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“E’ la stampa, bellezza!”

Chi questo sabato ha avuto la fortuna di sapere per tempo della conferenza stampa indetta alla chetichella dal sindaco ed era presente a Palazzo Alvaro, che il titolo fosse “Aeroporto dello Stretto” o “Stampa e opposizione siete dei criticoni” non se ne sarebbe neppure accorto. Da più di due anni alla guida del comune di Reggio Calabria, Falcomatà non ha imparato la più basilare delle lezioni che dovrebbe acquisire chi decide di lanciarsi nel marasma e sottoporsi alla berlina politica, dibattendosi nelle sabbie mobili e rischiando di rimanerne sempre più inghiottito: incassare sportivamente le critiche. Chi era seduto in prima fila ha così corso il pericolo di essere colpito da uno dei dardi infuocati lanciati dal primo cittadino, che ha così sfruttato l’occasione di essere tornato a casa dopo la processione romana, con un risultato da +0,00001%, per rimandare ai mittenti tutti gli ammonimenti ricevuti in quest’ultimo mese, da quel triste giorno in cui Alitalia ha avuto la sciagurata idea di annunciare l’interruzione dei voli su Reggio non facendogli dormire sonni tranquilli, da quando è iniziato uno stalking mediatico che gli ha fatto salire l’ansia da prestazione. Verrebbe quindi da chiedere al nostro sindaco quale ruolo dovrebbe giocare secondo lui l’opposizione, a suo avviso colpevole di non aver perso occasione per attaccarlo: tappezzeria delle aule consiliari? Così, salito sul pulpitino, con fare da buon renziano ha tentato di smontare gli avversari dispensando invettive con perle cinematografiche e scomodando (quest’ultimo lo fa a conclusione) per l’ennesima volta, pezzo forte nel suo repertorio, Platone e il suo mito della caverna.
Lo stesso quesito verrebbe da porgli sulla stampa che, nella maggior parte dei casi, non gli ha riservato salamelecchi. Caso fortuito ha voluto che, tra i presenti durante l’arringa, ci fosse un consigliere dell’ordine dei giornalisti della Calabria, il quale ha avuto modo di ricordargli che gente di ben più alto calibro sopporta le stilettate inferte quotidianamente dalle colonne dei giornali. Magari con una risata. Senza aver voglia di appiccare il fuoco a qualche redazione e senza dare del frustrato invidioso a chi tramite articoli ed editoriali si è permesso di toccarlo. Allora dovrei pensare che Saviano e Travaglio siano degli sfigati, per dire. Falcomatà vacilla e si ricompone rispondendo che la sua è “un’opinione personale” e che la stampa dovrebbe riportare le notizie per quello che sono. Varrebbe però ricordargli che una stampa completamente asettica non esiste e che anche questo fa parte del grandioso gioco del pluralismo, il bello della democrazia. Senza pluralismo sarebbe dittatura, censura, bavaglio…insomma chiamatela come volete.
Un gioco che si fa anche a colpi di click (e bannamenti) dal quale, un sindaco social come lui, non dovrebbe sentirsi ferito. E se proprio le notizie riportate non gli stanno bene, con i modi simili a quelli di Fassino con Grillo anni addietro, “che si faccia un giornale suo”. Sempre che non ci sia già .

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