Al di là del garantismo dovuto rispetto alle indagini fino a sentenza definitiva – afferma Ripepi, segretario regionale di Alternativa Popolare, riguardo al caso Falcomatà – rimane il fatto che le intercettazioni pubblicate dimostrano relazioni moralmente intollerabili tra il sindaco di Reggio Calabria e il genero di un boss della cosca Araniti. Un fatto che a prescindere dal prosieguo giudiziario getta un’onta sulla città con i prevedibili blocchi che un amministratore responsabile dovrebbe scongiurare dimettendosi. Tutto ciò rischia di compromettere agli esordi un grande progetto: quello del Ponte sullo Stretto, che (auspicando che non si riveli una marchetta elettorale di Salvini, poiché si rivelerebbe la fine della credibilità della politica) dovrebbe essere al centro dell’agenda politica di Reggio. Come tutte le grandi opere, dall’infrastruttura scaturirebbe la possibilità di ricchezza ed opere di corredo rispetto alle quali non un progetto è stato avanzato da Falcomatà; ed è questo un termometro dell’inerzia che è stata cifra del decennale capitolo falcomatàno. Si incontra per di più l’assurda contrarietà del centrosinistra e degli ambientalisti, sulla scorta di obiezioni risibili e non supportate da un’alternativa realistica di sviluppo economico. Sul tema specifico del Ponte – afferma Ripepi – ho convocato un Consiglio comunale aperto i cui voti, a favore o contro – invierò agli storici perché rimangano scritti nella storia della città. Un capitolo interessante è stato dedicato alla Meloni. L’allora esordiente leader di Fratelli d’Italia, dopo aver beneficiato del bottino di voti accumulato da Ripepi in città, salvo rinnegarlo sulla scorta di un caso privo di rilevanza penale (anzi del tutto inesistente) e montato ad arte per la cassa mediatica. Ora che invece un suo cavallo di battaglia, Giuseppe Neri, viene toccato da pesanti indagini ed intercettazioni sconcertanti, latita non solo il famigerato giustizialismo, ma una qualsiasivoglia dichiarazione. “Meglio ha fatto il PD” conclude. Tornando al caso Falcomatà ed alle possibili tracce nei documenti amministrativi, Ripepi si propone di istituire una Commissione apposita – come suggerito da Minicuci – o di condurre le stesse ricerche all’interno del proprio ruolo di Commissario di Controllo e Garanzia. Sarebbe interessante capire poi – domanda il capogruppo di AP – se le stesse dinamiche di broglio che hanno inquinato le ultime comunali, si siano ripetute anche negli ultime elezioni europee. Gli scrutatori saranno stati gli stessi?
Cesare Minniti