Il Comune è stato anche condannato a pagare la metà delle spese processuali, pari a 1.000 euro oltre accessori.

Una sentenza che rinnega l’operato della Giunta Falcomatà

Il pronunciamento del TAR suona come una sonora bocciatura dell’operato politico e amministrativo della Giunta guidata da Giuseppe Falcomatà. Non solo per i contenuti della delibera – ritenuta illegittima – ma anche per il metodo: nessun confronto, nessun ascolto, nessun passaggio istituzionalmente corretto.

La vicenda ha sollevato grande sconcerto in città, non solo tra le forze politiche di opposizione ma anche tra esponenti del mondo culturale e sociale. Piazza del Popolo, unico mercato quotidiano di Reggio Calabria, è stata per mesi spogliata del suo significato economico e comunitario, trasformata in un parcheggio desolato. “Dove prima c’erano profumi, voci, socialità, oggi c’è solo silenzio e smog”, aveva denunciato il comitato.

La voce degli ambulanti: “Una speranza per il futuro”

Grande commozione tra i commercianti presenti al momento della notizia.

Con questa sentenza si chiude – almeno per ora – una pagina difficile per Reggio Calabria. Una battaglia che dimostra che la partecipazione civile, quando si muove nel solco della legalità e del rispetto delle regole, può ancora correggere gli abusi del potere. Piazza del Popolo potrà tornare a vivere.

Ripepi in Commissione Controllo e Garanzia: “Lavori sul Lungomare Matteotti nel caos. Brunetti diserta ancora, scriverò al Prefetto.”

«Transenne arancioni, lavori in corso e tanta polvere in Via Marina accolgono i turisti che stanno arrivando con Ryanair: benvenuti nella “Reggio città turistica” di Giuseppe Falcomatà! E mentre Reggio Calabria subisce un’altra umiliazione, ancora più grave è la sistematica assenza ingiustificata del numero due dell’Amministrazione più indecorosa della storia: oggi il Vicesindaco Paolo Brunetti, per la terza volta consecutiva, ha disertato la Commissione Controllo e Garanzia, senza neppure inviare una giustificazione. È chiaro che manchi del tutto la volontà politica di essere controllati e che l’unico interesse sia quello di stare nella stanza dei bottoni a manovrare senza dare conto a nessuno» – dichiara con fermezza Massimo Ripepi, Presidente della Commissione.

«Di fatto, i lavori sul Lungomare Matteotti sarebbero dovuti durare dieci mesi e invece, come al solito, la fine è tutta da scrivere.» – ha proseguito Ripepi – «Ritardo che è poi stato giustificato dal RUP del procedimento, il Dott. Cotroneo, in Commissione: pare infatti che sia insorta la necessità di effettuare una variante in quanto sono stati trovati dei sottoservizi di cui non conoscevano l’esistenza. Non è ammissibile che ancora oggi si programmino cantieri “a data da destinarsi“. Abbiamo chiesto che i lavori vengano accelerati drasticamente: raddoppiare o triplicare le maestranze, lavorare anche di notte se serve. Perché Reggio non può essere ostaggio dell’immobilismo politico-amministrativo di Falcomatà e delle sue protesi

«Questa Amministrazione ha il record assoluto di cantieri mai conclusi. Iniziano i lavori e non li finiscono mai. I commercianti della zona sono allo stremo, il traffico è paralizzato, l’economia locale affonda. Ed è sempre la stessa storia: promesse, conferenze stampa, proclami, taglio di nastri, premi, e poi il nulla. È una città soffocata dal pressapochismo e dalla lentezza cronica della Giunta Falcomatà.» – ha rimproverato Ripepi – «A tutto questo si aggiunge una questione gravissima sul piano istituzionale: il mancato rispetto delle regole. Tre convocazioni, tre assenze: il Vicesindaco Brunetti – oggi anche Assessore ai Lavori Pubblici – continua a sottrarsi al confronto pubblico e democratico. Presenterò una segnalazione formale al Prefetto per grave violazione dello Statuto. La Commissione Controllo e Garanzia è un organo previsto dalla legge e dallo Statuto comunale: chi ha responsabilità politiche non può far finta di niente senza che nessuno dica niente.»

