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REGGIO – Il ferragosto nero di Fortunato Cucinotta, il non giornalista che vuole fare il giornalista.

Un ferragosto nero per Fortunato Cucinotta che rischia di inciampare rovinosamente sull’art. 348 del Codice Penale: Chiunque abusivamente esercita una professione per la quale è richiesta una speciale abilitazione dello Stato è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni con la multa da euro 10.000 a euro 50.000

Questa è la pena che rischia, se l’anelante del giornalismo, sarà denunciato all’Ordine dei Giornalisti e dovrà affrontare una causa davanti ai giudici.

A poco varrà il mantra con il quale Cucinotta ha cercato disperatamente di giustificare la sua imbarazzante situazione ovvero: sono un giornalista, ma non sono iscritto all’albo. Un vero giornalista sa bene che se non è iscritto all’ordine non può usare il titolo di giornalista e sa bene che non può scrivere sul suo profilo Facebook di essere giornalista.

 

 

È stato un Ferragosto rovinoso per l’aspirante giornalista che, in un disperato tentativo di guadagnare qualche visualizzazione in più sul suo profilo Facebook, ha deciso di sparare una “bomba” estiva senza nemmeno preoccuparsi di verificare i fatti. Il 15 agosto, il nostro Cucinotta ha accusato pubblicamente il consigliere comunale Massimo Ripepi di aver installato sulla spiaggia di Catona due gazebo fissati addirittura con il cemento. Un’accusa pesante, ma soprattutto infondata, che è stata smentita rapidamente dallo stesso Ripepi in una diretta Facebook. E qui emerge l’amara verità: Cucinotta, che ostinatamente pretende di essere chiamato giornalista, aveva a disposizione il numero di telefono di Ripepi e avrebbe potuto, con un semplice gesto, verificare la fondatezza delle sue “rivelazioni”. Ma non l’ha fatto. Perché? Perché a Cucinotta, delle fonti, sembra non importare nulla. L’obiettivo non era certo quello di fare informazione, ma di lanciare un pettegolezzo, di quelli che fanno salire il contatore delle visualizzazioni, sfruttando uno dei politici più conosciuti di Reggio Calabria.

Messo alle strette, trovato con le mani nel sacco, il buon Cucinotta ha cercato disperatamente di rimediare, tentando di spostare l’attenzione su una presunta discussione che Ripepi avrebbe avuto con alcuni cittadini di Catona, i quali, addirittura, avrebbero chiamato i carabinieri. Peccato che i carabinieri non siano mai intervenuti, sempre secondo la fantasiosa narrazione di Cucinotta, per non disturbare quegli altri gazebo in legno che, stando a lui, sarebbero abusivi e stabilmente piazzati sulle spiagge di Catona. Insomma, alla prima fake news se ne aggiungono altre due, coinvolgendo non solo il consigliere Ripepi, ma anche le forze dell’ordine.

Il non giornalista che vuole fare il giornalista

Ma chi è davvero Fortunato Cucinotta? Si definisce giornalista sul suo curriculum di Facebook, ma non risulta iscritto all’Ordine dei Giornalisti. Un dettaglio non da poco, che lo colloca nella nutrita schiera dei sedicenti giornalisti, pronti a fregiarsi di un titolo che non gli spetta, nella speranza di guadagnare credibilità e magari qualche ingaggio. La vicenda del Ferragosto nero, però, svela molto di più del semplice opportunismo di Cucinotta: è il ritratto di un dilettante allo sbaraglio, un uomo che tenta di mascherare la propria incompetenza con un sensazionalismo di bassa lega.

La vicenda dei gazebo di Catona, d’altronde, è solo l’ultimo capitolo di una carriera costruita sulla sabbia. In un’epoca in cui chiunque può autodefinirsi giornalista, basta un account social e una connessione internet, Cucinotta incarna alla perfezione il pericolo di un’informazione fai-da-te, che ignora i fondamenti del mestiere: verifica delle fonti, accuratezza, responsabilità. E quando la verità viene sacrificata in nome della visibilità, non c’è niente di più imprudente.

L’epilogo: la fuga in avanti di Cucinotta

Dopo essere stato smascherato, invece di fare un passo indietro e ammettere l’errore, Cucinotta ha scelto la via della fuga in avanti, inventando ulteriori falsità e cercando di scaricare la responsabilità su altri. Prima i gazebo abusivi, poi la fantomatica lite con i cittadini, infine il coinvolgimento dei carabinieri. Un’escalation di bugie che non ha fatto altro che aggravare la sua posizione, confermando  una totale mancanza di professionalità.

E così, il Ferragosto di Cucinotta si è trasformato in un boomerang, un’occasione mancata per dimostrare di essere qualcosa di più di un semplice dilettante. La speranza, forse ingenua, è che questa vicenda possa servire da lezione: l’informazione non è un gioco, e chi aspira a fare il giornalista deve avere ben chiari i confini tra verità e menzogna, tra notizia e pettegolezzo. Ma se è vero che il mestiere del giornalista si basa sul rispetto delle fonti e sulla ricerca della verità, allora Fortunato Cucinotta ha ancora molta strada da fare prima di poter indossare, con legittimità, quel titolo che tanto desidera.

SARA MANCINI

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