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Violenza e tifo: ennesima tragedia annunciata. Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani esprime sdegno e profondo dolore per l’uccisione del giovane Riccardo Claris

Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani esprime sgomento e indignazione per l’ennesimo episodio di violenza che ha insanguinato le strade del nostro Paese: nella notte tra il 3 e il 4 maggio, a Bergamo, Riccardo Claris, 26 anni, è stato brutalmente ucciso con una coltellata al culmine di una rissa tra tifosi dell’Atalanta e dell’Inter, scoppiata in un bar di Borgo Santa Caterina. Arrestato per l’omicidio un giovane di appena 19 anni, appartenente al gruppo rivale.

Secondo le prime ricostruzioni, l’alterco tra i due gruppi è degenerato rapidamente, fino al tragico epilogo nei pressi dell’abitazione della vittima, in via Ghirardelli. La lama e il manico del coltello in ceramica utilizzato per l’aggressione sono stati rinvenuti poco distanti dal corpo.

Questo episodio rappresenta purtroppo solo l’ultimo di una lunga serie di eventi violenti che stanno macchiando sempre più frequentemente il panorama giovanile italiano, spesso legato al tifo calcistico, ma radicato in un malessere sociale e culturale ben più profondo.

Dal gennaio 2025 si contano già numerosi episodi che testimoniano un’escalation preoccupante:

  • Milano, 18 gennaio: un giovane di 22 anni ferito gravemente con un coltello all’esterno dello stadio San Siro dopo una partita di Coppa Italia tra Milan e Roma.
  • Napoli, 9 febbraio: accoltellamento in Piazza Garibaldi tra tifoserie rivali in seguito a un acceso diverbio per motivi calcistici. Due feriti, entrambi minorenni.
  • Torino, 3 marzo: violenta rissa tra ultras del Torino e della Juventus. Tre arresti e un giovane ricoverato in prognosi riservata per trauma cranico.
  • Palermo, 20 aprile: aggressione a sfondo sportivo nei pressi di un pub durante il derby siciliano, con un giovane ventenne colpito alla schiena con un oggetto contundente.

Il Coordinamento si interroga con forza su quale messaggio stiamo trasmettendo alle giovani generazioni e su quale tipo di società stiamo contribuendo a costruire, se questi episodi continuano a essere derubricati a “fatti di cronaca” e non affrontati con il giusto peso educativo e istituzionale.

È necessario rafforzare l’educazione ai diritti umani, alla legalità e alla nonviolenza, inserendola stabilmente nei percorsi scolastici, a partire dalle scuole secondarie di primo grado, con momenti strutturati di riflessione, dialogo e confronto.

Chiediamo alle istituzioni scolastiche, sportive e governative un’azione sinergica e concreta per fermare questa deriva. Il tifo non può e non deve mai essere pretesto per la violenza. Le curve degli stadi devono tornare a essere luoghi di passione e condivisione, non arene di odio.

La memoria di Riccardo e di tutte le vittime della violenza giovanile e sportiva deve spingerci a un deciso cambio di rotta. Perché nessun ragazzo debba più perdere la vita per una maglia o per un diverbio. Perché il futuro dei nostri giovani merita di essere protetto, non sepolto.

 

Prof. Romano Pesavento

Presidente CNDDU

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