C’è puzza di bruciacchiato in città , ma non è solo colpa degli incendi che qui e lì stanno divorando le periferie rendendo il paesaggio brullo e desolato. Ad essersi incenerito è l’orgoglio- era ora- del sindaco Falcomatà che, come riportato da altre testate, dopo svariate di pillole di Maalox avrebbe finalmente alzato la voce alla direzione nazionale PD qualche giorno addietro, si sarebbe finalmente scomposto i capelli e sulla camicia si sarebbero finalmente visti i segni di sgualcitura di una giornata infernale. Un sindaco inamidato sempre fresco di lavanderia, negli ultimi mesi, che si è stancato di giocare il ruolo delle tende di Palazzo San Giorgio e si è scomposto. Sì, perchè basta chiedere in giro cosa ne pensino i reggini per sentirsi rispondere che questa amministrazione è da mediocrità in pagella, dove la fiducia è ai minimi storici, in una città ancora (positivamente) rustica che rifiuta le sovrastrutture e preferisce la semplicità delle sue tradizioni, che pretende risposte essenziali immediate, non ragionamenti di alta filosofia che filano via alla prima sferzata di scirocco: con quelli non ci si fa mica la doccia in casa, nè sistemano il manto stradale, nè risolvono tutti gli annosi problemi con i quali ci siamo- purtroppo- abituati a convivere (i reggini sono oggetto di studio delle teorie Darwiniane confermando la tesi sull’adattamento, come i fringuelli delle isole Galapagos) . A leggere le esternazioni di Giuseppe Falcomatà versus Renzi qualcuno ha creduto seriamente che avesse cambiato improvvisamente bandiera, alla stregua di quelle coppie che per mesi fingono che vada tutto bene e poi uno dei due si alza una mattina e fa le valigie, rinfacciando i rospi ingollati mesi prima e litigando su chi debba tenersi il cane e il servizio di piatti: in questo caso il sindaco avrebbe esclamato proprio che “Serve un programma serio per tutto il Sud, a partire dall’immigrazione e passando per il lavoro, le opere pubbliche e la mobilità ». Era ora che venisse ammesso il vuoto abissale in cui sta finendo tutto il Sud, imbambolato da promesse illusorie e liquidato con un colpo di sciacquone . Dopo il flop al referendum, dopo l’horror show con protagonista l’Aeroporto dello Stretto, dopo l’umiliazione subita ai ballottaggi a Catanzaro, per il PD calabrese “il treno ha fischiato”, afferrato per i capelli. La stagione congressuale per i circoli sul territorio è stata annunciata per il prossimo autunno e si parla di azzeramenti e aria nuova, o almeno così molti si augurano sperando non vada a finire come è stato per Renzi, ora al suo secondo mandato alla guida della segreteria nazionale : gira e rigira se lo sono ritrovati di nuovo tra le balle.