Grandissima vittoria. Un gruppo di coraggiosi senatori ha bloccato, forse per sempre, il ddlzan. Ha vinto la libertà di opinione, ha vinto la possibilità di non conformarsi al pensiero unico dominante,è stato distrutto il bavaglio anticristiano del reato di opinione costruito con arte mefistofelica e con la convincente scusa di difendere le discriminazioni di genere e di sesso ampiamente tutelate dal nostro ordinamento.
Anche l’unico Senatore omosessuale dichiarato di sinistra Tommaso Cerno,appartenente al Partito Democratico, ha detto: “sul merito non l’ho votata perché si tratta di una Legge medioevale che prevedeva un grottesco e sbagliato reato di opinione”.
La legge bavaglio è stata finalmente cassata dai valorosi senatori che hanno voluto dare,con determinazione, un taglio netto ad un lungo, complesso, articolato e a dir poco assurdo iter parlamentare.
Viene così bocciata la presunzione e l’arroganza di chi, infischiandosene dei diritti dei più deboli, voleva a tutti i costi istituzionalizzare la cosiddetta “teoria gender” legando e stringendo un bavaglio liberticida nei confronti dei cristiani e di tutti coloro che non condividono il pensiero unico dominante.
Se i promotori del ddl si fossero battuti veramente per prevenire reati basati sulla discriminazione di genere, la legge sarebbe stata approvata da tempo con l’unanimità dei consensi politici.
Non dimentichiamo che in città la quasi totalità delle associazioni, ascoltate in Commissione Pari Opportunità, aveva espresso fermo dissenso ad una legge concepita solo ed esclusivamente per avallare la teoria della “liquidità” di genere, che nega le fisiologiche differenze tra maschio e femmina a favore di una identità sessuale variabile e promiscua. Una proposta di legge che rischiava di far tornare la nostra nazione ai tempi delle inquisizioni e della dittatura del pensiero unico.
Adesso è il tempo di rilanciare il modello della specificità di genere affinché, sin dalla fanciullezza, ci sia chiarezza e certezza della propria identità e peculiarità sessuale. E’ il tempo di promuovere il naturale principio che la famiglia sia formata da padre, madre e figli senza mai discriminare alcuno ma combattendo tutti insieme per la libertà di pensiero e di azione nel manifestare la propria sessualità.
A Reggio Calabria,da circa sei anni, è stata approvata la mozione sulla famiglia naturale votata quasi all’unanimità dal Consiglio Comunale della quale, per come stabilisce la legge, si deve immediatamente dare attuazione agli indirizzi stabiliti dalla più alta assise della nostra città.
Il sindaco Falcomatà istituisca subito la giornata della festa della famiglia naturale e dia la possibilità ai cittadini di manifestare in libertà il proprio modello di società alla pari di chi, da anni, sfila nelle vie del centro durante il “gay pride”.
Con buona pace di Zan e dei suoi amici nazionali e locali, adesso bisogna lavorare per attuare le leggi già esistenti che puniscano i reati di violenza e discriminazione educando i nostri figli alla tolleranza, al rispetto del prossimo ed all’amore inclusivo cristiano.
Non è vero che non esiste un modello a cui ispirarsi per definire la cornice certa del vivere personale e sociale. Esiste e lo ha mostrato Gesù Cristo venendo al mondo. Il suo Regno è con noi ed è possibile fare sulla terra la volontà di Dio come è fatta nel cielo, così come ci insegna il Padre nostro, preghiera delle preghiere. Un confronto sereno e collaborativo è necessario subito con chi legittimamente la pensa in maniera diversa.