Amedeo Gennaro Raniero Matacena, ex deputato e armatore, continua a far parlare di sé anche dopo la morte. Deceduto a Dubai il 16 settembre 2022, all’età di 59 anni, ufficialmente per un infarto del miocardio, la sua morte è ora al centro di un’inchiesta della Procura di Reggio Calabria che sospetta un possibile avvelenamento. La salma è stata riesumata per un’autopsia, alimentando ulteriori interrogativi sulla sua scomparsa e sugli eventi successivi.
Alle prime luci dell’alba di oggi, dieci persone hanno fatto ingresso nel cimitero di via Cadorna a Minturno, dirigendosi verso una cappella apparentemente vuota, senza lapidi né nomi. Dietro un loculo anonimo, circondato da cemento e fiori finti, è stata trovata la bara di Matacena. I sigilli del consolato di Dubai erano ancora lì, intatti, confermando l’autenticità del trasporto. La bara è stata poi trasferita a Roma, all’Istituto di Medicina Legale della Sapienza, dove alle 15 è stata effettuata l’autopsia. Gli inquirenti vogliono determinare se l’ex parlamentare sia realmente deceduto per un infarto, come dichiarato all’epoca, o se la causa sia un avvelenamento, come ora si sospetta.
Matacena, condannato in via definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa, si era rifugiato negli Emirati Arabi Uniti per sfuggire alla giustizia italiana. La sua sepoltura anonima nel loculo della famiglia di Alessandra Canale, ex annunciatrice Rai e madre di suo figlio, ha sollevato ulteriori domande. Pare che la scelta del luogo e della modalità siano state fatte per evitare che la tomba diventasse meta di curiosi.
Ma non sono solo le circostanze della morte di Matacena a suscitare sospetti. Poche settimane fa è emersa un’indagine in corso sulla sua seconda moglie, Maria Pia Tropepi, ex modella e proprietaria di centri estetici. La Tropepi, sposata con Matacena con rito islamico pochi mesi prima del suo decesso, è accusata di essere coinvolta non solo nella morte del marito ma anche in quella della suocera, Raffaella De Carolis, deceduta tre mesi prima, sempre negli Emirati Arabi. Le polemiche riguardano anche questioni ereditarie, aggravate dalla presenza di due testamenti rilasciati dall’ex deputato: uno redatto in Liguria a favore dei figli e uno successivo, scritto a Dubai, che nomina Tropepi come erede universale. Secondo l’avvocato della donna, Attilio Parrelli, il secondo testamento annullerebbe tutte le disposizioni precedenti.
Un altro dettaglio insolito riguarda il passaporto di Matacena. Dopo la sua morte, la Tropepi avrebbe presentato alle autorità italiane un passaporto emesso dalla Repubblica Federale della Nigeria nel 2020, valido fino al 2025. Questo documento, intestato alla “Economic Community of West African States”, solleva ulteriori dubbi sulle operazioni compiute da Matacena negli anni della sua latitanza.
Anche il matrimonio religioso tra Matacena e la Tropepi, celebrato con rito islamico, è oggetto di contestazioni. Il certificato, intestato alla “Republic of Kenya”, ha sollevato domande, ma l’avvocato della donna ha chiarito che il rito è stato officiato da un imam di nazionalità keniota e regolarmente registrato nel suo paese d’origine.
L’autopsia in corso sarà cruciale per chiarire se la morte di Matacena sia stata naturale o il risultato di un avvelenamento, e potrebbe chiudere, o forse solo complicare ulteriormente, l’intricato caso che ruota attorno all’ex parlamentare.
La storia di Amedeo Matacena
Nato a Catania il 15 settembre 1963, Matacena è stato una figura centrale del panorama economico e politico italiano, con un passato turbolento segnato da successi imprenditoriali, incarichi parlamentari e vicende giudiziarie.
Matacena era figlio di Amedeo Matacena, l’omonimo imprenditore e armatore che, negli anni Sessanta, fondò la compagnia Caronte, attiva ancora oggi nei traghetti sullo Stretto di Messina. Sua madre, Raffaella De Carolis, fu Miss Italia nel 1962. Amedeo Matacena padre ricoprì inoltre il ruolo di presidente della Reggina negli anni Settanta.
