I pilastri dell’economia mondiale convenuti a Villa San Giovanni per il G7 del commercio tagliano i ponti con la Cina, estromettendo il Dragone dai due giorni in riva allo Stretto: i dazi e la sicurezza delle transazioni in cima all’Agenda dei 7 grandi, ma nessun accenno alla stabilizzazione della principale via di comunicazione più minacciata da una delle turbolenze geopolitiche mondiali innescata dall’effetto domino delle guerre indoeuropee: il Mar rosso, parte integrante delle rotte del commercio internazionale.
Mentre nel Baltico, un caccia di Madrid sfiora un velivolo russo con una pericolosa manovra di interdizione, ed altre potenze europee sono impegnate in manovre congiunte pericolose quanto uno zolfanello in una polveriera sempre nelle medesime coordinate.
A poche ore dall’attentato a Donald Trump, l’Europa decide dopo gli USA la liceità dell’utilizzo dei sistemi d’arma più sofisticati da parte Ucraina che potranno colpire in profondità nel territorio Russo, e lo scacchiere internazionale si infiamma costantemente con una corsa al riarmo ed il rifiorire di piccole e grandi dispute quasi ovunque nel pianeta, proprio a Villa San Giovanni si sente la mancanza di un ponte verso le immense capacità diplomatiche e commerciali di Pechino.
