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Tratto in arresto il fondatore e Ceo di Telegram

Nella giornata di ieri, intorno alle ore 20,00, Pavel Durov, quarantenne di nazionalità russa, fondatore della piattaforma social di messaggistica istantanea “Telegram”, è stato tratto in arresto in Francia, subito dopo l’atterraggio del suo aereo privato sulla pista dell’aeroporto di Bourget, nella periferia di Parigi. L’arresto del predetto è scaturito a seguito di attività investigativa svolta dall’ufficio nazionale antifrode francese, che lo ha ritenuto, a causa dell’anzidetta applicazione, complice nella perpetrazione di gravi fattispecie delittuose, fra le quali: terrorismo, traffico di sostanze stupefacenti, pedopornografia, riciclaggio e altro. In passato, il Durov aveva opposto un netto rifiuto a porre qualsiasi tipo di moderazione e controllo sull’attività della piattaforma, dichiarando altresì che, l’app doveva rimanere una piattaforma neutrale, senza alcuna influenza geopolitica, circostanza che ha attirato l’attenzione degli inquirenti francesi.
Al momento, non si conoscono, possibili conseguenze sul suo funzionamento: se si dovrà alla fine cedere e inserire maggiori controlli sui contenuti che veicola o se può andare incontro a possibili blocchi. Di certo c’è che l’arresto di Durov si traduce nella necessità, per i creatori di piattaforme e dispositivi tecnologici, di riflettere sulle proprie responsabilità. E sui possibili effetti che quell’app, quel telefono o quel portale possono portare alla società intera. Anche se, al momento, sicurezza del gruppo e privacy del singolo sono ancora due concetti che spesso vanno in antitesi. Il caso forse più clamoroso, in questo senso, si è verificato nel 2016, quando Apple si è rifiutata di collaborare con l’Fbi per dare accesso ai dati contenuti nell’iPhone di un attentatore che aveva ucciso 12 persone a San Bernardino. La tutela della informazioni che gli utenti salvano sui propri dispositivi, per Cupertino, era sacra. E neanche un’indagine per pluri-omicidio era abbastanza importante da creare un precedente che veniva definito «pericoloso».Oggi, non a caso, in difesa di Durov, si muove un altro imprenditore che si auto-celebra come difensore della libertà di espressione online a tutti i costi e che ha eliminato quasi ogni forma di moderazione sul social che gestisce, X: Elon Musk ha scritto, «POV: è il 2030 e in Europa si viene giustiziati per aver apprezzato un mese». Lui stesso, e i suo social, sono sotto stretta sorveglianza delle autorità europee. In data odierna, l’arrestato comparirà dinanzi ad un giudice transalpino per gli adempimenti successivi.

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