Entrare in un qualsiasi borgo storico il 24 Dicembre ha un preciso significato, principalmente luce. Addobbi, presepe vivente, e via discorrendo.Questo il pensiero di un cronista che parcheggia la sua piccola utilitaria per scattare le solite foto: il Natale, gli alberelli, i vicoli affollati. Quelle quattro cose lì che, inserite nel contesto giusto, e diamine nessun contesto sarebbe migliore di Chianalea, rendano onore alla fama del posto e facciano entrare quattro soldi nelle tasche degli esercenti che eroicamente tentano di rimanere aperti al pubblico. Anche in inverno.
Entrare a Chianalea oggi è stato come fare un salto nel buio.Pochi o nessuno percorrevano i vicoli desolati di questo gioiello calabrese, dove la presenza piuttosto indiscreta di nessun alberello decorato da alcuna luce od altro minimo segnale natalizio farebbe calare il gelo fin dentro le interiora del più ottimista degli avventori. Giusto quattro gatti, spettinati, che ti spiano all’unico – eroico – bar aperto a fare luce nelle stradine drammaticamente buie.
Ci si domanda: ok Babbo Natalequest’anno avrà dato buca. Ma c’è un’amministrazione, in questi luoghi?
Chiacchero un pò con uno dei quattro esercenti superstiti. Si conviene che, pur non avendo soldi, il Comune (che quest’Estate, c’è da dire, ha preparato un’agenda ricca di eventi e spettacoli di tutto rispetto) avrebbe dovuto almeno dare un segnale d’allarme, dire: “gente, quest’anno non ci sono soldi, facciamo una colletta per salvare il salvabile?”
Il punto non è tanto il flusso di turisti, piuttosto esiguo ma destinato a rimanere tale se si dà l’immagine di un luogo desolato. Le immagini girano, e l’immagine che dovrebbe girare di questi posti a Natale dovrebbe essere quella di un presepe vivente. Scilla potrebbe attrarre visitatori tutto l’anno. Ma per farlo, non può permettersi il lusso di risultare fredda deserta e buia.