di Cesare Minniti
14 impianti di depurazione sequestrati. Di questi, 6 nel solo comune di Reggio; ovvero quelli di Pellaro, Concessa, Gallico, Paterriti, Armo, Oliveto. Sigilli anche all’impianto di Villa, ai due di Scilla, e poi a Bagnara, Motta S.Giovanni, San lorenzo e Cardeto.
Finora sono 34 i depuratori sequestrati nella sola area metropolitana di Reggio Calabria, “il cui malfunzionamento incide negativamente, in maniera determinante, sull’accoglienza che questa terra pu offrire sotto il profilo del turismo” ha commentato in apertura alla conferenza di stamane Giuseppe Bombardieri, attualmente a capo della Procura della Repubblica di Reggio, che ha coordinato le operazioni per il sequestro, attuato dalla Direzione Marittima della Guardia Costiera.
Varie le anomalie riscontrate negli impianti, dalla gestione negligente al malfunzionamento di compressori ed elettropompe, all’applicazione di bypass del tutto illegittimi, che in molti casi sversavano i reflui direttamente in mare (manovra che pu essere svolta solo da alcuni impianti e solo in base a prescrizioni ed autorizzazioni eventualmente concesse dalla Regione e dalle Province), all’illecito smaltimento dei fanghi residui della depurazione.
Sono invece 53 gli indagati, tra i quali tutti i sindaci dei vari comuni di competenza (compresi quindi Giuseppe Falcomat
e i commissari prefettizi nel comune di Reggio) e i responsabili degli impianti che si sono succeduti dal 2011 ad oggi. Per loro, i reati attribuibili vanno dal disastro ambientale all’inadempimento di contratti di pubbliche forniture, all’omissione d?atti d?ufficio, all’attivit
di gestione non autorizzata di rifiuti con smaltimento illecito degli stessi.
Sui nomi, per, si mantiene sul vago il procuratore, non fornendone alcuno, “in quanto – afferma – non siamo in fase di chiusura indagine; bisogna certificare il grado di responsabilit
personale di ciascuno degli indagati in base a quanto ha fatto e quanto poteva e doveva fare”. Non si in grado nemmeno di fornire risposte sui rischi per la salute pubblica, visto che “non ancora possibile accertare il livello di impatto dei malfunzionamenti in questo senso”.
Ad oggi, 64 sono i sequestri nell’intera Calabria, come specifica il contrammiraglio della Capitaneria di Porto Giancarlo Russo: 34 nella provincia di Reggio, 5 a Vibo Valentia, 3 a Crotone e 22 nel cosentino.
Quanto ai divieti di balneazione a tutela della salute pubblica nelle zone interessate, viene precisato che “il malfunzionamento dei depuratori non l’unico fattore in gioco rispetto all’inquinamento” “Mentre i divieti – spiega il capitano di fregata Giuseppe Turiano, scattano dopo che – l’ARPACAL, in base a valori di concentrazione di batteri come l’Escherichia Coli rilevati, notificano il livello di inquinamento al Comune”. Sulla scorta di tali notifiche, quando recapitate, il sindaci devono poi decidere se stabilire il divieto.
“Il mio unico rammarico – conclude il procuratore aggiunto, Gerardo Dominijanni – che la Procura deve sempre intervenire a seguito della mancanza di controlli da parte di chi doveva effettuarli, controlli che avrebbero potuto gi
consentire di mettere in regola gli impianti” . Insomma, la legge costretta a rincorrere la costante negligenza degli amministratori.
Il problema a monte, quindi la mancanza di controlli. Esistono gi
accordi tra ARPACAL e Guardia Costiera, per l’analisi periodica delle acque (non stato specificato con quali cadenza). Ma tale analisi appunto periodica, probabilmente per limiti tecnici, non viene condotta in tempo reale n appositamente predisposta per sorvegliare gli impianti di depurazione.
Un quesito interessante sarebbe quindi il seguente: dato che sono gi commercializzati piccoli dispositivi elettronici basati sui biosensori, in grado cio di compiere analisi precise e immediate sugli inquinanti batterici, stata gi vagliata, da chi di competenza, la possibilit di costruire una rete di monitoraggio automatico delle acque in uscita dai depuratori? Un sistema, cio, che sia in grado di rilevare e segnalare automaticamente, via radio, un eccessivo tasso di inquinanti, in modo da far scattare immediatamente i controlli su di uno specifico impianto?
Ci consentiurebbe di risparmiare gli anni (ed i costi) necessari alle indagini, tempi presumibilmente dovuti alla difficolt
di effettuare campionamenti, tempi durante i quali il turismo balneare fortemente limitato dai test di qualit
delle acque, potenzialmente purissime, qualit
messa in discussione da controlli non sempre attendibili.