«Ma il problema è più ampio – conclude Ripepi – ed è sempre lo stesso: Falcomatà scarica responsabilità su tutti, tranne che su sé stesso. Con le piste ciclabili se l’è presa con i funzionari, con l’inagibilità degli uffici del Comune con il datore di lavoro. La verità è che le scelte – anche quelle sbagliate – sono sempre sue (che è il capo dell’Amministrazione con poteri che mai nessun sindaco ha mai avuto). E, dulcis in fundosono proprio queste scelte che oggi stanno paralizzando il più bel chilometro d’Italia che (notizia di oggi) ha registrato anche la paralisi dei chioschi da poco affidati ai vincitori per (udite! Udite!) mancanza di energia elettrica

REGGIO – Scacco alla ‘ndrangheta: il Ros colpisce la cosca di Gebbione

Il 13 maggio 2025, il Ros – con il supporto in fase esecutiva del Comando Provinciale Carabinieri di Reggio Calabria e dello squadrone eliportato carabinieri cacciatori “Calabria” – coordinato dalla direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria diretta dal procuratore della repubblica f.f. dr. Giuseppe Lombardo, ha dato esecuzione all’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal giudice per le indagini preliminari presso il tribunale di Reggio Calabria, nei confronti di 4 soggetti ritenuti di far parte della cosca “Labate”, articolazione ‘ndranghetista egemone nel quartiere Gebbione di Reggio Calabria, indagati, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso.

Rivoluzione Rheggio 743 a.C., Antonio Zappia: “Affidamento Lido Comunale? L’ennesima presa in giro!”

“E siamo alle solite. Ancora una volta, da Palazzo San Giorgio arrivano annunci vuoti, slogan elettorali travestiti da ‘notizie’. Negli ultimi giorni si è tornati a parlare della riapertura del Lido Comunale, con l’annuncio di un presunto affidamento della struttura a una cooperativa. Ma la domanda sorge spontanea: cosa si vuole affidare, esattamente? Dopo undici anni di totale abbandono, incuria e degrado, il Lido non è altro che uno scheletro fatiscente, che ancor prima di essere affidato per la sua gestione avrebbe bisogno di essere nuovamente riqualificato e messo in sicurezza, per poter tornare ad essere realmente fruibile. Le pochissime aree che sono state maldestramente rimesse in sesto sono già state vandalizzate o saccheggiate. Il resto è solo cemento spaccato, acqua che sgorga inutilmente da tubature rotte, muretti crollati e sporcizia ovunque.” – esordisce così Antonio Zappia, Responsabile dei Reggini fuorisede del Movimento Rivoluzione Rheggio 743 a.C.

“Ho potuto constatarlo di persona in un sopralluogo effettuato a marzo: quello che ho visto non era un bene pubblico pronto alla gestione, ma uno scempio, una vergogna a cielo aperto. E in questo scenario disastroso, il Sindaco Falcomatà e la sua Giunta pensano di poter imbastire l’ennesima sceneggiata pre-elettorale, nella speranza di raccattare qualche consenso in vista delle Regionali.” – ha rimproverato Zappia.

“E mentre i cittadini reggini subiscono da mesi un’emergenza idrica che priva interi quartieri di un bene essenziale come l’acqua, al Lido si continuano a sprecare migliaia di litri ogni giorno per incuria e indifferenza. Il tutto sulle spalle di contribuenti già vessati da una tassazione tra le più alte d’Italia.” – ha proseguito – “Questa non è programmazione, non è politica. È solo l’ennesima farsa. Come quelle già viste in passato con l’ancora etereo ponticello di Calopinace e addirittura la Via Marina, cuore turistico di Reggio, ancora ridotta ad un cantiere arancione. Grandi promesse mai mantenute, da un’amministrazione ormai incapace anche solo di arrossire. Per usare un’espressione cara al Sindaco stesso: ‘volano frottole’.”

