In una torrida giornata agostana, la doccia fredda (non quella tanto agognata dai nostri rubinetti) è arrivata ieri pomeriggio con il verdetto di improcedibilità, emesso dal Tar del Lazio, sul ricorso per l’ammissione in Serie B proposto della Reggina. Toccherà al Consiglio di Stato, in caso di ulteriore impugnazione (pare che Saladini sia intenzionato ad andare avanti, ma qui si gratta il fondo del barile) decidere se staccare definitivamente la spina ad un’agonia, quella della squadra amaranto, che tiene ormai la tifoseria con il fiato sospeso da settimane. Un declino che non è altro che la metafora calcistica di una moria che interessa tutto il territorio da anni e alla quale ci siamo tristemente abbandonati.
E dunque, tra rabbia e tristezza, i social sono il campo più battuto per liberare gli sfoghi. C’è chi giura amore eterno, in qualunque categoria, alla squadra del cuore, così come chi ama spianare il fucile e addebitare colpe alla classe politica che non avrebbe preso dall’inizio le difese della città. Anzi, della Reggina specifichiamo. Perché che la città sia un malato terminale, sotto il profilo di infrastrutture e servizi, una voragine che continua ad allargarsi e a spopolarsi di capitale umano, è discorso limitato a due chiacchiere da bar e ad un post di lamentela in cui commenta zia Mela e mette like il cugino Pepé. “Se per caso cadesse il mondo io io mi sposto un po’ più in là” , ce lo cantava Raffaella Carrà e noi l’abbiamo letteralmente presa in parola.
E quindi alla domanda: perché non si è intervenuti prima sulla vicenda della Reggina?, ne sorge un’altra consequenziale: dove sono (e dove sono stati finora) quelli che dovrebbero difendere la nostra terra, quando c’è da protestare, scioperare, battere i pugni sulle scrivanie, ribellarsi a soprusi e malaffare? Perché ad eccezione di pochi, sporadici e noti “profeti in patria”, il resto è un deserto, arido di idee e propositi, che sentenzia dalla propria postazione pc e con l’aria condizionata a palla sparata in salotto. E sì, certo che ognuno è libero di fare ciò che vuole, anche di non prendere posizione e abbandonarsi alla sorte. Di non abbandonare la poltrona e sentirsi appagato con dallo sterile blabla inconcludente. Ma la nave affonda e l’unica bandierina che vediamo colare a picco è quella della Reggina.
La Redazione