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PD, il divorzio di San Faustino

Alla fine, la pentola a pressione dentro la quale da mesi gorgogliavano i malumori è esplosa. Ancor prima del referendum dello scorso dicembre, in casa PD si respirava aria di maretta e si cominciavano a contare i primi musi lunghi di chi stava vivendo una relazione tossica ed un partner-segretario dominante, trasformati pubblicamente in sorrisi stiracchiati, mentre dentro le mura domestiche volano piatti contro il compagno ma fuori bisogna tenere una parvenza di normalità per non “riempire la pancia” alle malelingue. Qualcosina avevamo intuito già con D’Alema il quale mesi addietro aveva predetto che, qualunque fosse stato il risultato del referendum, la crisi si sarebbe aperta: il teatrino ha retto fino a San Valentino, quando i rumors sono diventati ufficiali e le confezioni di cioccolatini non hanno sorti to alcun effetto. Se prima infatti molti avevano paura di evocare il fantasma “Scissione”, ora sembra invece sempre più reale tanto che è cominciata la grande fuga di chi pareva non aspettare altro che l’occasione propizia per levare le tende e cercare appoggio altrove, per esempio da Vendola e Pisapia, mentre la possibilità del Congresso è vissuta con la stessa stizza e convinzione di un incontro dal mediatore familiare per non passare direttamente all’avvocato matrimonialista e far finta che “sì,noi le abbiamo tentate tutte ma lui russa di notte e mia suocera è una vipera”. D’altronde, come affermato dallo stesso Veltroni, il PD è nato da una fusione, non da una scissione, ma qui pare più di assistere ad una emulsione, una maionese che alla fine è impazzita e che sembra impossibile recuperare, visto che a detta di Giachetti, la decisione di alcuni di fare le valigie è stata già presa, senza bisogno per Renzi di lanciare panni e suppellettili dalla finestra e cambiare la serratura di casa. In pratica resta da pensare che dentro il PD, avviate le procedure di separazione, a poco a poco stia rimanendo solo Alfano, il quale si dice abbia già cominciato a fare un giro di chiamate ai vecchi amici per sapere se disposti a farlo dormire sul divano a casa loro mentre riprova a mettere in piedi la sua vita e una dignità politica persa negli ultimi anni in una relazione di puro interesse e alcun sentimento che non fosse una poltrona e un brillocco al dito.
Al netto di tutto quanto sopra, i quesiti che stuzzicano l’appetito sono vari, ma in particolare ci si chiede con chi si schiereranno i figli, in particolare quelli calabresi, di questo partito in cui si muovono più correnti che nello Stretto di Messina. E soprattutto, che fine farà il millantato 40% di Renzi?
Foto:Vignette AGJ

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