“Io non muoio” – queste le parole che Maria Antonietta Rositani pronunciò rispondendo alla minaccia del suo aggressore che, dandole fuoco, le aveva urlato di morire. Da queste stesse parole e dalla pregnante testimonianza di vita di Maria Antonietta, divenuta simbolo di forza e fede incrollabili, nasce nero su bianco il libro “Io non muoio”, scritto dalla profonda e toccante penna della giornalista Emilia Paola Ines Condarelli.
Una storia dai tratti straordinari e dolorosi, quella di Maria Antonietta Rositani: una donna che è riuscita a trasformare la sua tragedia personale in un simbolo di resilienza, coraggio e lotta contro la violenza di genere. Questa testimonianza, che attraversa le pagine del libro come un filo di vita sospeso tra sofferenza e speranza, è destinata a scuotere le coscienze e accendere i riflettori su un tema purtroppo ancora troppo attuale: la violenza contro le donne.
Tutto ha inizio il 12 marzo 2019, quando Maria Antonietta Rositani viene brutalmente aggredita dall’ex marito, Ciro Russo. Quel giorno, l’uomo tenta di ucciderla cospargendola di benzina e dandole fuoco, in un gesto folle e disperato di controllo e violenza. La vita di Maria Antonietta, in quell’istante, sembra spezzarsi per sempre. Le fiamme avvolgono il suo corpo, il dolore è insopportabile, eppure la pioggia, che in quel momento scende copiosa, crea una pozzanghera che contribuisce a spegnere le fiamme. Un segno che Maria Antonietta, con fede incrollabile, legge come l’intervento divino: “Dio ha voluto che piovesse quel giorno,” racconta, “e quella pozzanghera mi ha salvato la vita.” Una fede che non l’ha mai abbandonata, neanche nei giorni più bui.
Maria Antonietta lotta per un anno intero tra la vita e la morte, tra ospedali e operazioni, tra dolore e speranza. Non si arrende mai. E proprio questo spirito indomabile ha colpito Emilia Condarelli, che ha deciso di dar voce alla sua storia con “Io non muoio”, un libro che non è solo una testimonianza, ma un vero e proprio manifesto per la rivoluzione culturale di cui il nostro Paese ha disperatamente bisogno.
Un incontro che ha cambiato tutto
Il progetto di questo libro nasce da una stretta di mano, un gesto semplice ma simbolico, tra la giornalista e la vittima. Un incontro che non avviene per caso, ma grazie all’intervento del padre di Maria Antonietta, Carlo Rositani, il quale, subito dopo l’aggressione alla figlia, si è rivolto proprio ad Emilia Condarelli per chiederle aiuto. Sentiva il bisogno urgente di far conoscere la gravità di quanto accaduto, di dare risonanza a una vicenda che avrebbe potuto restare impigliata nelle pieghe di una giustizia lenta e talvolta inadeguata. Voleva che la storia di Maria Antonietta non fosse solo un caso di cronaca nera, ma diventasse un simbolo di lotta e di cambiamento.
Ed è qui che emerge una profonda contrapposizione tra due uomini: Ciro Russo, l’aggressore, e Carlo Rositani, il padre. Da una parte un uomo che fa della violenza e del controllo la propria bandiera, tentando di dominare attraverso la brutalità la vita di una donna che voleva solo essere libera. Dall’altra, un padre che, nonostante il dolore immenso di vedere la propria figlia in bilico tra la vita e la morte, riesce a trasformare quella sofferenza in forza. Carlo Rositani non si lascia piegare dalla disperazione, ma si erge come un baluardo di coraggio e dignità, intraprendendo un cammino di lotta culturale e sociale, mosso dal desiderio di giustizia non solo per Maria Antonietta, ma per tutte le donne vittime di violenza.
Questa contrapposizione ci ricorda che il patriarcato, spesso ridotto e banalizzato come un concetto esclusivamente negativo, porta in sé una realtà più complessa. Se da una parte esistono uomini come Ciro Russo, che incarna il lato oscuro e oppressivo del potere maschile, dall’altra ci sono figure come Carlo Rositani, che rappresentano un patriarcato positivo, fatto di protezione, amore e rispetto. Un patriarcato che sa essere custode della vita, che raccoglie la propria forza non per dominare, ma per difendere chi è più vulnerabile. Carlo, in un momento di profonda sofferenza, è riuscito a canalizzare la sua forza non solo per il bene di sua figlia, ma per il bene di tutte le donne, divenendo un simbolo di speranza e di lotta contro la violenza.
