A differenza di sport acquatici come canoa e kayak, risalire strada di casa propria non è uno sport. Serve comunque una buona dose di esperienza, determinazione ed una certa prontezza di riflessi per prevalere sulle rapide, con l’obiettivo finale di parcheggiare l’auto con l’esatta quantità di ruote di partenza. Intendersi d’idraulica aiuterà a scegliere punti non soggetti a forti correnti.
Possiamo studiare le turbolenze dell’acqua, per indovinare la presenza di tombini scoperti o crepacci sotto il pelo dell’acqua, ma il vero consiglio è: fidatevi dell’olfatto. La fogna che esce dai tombini può essere un vero alleato, in questo senso. Se siete sottovento e non sentite puzza, è improbabile che il punto da evitare sia di fronte a voi. Ciò non vale, ovviamente, nelle piazze o nelle cunette dove i liquami sono diffusi e stagnanti. Tanti trucchi da marinaio, inutile dirlo, a nulla servirebbero se giunti a casa non si assicurassero le gomene a pali non caduchi.E’ importante non perdere l’auto durante la notte.
Infine, una banalità che è sempre bene ricordare: l’automobile è più pesante dell’acqua, quindi uscire dal finestrino anzichè dagli sportelli , che hanno il difetto di aprirsi al di sotto della linea di galleggiamento. Tutto questo tam tam quotidiano, se rileggiamo attentamente la sequenza, ruota attorno al punto nodale del problema delle strade, che è l’automobile. Non fosse per quell’ostinata ortodossia nella scelta dei mezzi di trasporto, anche a Reggio sarebbe facile navigare, l’equivoco di fondo è che in città serva per forza un mezzo a ruote.
Dimenticando secoli di vita marinaresca, ed ignorando l’urbanistica veneziana, i reggini hanno scelto male imboccando un percorso senza ritorno che porta dal carretto al suv, scelta non intelligente in un contesto ambientale dove non costituisce la migliore forma di adattamento. Dunque l’appello è creare a Reggio, una via di mezzo tra la zattera ed il mulo, che garantisca un trasporto in tutto confort, tanto nel pantano quanto nella fiumara stradale.
diCesare Minniti