di Cesare Minniti
Due lenzuola gonfie, di qualcosa di invisibile, che non respira al pari degli altri oggetti che compongono una strada, ma sono corpi. Corpi caldi come ora i curiosi, dentro i loro vestiti, mentre pensano come rendere improbabile, lontana, chiusa a chiave l’ipotesi che avrebbe potuto toccare ad uno qualsiasi di loro, di noi, avere troppa fretta su una strada malridotta.
Secondo il codice della strada, ogni conducente deve regolarsi e tenere le condizioni di guida pi sicure in relazione alle condizioni meteo e del manto stradale. Viviamo dunque in questa bella citt
, dove anche andare a 20km/h gi
troppo rischioso, forse gi
abbastanza per cadere, e morire. Ma a questa lentezza non si pu vivere.
Del fatto di Pentimele, delle morti di Antonio Spinella e Maria Teresa Mento, ormai si deciso questo: bisognava fare attenzione. Non importa se le buche non fossero minimamente segnalate, inutile considerare che nessuno con un briciolo di coscienza avrebbe mantenuto la strada aperta al traffico. L’incoscienza non reato. Cos’altro pi?
C’ un sindaco che si prende i meriti di una strada asfaltata, anche se i meriti sono di Anas, ma non le responsabilit
di un incidente. La paternit
del male appartiene ad altri. Il sindaco Giuseppe Falcomat
ammetta dunque che la citt
non ha nessuno al timone.
La citt
non al sicuro, ma ci che pi conta che nessuno garantisce per i cittadini. Vige la regola incontestabile dello scaricabarile, il potere ed il menefreghismo convivono armoniosamente, grazie ai potenti apparati di cui chi governa pu avvalersi per uscire pulito da qualsiasi fattaccio.
La tecnica, anche stavolta, sar
quella di annunciare un cambiamento eclatante per poi lasciare al tempo il compito di farci dimenticare, di farci credere che quei due, sull’asfalto, erano solo molto pi imprudenti di noi.
REGGIO CALABRIA. CITT· DALLE MILLE TRAPPOLE LEGALIZZATE
Ci sono rampe di raccordo autostradale dove si scivola meglio che in pista di pattinaggio, ma il personale Anas non rileva chiazze d’olio, perch non ci sono ed il fatto che si esca fuori strada cos facilmente non minaccia nessuno, a parte chi ci viaggia sopra. Per esempio, tutto il tratto finale che dal Porto, immette nellautostrada A2, direzione Salerno, non appena si bagna (nonostante tutta l’acqua piovuta dovrebbe aver pulito ogni traccia d’olio) continua a secernere una patina scivolosa, forse residuo di recenti versamenti di materiali oleosi o grassi impregnati nel catrame.
La chiamano “curva della morte”, ma non ci sono cartelli a segnalarlo a chi non conosce tutte le famose e longeve trappole delle nostre strade.
Perci due giorni fa ci ho fatto personalmente due testacoda, su quel tratto, e sono qui, incolume solo per grazia di Dio, a scrivere dopo aver visto due persone decedute, oggi, per molto meno.
Eppure rispettavo i limiti di velocit
. L’estrema pericolosit
del tratto, come detto, non era segnalata, ma, secondo le leggi del codice della strada, dovevo essere io, mentre l’auto perdeva aderenza improvvisamente e senza ragione apparente, a dover commisurare la velocit
alle condizioni climatiche del manto stradale. Follia, paradosso, avrei dovuto prevedere il futuro. Ci significa che il gestore delle strade, pu fare pressoch ci che gli pare, mentre chi si ammazza, semplicemente non sar
stato mai abbastanza prudente.
Una forma di prudenza, l’unica possibile, sarebbe ora quella di evitare di dimenticare che queste non sono le uniche trappole presenti in citt
. E soprattutto, pretendere che ci sia in futuro qualcuno disposto a farsi carico della citt
, disposto a prendere misure esemplari contro chi esegue male i lavori. Disposto, se necessario, a recarsi sul posto dove settimane prima erano state segnalate buche incredibili e fare chiudere il tratto, cazziare le ditte esecutorici, fare ci che non dovere legale, forse, di un sindaco, ma bens morale, di un qualsiasi padre di famiglia.
Il nostro futuro dipende da quanto pretenderemo questo tipo di classe politica, che vada oltre il timbro di un cartellino, che ami la propria citt
ed i propri cittadini, anche al punto di vedere una strada disastrata e farla chiudere personalmente senza lavarsi le mani con una lettera di sollecito. Se non lo faremo, saremo noi i boia di questi e dei prossimi morti.