Un libro come strumento di rivoluzione culturale
“Io non muoio” non è solo il racconto di una vicenda drammatica. È un grido di rivoluzione. Maria Antonietta ha scelto di non farsi schiacciare dalla violenza subita, ma di utilizzarla come vessillo per combattere una battaglia più grande, non solo per sé stessa, ma per tutte le donne che ancora oggi vivono nel terrore e nell’abuso. E soprattutto per quelle che non ce l’hanno fatta, quelle che sono cadute sotto i colpi di chi, come Ciro Russo, ha cercato di spegnere la loro luce.
Il libro presentato anche presso la Camera dei deputati diventa così un manifesto di denuncia contro un sistema che troppo spesso non protegge a sufficienza. Il “Codice Rosso”, introdotto con l’intento di accelerare i tempi per le denunce delle donne vittime di violenza, spesso non viene applicato con la dovuta prontezza, e le lungaggini burocratiche continuano a mettere in pericolo chi trova il coraggio di denunciare. Emilia Condarelli, attraverso la storia di Maria Antonietta, non solo racconta una tragedia, ma punta il dito contro un sistema che deve essere riformato alla radice. Il cambiamento culturale di cui parla “Io non muoio” passa dalla prevenzione, dall’educazione e dalla consapevolezza. Non possiamo più permetterci di rimanere in silenzio.
Emilia Condarelli: la giornalista che lotta contro la violenza
Emilia Condarelli non è solo una penna al servizio della cronaca. È una donna che da anni si batte contro ogni forma di violenza. Non solo quella di genere, ma la violenza tutta. Con la sua associazione Cult 3.0, si prende cura delle donne che sono state vittime di abusi, le sostiene nel difficile percorso di rinascita, offrendo non solo aiuto psicologico e legale, ma anche uno spazio sicuro dove ricominciare a vivere. L’impegno di Condarelli è quello di costruire una rete solidale, fatta di donne che aiutano altre donne, perché la forza della comunità può diventare uno scudo contro la solitudine e la paura.
L’umanità e la sensibilità con cui Emilia si è calata nel vissuto di Maria Antonietta sono palpabili in ogni pagina del libro. La fede cristiana, che ha rappresentato per la Rositani un’ancora di salvezza nei momenti più difficili, emerge con forza anche nella narrazione, ma non come un elemento passivo. È la fede attiva di chi si sente grata per una seconda possibilità di vita, di chi ringrazia Dio anche per i dettagli più piccoli, come quella pioggia provvidenziale che ha contribuito a spegnere le fiamme. Una fede che si trasforma in una missione: quella di proteggere e aiutare altre donne, affinché nessuna debba più passare attraverso l’inferno di Maria Antonietta.
Speranza e impegno concreto
In mezzo al dolore e alla denuncia, c’è spazio anche per la speranza. Il libro di Emilia Condarelli, infatti, non si limita a raccontare il dramma, ma apre una finestra verso il futuro. La lotta contro la violenza sulle donne non è persa, anzi, esistono realtà come Cult 3.0 che quotidianamente si battono per la prevenzione, l’informazione e il supporto. Non siamo soli in questa battaglia, e c’è ancora molto da fare, ma ogni passo avanti, ogni testimonianza, ogni vittoria, rappresenta una conquista di civiltà.
“Io non muoio” è un libro che tutti dovrebbero leggere, non solo per comprendere la gravità di quanto accaduto a Maria Antonietta, ma per rendersi conto che la violenza di genere non è un problema lontano, ma una piaga che colpisce il cuore della nostra società. Emilia Condarelli, con la sua scrittura potente e toccante, ci invita a riflettere, a non restare indifferenti, e soprattutto a unirci in un coro di voci che, insieme, possano gridare: “Stop violenza.”
SARA MANCINI