Si è tenuta questa mattina presso la Sala dei Lampadari di Palazzo San Giorgio la conferenza stampa del sindaco Giuseppe Falcomatà, che ha illustrato le attività dell’amministrazione comunale per l’anno 2024 e rilanciato gli obiettivi per il 2025. L’incontro, che avrebbe dovuto rappresentare un momento di rendicontazione trasparente ai cittadini, si è presto rivelato un esercizio di autocompiacimento e retorica, dove le criticità sono state sistematicamente ignorate a favore di proclami che poco si riflettono nella realtà vissuta dai reggini.
Falcomatà vende farina non del suo sacco. Ma in qualche caso è proprio fumo.
Il Primo Cittadino ha esordito affermando che la conferenza è stata convocata per “rendicontare nel senso letterale del termine, dare conto alla cittadinanza delle attività messe in campo”. Tuttavia, al di là delle parole, l’elenco delle realizzazioni resta poco convincente. Il sindaco ha enfatizzato il completamento di cantieri come quello del Palazzo di Giustizia e del Museo del Mare, ma entrambi i progetti non nascono dalla sua amministrazione. Il Palazzo di Giustizia, in particolare, è stato sbloccato grazie all’impegno del deputato Francesco Cannizzaro, mentre il Museo del Mare è un’idea lanciata oltre un decennio fa dall’ex sindaco Giuseppe Scopelliti: opere non sue, successi altrui!
Nonostante questo, Falcomatà ha dichiarato: “Siamo orgogliosi come amministrazione della strada percorsa, risultati che devono rendere orgogliosi i cittadini perché sono a disposizione della crescita della collettività”. Possiamo dunque dirci orgogliosi di opere non ancora ultimate o comunque ferme da anni?
Come, per continuare la lunga lista, nel caso del Parco Lineare Sud, il Lido Comunale e San Giovannello, che restano opere incompiute o in condizioni di abbandono. E mentre Falcomatà si dichiarava soddisfatto dell’operato della Giunta, la città continua a lottare contro problemi strutturali mai risolti: dalle strade dissestate ai servizi carenti, fino alla gestione del verde pubblico e del decoro urbano.
Obiettivi 2025: un déjà-vu di promesse non mantenute
Il primo cittadino ha poi delineato i traguardi per il 2025, puntando sul completamento dei lavori in corso e sull’ottenimento del titolo di Capitale Italiana della Cultura. Un obiettivo certamente ambizioso, ma che appare scollegato dalle reali condizioni della città. Falcomatà ha auspicato “uno sforzo collettivo di unità di intenti”, coinvolgendo istituzioni, associazioni di categoria e cittadini. Tuttavia, il richiamo all’unità stride con la realtà di una città divisa e con un’amministrazione che spesso non ha saputo dialogare in modo efficace con i diversi attori del territorio.
Sicuramente un obbiettivo valido quanto gratuito: a mancare è invece il lavoro preparatorio che costava molta più fatica e soprattutto abilità! Tale per cui la città attualmente si trova sprovvista di una serie di infrastrutture ed apparati necessari al fine di rendere fruibile l’enorme potenziale storico-culturale che la città sapeva già di avere, indubbiamente da molto prima – e diremmo nonostante – l’arrivo del nostro Pindaro.
Anche i riferimenti all’operato della Giunta appaiono più come il solito tentativo di fantasia o un’opera apologetica, piuttosto che come un’analisi critica. Il sindaco ha lodato il lavoro di squadra, attribuendo i meriti alla “macchina amministrativa, ai dirigenti, ai funzionari” e riconoscendo che “il Sindaco oggi fa questa relazione, ma i risultati vengono comunicati grazie al lavoro di chi forse troppo spesso rimane un po’ più nell’ombra”. Un riconoscimento tardivo e poco credibile, considerata la percezione diffusa di una macchina amministrativa spesso inefficiente.
E quando i cittadini vedranno la prima palma nel deserto, si dimenticheranno che prima era una foresta…
La conferenza stampa odierna, lungi dall’essere un momento di trasparenza e dialogo, è apparsa più come un tentativo di rilanciare l’immagine di un’amministrazione in evidente difficoltà. Le dichiarazioni del sindaco, per quanto ricche di retorica, non riescono a nascondere il vuoto amministrativo di 11 anni di governo.
Il clima desertico creato in città non mancherà di preparare a facili entusiasmi di cittadini rispetto a quel poco che verrà (eventualmente) compiuto: anziché scusarsi del ritardo, il nostro retore utilizzerà il primo rocambolesco “fine dei lavori” come argomento per prorogare tutte le altre incompiute “a data da definirsi”.