“UNA SENTENZA NON PUÒ CANCELLARE IL VALORE DI UNA PERSONA” – inizia così il post dell’imprenditore Giuseppe Falduto a seguito della notizia della condanna in primo grado del Consigliere comunale e Presidente della Commissione Controllo e Garanzia, Massimo Ripepi.
“In questi giorni si è parlato della condanna in primo grado a sei mesi del consigliere comunale Massimo Ripepi. Sento il dovere, con serenità e chiarezza, di esprimere il mio pensiero. Non ho mai votato Massimo Ripepi, né fatto parte del suo schieramento politico. Ma insieme a lui ho condiviso battaglie importanti per la città, come quella per la difesa dell’Aeroporto dello Stretto, quando tutti lo davano per spacciato. In quel momento servivano coraggio, coerenza e determinazione: qualità che Massimo ha dimostrato sul campo, senza chiedere nulla in cambio.”
“Oggi leggo inviti alle dimissioni e sentenze politiche ancor prima che quelle giudiziarie diventino definitive. Rispetto la magistratura, com’è giusto che sia. Ma una condanna in primo grado, soprattutto se a sei mesi e senza implicazioni pratiche di decadenza o interdizione, non può e non deve diventare automaticamente una condanna morale o politica. Le sentenze vanno lette, comprese, contestualizzate. Dietro una decisione giudiziaria ci sono atti, testimonianze, ricostruzioni. E soprattutto c’è una persona.”
“Una sentenza, soprattutto se non definitiva, non può cancellare con un colpo di spugna anni di impegno istituzionale e civile. Massimo ha sempre agito da uomo libero, fuori da logiche di potere, e non ha mai fatto mancare il suo punto di vista — anche quando era scomodo. Chi oggi invoca “etica e opportunità” dovrebbe avere l’onestà di applicarle sempre, non solo quando fa comodo. Io sto con chi non si nasconde, con chi ha il coraggio di affrontare anche le difficoltà a viso aperto.”
“Massimo, continua a camminare a testa alta. Perché non sono le etichette a definire un uomo, ma i suoi gesti, le sue battaglie, la sua coerenza.”