Nel corso della sua vita, Matacena fu legato sentimentalmente alla celebre annunciatrice Rai Alessandra Canale, con la quale ebbe un figlio. Successivamente sposò Chiara Rizzo, da cui ebbe un altro figlio, per poi unirsi in matrimonio, con rito islamico, il 17 maggio 2022, con Maria Pia Tropepi, ex modella e medico chirurgo.
Nell’anno 1994, dopo essersi candidato nella lista Polo del Buon Governo, in quota Unione di Centro nel collegio di Villa San Giovanni, è stato eletto alla Camera dei Deputati, per poi passare in Forza Italia e ricoprire la carica di componente della Commissione Difesa fino all’anno 2001.
Carriera politica e giudiziaria
Nel 1994, Amedeo Matacena fu eletto alla Camera dei Deputati nel collegio di Villa San Giovanni, in Calabria, con la lista “Polo del Buon Governo” e successivamente aderì a Forza Italia, ricoprendo la carica di componente della Commissione Difesa fino al 2001.
Parallelamente alla sua carriera politica, la vita di Matacena fu segnata da diverse vicende giudiziarie. La più rilevante risale al 18 luglio 2012, quando la Corte d’Assise d’Appello di Reggio Calabria lo condannò a cinque anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa. Questa condanna faceva parte di un’inchiesta più ampia, denominata “Olimpia”, che fece luce su intrecci tra ‘ndrangheta e politica, collegati anche a gravi fatti di sangue della cosiddetta “guerra di mafia” degli anni Ottanta e Novanta.
Matacena fu accusato di aver chiesto l’appoggio elettorale alla cosca Rosmini e di mantenere rapporti con la famiglia Alvaro, uno dei clan più potenti della ‘ndrangheta calabrese. La condanna fu confermata dalla Corte di Cassazione nel 2013, ma successivamente la pena fu ridotta a tre anni di reclusione nel 2014, a causa di modifiche normative sulle pene previste per il reato di concorso esterno.
La fuga a Dubai e l’arresto
Dopo la condanna, Matacena si rese latitante e venne arrestato a Dubai il 28 agosto 2013 grazie alla collaborazione tra Interpol e Carabinieri. Tuttavia, dopo poche settimane, le autorità emiratine decisero di rilasciarlo, imponendogli il divieto di espatrio. Durante il suo periodo di latitanza, emerse anche il coinvolgimento dell’ex ministro Claudio Scajola, arrestato nel maggio 2014 con l’accusa di aver favorito la fuga di Matacena e pianificato un suo trasferimento in Libano.
Matacena smentì le accuse, sostenendo di non avere mai tentato di lasciare Dubai. Nonostante vari tentativi, l’Italia non riuscì a ottenere l’estradizione di Matacena dagli Emirati Arabi Uniti, e nel 2019 il governo italiano reiterò la richiesta.
Altri procedimenti legali
Nel corso della sua vita, Matacena fu coinvolto in diversi altri procedimenti penali. Nel 2004 fu arrestato per presunte pressioni su alcuni magistrati della Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, ma fu successivamente assolto. Nel 2012 fu condannato a quattro anni di reclusione nell’ambito del processo “Mozart” per una vicenda corruttiva legata a favori ottenuti dal presidente del Tribunale Amministrativo Regionale di Reggio Calabria, Luigi Passanisi.
La revoca del mandato d’arresto e i beni dissequestrati
Nel mese di agosto 2022, il GIP di Reggio Calabria revocò il mandato di arresto e il decreto di sequestro dei beni a Matacena, riconoscendo la liceità della provenienza del suo patrimonio e l’assenza dell’aggravante mafiosa. Questo provvedimento riguardava il procedimento penale “Breakfast”, in cui Matacena era accusato di intestazione fittizia di beni.
La disputa sulla salma
Dopo la sua morte, la salma di Matacena fu oggetto di una disputa tra i figli e la sua ultima moglie. I figli chiesero il rimpatrio della salma in Italia per il funerale e la sepoltura, mentre la moglie affermava che la volontà del defunto fosse quella di essere cremato. La vicenda è ancora in fase di risoluzione.
Su ordine della Procura di Reggio Calabria, le salme di Amedeo Matacena e della madre Raffaella De Carolis sono state riesumate per esami autoptici presso l’Università La Sapienza di Roma, con lo scopo di chiarire ulteriormente le cause del decesso.
La vita di Amedeo Matacena rimane un emblema di luci e ombre, intrecciando vicende imprenditoriali, politiche e giudiziarie che hanno segnato profondamente la storia recente del Sud Italia.