Sabato 21 giugno si è svolto nella Chiesa del SS. Salvatore in Messina il ricordo dell’artista russo Andrej Rublev, universalmente riconosciuto come il più grande pittore di Icone.
Ma l’evento non è stato soltanto ricordare Andrej Rublev con la presentazione del saggio “Da Rublev a….. Rublev” di Bruno Volpe, ma si è rivelata l’occasione per coniugare ed assemblare come un’unica voce la spiritualità religiosa, la bellezza dell’arte, la soavità della musica e l’amore umano.
Il convegno, svoltosi all’interno di un quartiere con profonde fragilità, ha permesso di sviluppare momenti di intensa riflessione sulla condizione umana mettendo in risalto alcune tematiche che ci avvolgono e sono un mezzo per superare problematiche di vita quotidiana.
A rimarcare la valenza dell’incontro la presenza di S.E. Mons. Cesare Di Pietro, Vescovo ausiliare di Messina-Lipari, che nel suo intervento ha evidenziato che l’amore, l’accoglienza, il rispetto si generano dalla capacità della fede di entrare nell’animo e nella mente di ciascun essere umana senza distinzione di credo e di razza e con un forte dialogo tra confessioni cristiane, ponendo il punto che nel momento storico attuale in cui la coesione sociale passa anche attraverso la cultura.
A suggellare le solenni parole di Mons. Di Pietro un momento musicale con il soprano Valentina Mangano, accompagnata dal violino di Giovanni Alibrandi e dall’arpa di Alessia Pitali che hanno creato una leggerezza di spiritualità
Come detto le parole di Mons. Di Pietro sono state lo spunto perché si avviasse un confronto dialettico e filosofico al di sopra di qualsivoglia steccato ideologico al quale hanno partecipato personalità delle istituzioni, della cultura, dell’arte e della società civile.
Bruno Volpe, oggi anche direttore del Quotidiano di Bari, oltre a rendere omaggio a Rublev con il suo libro, ha sottolineato come l’arte, soprattutto quella sacra, possa ancora oggi offrire strumenti per interpretare il presente, accendere il dialogo e riaccostare le coscienze e parlare all’anima, illuminando ciò che spesso resta in ombra.
Di notevole spessore l’intervento del critico d’arte Pasquale Lettieri che con la sua valente abilità dialettica ha coniugato in un tutt’uno figure e simboli protagonisti di questa giornata, riassegnando all’Icone il ruolo non di semplice immagine ma come “porta fidei”, ovvero l’ingresso per la comunione con Dio, e nella conclusione ha richiamato il legame tra il pensiero teologico dell’Oriente cristiano e l’estetica del fondo oro: non decorazione, ma rivelazione.
Il valore culturale e il mercato delle icone, è stato, trattato dal gallerista Pierluigi D’Amore che ne ha anche evidenziato la rarità e il significato storico.
Ed in quest’atmosfera di soavità e leggerezza si sono inserite le opere pittoriche dell’artista reggina Alberta Dito che hanno decorato le pareti della chiesa come fossero la cornice pittorica dell’evento avvolgendo i presenti tutti in un abbraccio di pennellate e colori che hanno trasmesso la sacralità delle sue Icone, la forza dei suoi dipinti e le emozioni del suo animo attraverso i suoi astratti.
Per dare un ulteriore segno di partecipazione convinta a quest’evento dal grande significato di gioia e di unione delle anime Alberta Dito ha donato t-shirt e shopper con le immagini delle sue opere ed icone.
A conclusione dell’evento l’ospite Don Enzo Bugea Nobile ha omaggiato i relatori con sculture di crocifissi come gesto di bellezza e condivisione.
All’evento imperniato sull’Icona ha partecipato un pubblico folto, attento, vibrante: famiglie, oratori, fedeli e curiosi, tutti immersi in un’atmosfera che ha unito la semplicità del quartiere alla profondità dell’esperienza artistica e che hanno attestato che queste iniziative sono capaci di generare senso di comunità attraverso l’arte e il pensiero.
L’Icona non si guarda: si prega ed oggi, si è pregato anche con i colori delle Icone di Alberta Dito che ha dichiarato “quando le dipingo provo sensazioni di serenità e spiritualità usando i colori forti e accesi della mia pittura”.
Oreste Mario Dito