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GOTHA – ‘Ndrangheta, braccio o mente della Repubblica? L’intreccio sovversivo narrato dal pm Lombardo

La ‘ndrangheta cresce attorno a dinamiche economiche ed è per questo che, ad un certo punto, sceglie di abbandonare lo stadio dell’interlocuzione con le istituzioni e di diventare essa stessa un’“istituzione della Repubblica”. E’ una conclusione sconcertante, ma confermata – secondo il procuratore Lombardo -, in maniera “assolutamente univoca”- attraverso il processo Gotha in cui gli avvocati Paolo Romeo e Giorgio De Stefano sono rappresentati all’apice della “cupola” reggina.

La ‘ndrangheta, si mette in politica, allo scopo di affondare le radici nei processi economici della città, “nel terreno fertile” della Città Metropolitana. Di tale strategia, Lombardo, è assolutamente persuaso, così come della sua unica, lungimirante mente criminale: quella di Paolo Romeo, che avrebbe convinto le grandi famiglie, a cominciare dai De Stefano, della necessità di piazzare in politica “uomini giusti nei posti giusti”; uomini che cominciassero a governare e dirigere da politici capaci. Diventando, appunto, istituzione stessa.

Politici come l’ex senatore Antonio Caridi, l’ex sottosegretario regionale Alberto Sarra e l’ex governatore Scopelliti, altro non sarebbero – ribadisce Lombardo, con innumerevoli intercettazioni alla mano – che l’espressione diretta delle famiglie De Stefano, Condello e Tegano. “Uomini giusti al momento giusto” individuati e piazzati da Romeo per coprire le cariche fondamentali “consentendo alla ‘ndrangheta di divenire padrona assoluta di tutte le dinamiche pubbliche”.

Soggetti, come nel caso di Caridi, scelti da Romeo per la capacità “di fare politica, gestire l’elettorato e soprattutto stare al proprio posto”. L’ex senatore, secondo le dichiarazioni del pentito Moio, sarebbe un affiliato dei De Stefano; politici in grado di mantenere – sarebbe questo il caso di Sarra – rapporti costanti con tutte le cosche del reggino, dagli Alvaro ai Condello.

Sarebbe stato sempre Romeo, secondo l’accusa, il regista della stagione del “Modello Reggio”, sostenendo ed accompagnando Scopelliti nella sua ascesa politica, ora elevandolo su scala nazionale a sindaco antimafia – con la simulazione dell’attentato nel 2004 al Comune – ora ridimensionandolo, permettendo l’opposizione controllata di una manciata di consiglieri.

Lombardo cita il politico mafioso Vito Ciancimino, il quale rivelò “l’ambito massonico più importante – e non si riferisce a quello regolare – è in Calabria”. Ed è proprio grazie alla società segreta costruita attorno al paravento del “Circolo Poseidonia” di Gallico, che Romeo, Marra ed Idone avrebbero congegnato quelle che Lombardo chiama ironicamente, citando Battiato, le “meccaniche celesti”: un disegno eversivo che a Reggio Calabria sarebbe stato attuato per circa 15 anni. Non è un caso, secondo l’accusa, che durante i lavori al circolo di Romeo, venga rinvenuta una rivista del 1979, con in prima pagina un articolo che tratta di “massoneria visibile ed invisibile”. Tutti elementi di un processo, puntualizza Lombardo diretto agli scettici, che nulla ha di virtuale, se è vero che c’è stato un prezzo reale da pagare ed a pagare siamo stati tutti noi.

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