LAMEZIA TERME (CZ) – Tragedia familiare: padre uccide figlio e dopo si costituisce

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L’omicidio di Bruno Di Cello, trentenne con il sogno di diventare un modello, sarebbe maturato in un ambiente familiare segnato da frequenti litigi e continue richieste di denaro. A premere il grilletto è stato il padre, Francesco Di Cello, 64 anni, che ha sparato un solo colpo in pieno volto al figlio, uccidendolo sul colpo. L’uomo, subito dopo il delitto avvenuto nella zona di Marinella a Lamezia Terme, si è costituito spontaneamente ed è stato condotto nel carcere di Catanzaro. A suo carico pendono le accuse di omicidio, detenzione e porto illegale di un’arma clandestina, oltre che di ricettazione. Secondo quanto emerso dalle indagini condotte dal commissariato di Lamezia Terme, guidato da Antonio Turi, il gesto sarebbe il tragico epilogo di una situazione familiare logorante, caratterizzata da tensioni costanti e pressanti richieste economiche da parte del figlio. Il lungo interrogatorio cui è stato sottoposto il sessantaquattrenne si è protratto fino a tarda sera. La tragedia si è consumata nella mattinata di venerdì. Il corpo del giovane è stato scoperto in via Trani, nel quartiere Marinella, da un passante che ha immediatamente allertato il 118, ma per Bruno non c’era ormai più nulla da fare. Il fermo del padre è stato disposto dal sostituto procuratore della Repubblica di Lamezia Terme, Gualberto Buccarelli.

FONTE: Ansa

ROMBIOLO (VV) – Arrestati padre e figlio: spacciavano eroina sull’uscio di casa

Tre persone legate da vincoli familiari avevano organizzato un’attività di spaccio di eroina a Rombiolo. Due di loro – un uomo di 59 anni con precedenti penali e suo figlio di 23 anni – sono stati arrestati dai carabinieri della Compagnia di Tropea. L’arresto è avvenuto in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal gip del Tribunale di Vibo Valentia su richiesta della Procura. L’ordinanza è il risultato di un’indagine avviata nel giugno dell’anno scorso, che ha permesso di ricostruire un’attività di spaccio al dettaglio di eroina, venduta a clienti abituali direttamente sull’uscio di casa o tramite consegne in modalità “drive-in”. Gli investigatori hanno documentato circa 70 cessioni di droga e individuato diversi nascondigli utilizzati per occultare la sostanza stupefacente in attesa della vendita: un parco giochi, un’aiuola nei pressi di una chiesa e una pensilina della fermata dell’autobus, luoghi frequentati ogni giorno da cittadini ignari. I due arrestati sono stati condotti in carcere.

FONTE: Ansa

CATANZARO – Terrorismo: fermato cittadino tunisino presumibilmente collegato all’Isis, progettava un attentato in Italia

La Polizia di Stato, nella mattinata odierna, ha dato esecuzione ad un decreto di fermo di indiziato di delitto, emesso dalla Procura di Catanzaro, a carico di un cittadino tunisino, residente a Cosenza, sulla base della ritenuta sussistenza di gravi indizi in ordine al delitto di associazione di natura transnazionale, con finalità di terrorismo, denominata “ISIS”, con il ruolo di organizzatore.

Il fermo è stato eseguito in particolare dal personale della sezione Antiterrorismo della D.I.G.O.S della Questura di Catanzaro, unitamente a personale della DIGOS di Cosenza e della Direzione Centrale Polizia di Prevenzione – Servizio per il Contrasto dell’Estremismo e del Terrorismo Esterno.

Il soggetto fermato, che si professava Salafita – Takfira, era peraltro ricercato nel paese di origine per essere stato coinvolto in attività terroristiche e si era determinato al compimento nel prossimo futuro di un atto terroristico in Italia.

La complessa attività investigativa (che si è estrinsecata in attività tecnica, intercettazione telefonica ed ambientale), coordinata dalla Procura della Repubblica di Catanzaro, ha consentito di delineare  – nella fase delle indagini preliminari che necessita della successiva verifica processuale nel contraddittorio con la difesa – l’esistenza ed operatività di una struttura criminale idonea a mettere in opera atti terroristici, che svolgeva attività di proselitismo ed indottrinamento finalizzata ad inculcare una visione positiva del martirio per la causa islamica nonché attività di addestramento militare ed il cui obiettivo era quello di sovvertire gli ordinamenti statuali, soprattutto quelli relativi a Stati ove la popolazione è a maggioranza musulmana, tendendo a creare strutture teocratiche, dove i vertici dispongono che le leggi siano di derivazione divina e che le stesse debbano essere rigidamente osservate.

Oltre alla promozione di ideali di radicalismo religioso e all’avversione verso la popolazione ebraica, l’ambiente di vita in Italia e l’attività svolta dagli immigrati di fede islamica (documentate attraverso l’acquisizione di file inneggianti la Jihad, di filmati su attentati e scene di guerra, rivendicate dall’organizzazione terroristica, attraverso documenti illustrativi della preparazione di armi ed esplosivi, nonché attraverso la divulgazione di informazioni sulle modalità con cui raggiungere luoghi di combattimento e su come trasmettere in rete messaggi criptati), tra le attività criminali del sodalizio è emersa quella relativa all’immigrazione clandestina.

Le indagini hanno consentito di delineare la capacità dell’organizzazione di gestire il flusso migratorio clandestino dalla Tunisia all’Italia, sia per ciò che atteneva al materiale trasferimento degli immigrati clandestini sia perché la stessa disponeva di documenti falsi destinati a consentire la loro permanenza illegale in Italia, ancorché il viaggio clandestino di un “fratello”, ricercato dalle Autorità di quel paese, non si sia concretizzato per altri motivi.

Il procedimento attualmente pende nella fase delle indagini preliminari.