Se c’è un insegnamento da trarre dagli ultimi risvolti di questo infinito Beautiful che è la politica italiana, è senz’altro il concetto di ignavia. Ai più riporterà alla mente l’immagine avuta, ai tempi dei banchi di scuola, di quegli uomini condannati ad inseguire in eterno una bandierina tra vespe, mosche e vermi, così come partorita dalla fantasia dantesca. Oggi però, a guardare la nuova (?) squadra di governo, l’immaginazione non è poi tanto lontana. Pensate ad Angelino Alfano, per esempio, passato al ministero degli Esteri senza apparenti meriti politici. Pensate a Maria Elena Boschi, promossa a sottosegretario senza apparenti meriti strategici. Pensate alla magra figura da mercenario di Denis Verdini senza apparenti meriti calcistici. Un governo di basso profilo che, come sottolineato dall’ignavo per eccellenza Gentiloni, seguirà la linea della responsabilità , per non dire continuità . Niente scossoni, dunque, nè sorprese se non quella di qualche new entry come Marco Minniti, reggino,il cui nome è legato all’intelligence. E forse non solo (vedi recenti intercettazioni pubblicate nell’ambito dell’indagine “Ecosistema”). Permettetemi inoltre di tranquillizzare i crociati difensori dell’art.92 della Costituzione che in questi giorni non hanno perso occasione per ergersi dalla massa e rammentarci che Mattarella ha agito correttamente e che questo governo è legittimo. Probabilmente un po’ meno legittimo il Parlamento da cui otterrà la fiducia. Certo è che la Costituzione non è il semplice libretto di istruzioni del microonde, c’è uno sfondo, un sottotesto dal quale è impossibile esulare: la legittimazione popolare del premier. Perchè se ci pensate bene nessuno di noi, in cabina elettorale, ha mai apposto la propria x su una lista senza pensare al leader a cui è ricollegata. Insomma, probabilmente nei prossimi mesi non verremo stupiti con effetti speciali e questo governo servirà solo a traghettarci verso nuovi lidi, dando così modo di risistemare le regole del gioco, alias legge elettorale, e tempo alle opposizioni, sia ufficiali che ufficiose, per alleanze e investiture. Ma intanto chi paga l’obolo a Caronte?
(Foto: Vignette AGJ)