“A differenza sua, noi abbiamo rispetto per l’intelligenza dei reggini, che non meritano bugie, ma verità, azione e riscatto.” – ha concluso Antonio Zappia – “Il conto alla rovescia è cominciato. E una volta al governo della città, rimetteremo ogni tassello al proprio posto, restituendo a Reggio Calabria il decoro e l’orgoglio che le sono stati rubati.”

REGGIO – Presentato il maxi progetto del nuovo Campus Universitario della “Mediterranea”

Reggio Calabria, presentato il Campus del Mediterraneo: un investimento sul futuro dell’Università e dei giovani

Reggio Calabria ha vissuto una giornata storica con la presentazione ufficiale del Campus Universitario del Mediterraneo, un progetto ambizioso e strategico per l’Università degli Studi Mediterranea, reso possibile da un emendamento alla Legge di Bilancio 2025, firmato dall’onorevole Francesco Cannizzaro, che ha stanziato 4 milioni di euro a favore dell’ateneo reggino.

Alla cerimonia, svoltasi presso l’Aula Quistelli, ha partecipato anche il Ministro dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini, che ha messo il sigillo istituzionale a un’iniziativa definita “una pietra miliare” per il territorio e per l’intero sistema universitario del Mezzogiorno. Il progetto ha previsto la realizzazione di strutture moderne: edifici accademici, residenze per studenti, impianti sportivi, laboratori, mense, biblioteche, spazi ricreativi e aree verdi, con una particolare attenzione alla piena accessibilità per le persone con disabilità.

Il Rettore Giuseppe Zimbalatti, nel suo intervento, ha parlato della necessità di attrarre studenti dall’estero e di trattenere i giovani calabresi:“Attrarre e trattenere sono le nostre parole chiave. Il Campus è un’opera pensata per loro, realizzata su misura”. Il profilo internazionale dell’iniziativa è stato ulteriormente rafforzato dall’annuncio di un gemellaggio con una delle più importanti università dell’Asia Centrale, che porterà a Reggio Calabria studenti dal Kazakistan.

Nel suo intervento, la Ministra Bernini ha sottolineato come la posizione geografica dell’Università Mediterranea rappresentasse un punto di forza cruciale, non solo dal punto di vista simbolico, ma anche per la cooperazione internazionale e la ricerca: “Questo Campus nasce nel cuore del Mediterraneo. Una giovane università con una storia importante, capace di attrarre anche cervelli di ritorno, alcuni persino da Harvard e Princeton”.

Bernini ha inoltre ricordato che lo Stato aveva recentemente avviato un bando nazionale con 1 miliardo e 200 milioni di euro dedicati all’housing studentesco e ha richiamato l’attenzione sull’urgenza di riforme universitarie, tra cui quella della facoltà di medicina, mirata ad abolire il test d’ingresso: “Le riforme non si fanno a costo zero. Ma se i nostri studenti sono costretti a formarsi all’estero, abbiamo già perso”.

A dare ulteriore peso politico alla giornata è stato l’intervento dell’onorevole Cannizzaro, che ha raccontato la nascita spontanea dell’idea in un incontro estivo con il Rettore: “Era metà agosto, ci accordammo per un caffè e nacque l’idea. Lui desiderava il Campus, io promisi di cercare i fondi. Ed eccoci qui”.

Per ultimo, la Ministra Bernini ha lanciato un messaggio chiaro: “Le buone idee non hanno colore politico. Il Campus del Mediterraneo deve essere un luogo d’incontro, di sapere e di futuro condiviso. Le università devono dialogare con il mondo del lavoro e formare competenze per mestieri che ancora non esistono”.

Con questo progetto, Reggio Calabria ha segnato un punto di svolta nella propria storia accademica, puntando a diventare un polo culturale e scientifico di riferimento per tutto il bacino mediterraneo.